MERLO: SAN FRANCESCO NON "PARAVENTO" PER "FARSI GIUSTI"
L'impegno comune dovrebbe essere di opporsi alle strumentalizzazioni nei confronti del santo di Assisi
Si avvicina la festa di san Francesco. Sono passati quasi otto secoli da quando papa Gregorio IX iscrisse frate Francesco d'Assisi nel catalogo dei santi. Otto secoli non sono pochi e per noi è persino molto difficile immaginare la realtà degli individui nella "società cristiana" degli inizi del Duecento. Eppure, il 4 ottobre in quanto ricordo cronologico della morte (del "transito" dalla vita su questa terra alla vita eterna) del Poverello continua a suscitare interesse non tanto per il passato, quanto per il nostro presente. A tale livello del discorso i problemi si affollano e conducono al "problema frate-san Francesco". Insomma, si è di fronte ad antichi dilemmi rispetto al "Francesco in sé" e al "Francesco per noi". Ognuno di noi si rapporta con le domande intorno alla propria vita e al proprio destino ultraterreno attraverso una figura che si è prestata e si presta a molteplici interpretazioni, utilizzazioni, manipolazioni, strumentalizzazioni. Perciò, il 4 ottobre 2016 potrebbe essere un'occasione importante per iniziare un percorso di conoscenza: chi è Francesco in sé? Possiamo conoscerlo? Perché è decisivo conoscerlo? Come possiamo conoscerlo? Ma la domanda preliminare e fondamentale è: vogliamo davvero conoscerlo? La conoscenza del "Francesco in sé", non impedisce comunque che continuino forme di devozione e ammirazione verso un uomo che, tanti secoli fa, ha rinnovato e rivissuto il cristianesimo in tutta la sua totalità, grandezza e drammaticità: arrivando al dolore della crocifissione e alla compiutezza dell'obbedienza alla volontà del Padre che sta nei cieli.
L'impegno comune dovrebbe essere di opporsi alle strumentalizzazioni nei confronti di san Francesco, da qualunque parte esse provengano e qualsiasi finalità esse abbiano. Nessuno ha il diritto di impadronirsi del passato che è patrimonio, talvolta, doloroso di tutti. Frate-san Francesco è un patrimonio dell'umanità: non è un "paravento" da utilizzare per "farsi belli e giusti", anche se nel passato e nel presente non pochi hanno fatto e fanno questa operazione bassamente strumentale. Ciò vale in larga parte anche per il momento in cui, il 18 giugno 1939, papa Pio XII lo proclamava, insieme a santa Caterina da Siena, patrono d'Italia. In quella circostanza egli veniva definito "il più santo degli Italiani, il più italiano dei santi". Italiano? Non occorrono molte parole per sottolineare come la santità francescana in questo modo venisse e venga svilita: la santità cristiana di per sé è universale, tanto più quella di Francesco non può certo essere rinchiusa e rimpicciolita nei ristretti ambiti di una nazione o di una cultura. La santità è universale perché la Buona Novella è universale, è un annuncio di salvezza per tutti i popoli della terra. San Francesco fu proclamato patrono d'Italia quando stava per iniziare la tragedia della seconda guerra mondiale. L'autore del Cantico di frate Sole, una splendida preghiera di pacificazione cosmica, veniva proiettato in una dimensione potenzialmente strumentale che era lontana anni luce dai caratteri della sua straordinaria testimonianza cristiana.
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