La Lampada di San Francesco

All’architetto Ugo Tarchi fu affidato il compito di disegnare una lampada votiva e nei primi giorni del settembre 1937, inviò al padre Generale il disegno della lampada, con una dettagliata descrizione:
“La lampada votiva, di m. 1,20 di altezza, e tutta in bronzo lucido ed argento. L’asse centrale, forgiato a croce, s’innalza dal centro della tazza che, nella sua forma semisferica simboleggia il mondo. In alto, la turrita corona d’Italia reca, nei quattro scudetti, lo stemma di casa Savoia, il Fascio Littorio, la Lupa Romana e lo stemma della città di Assisi. Sull’orlo della coppa staccano contro il fondo luminoso dell’alabastro le parole del verso dantesco: Altro non è che di suo lume un raggio. Al di sotto della coppa la frase dedicatoria: I Comuni d’Italia al Santo. Al di sopra della tazza, tre colombe d’argento sostengono col becco una corona di ulivo, sovrano e universale simbolo di pace”.

L’ACCENSIONE DELLA LAMPADA VOTIVA IN ASSISI

Il 4 ottobre d’ogni anno la Basilica di San Francesco in Assisi diviene il cuore pulsante di tutta la Nazione italiana. Alla presenza di gran folla di fedeli e di alte personalità della gerarchia ecclesiastica e dello Stato, il Sindaco del capoluogo d’una regione scelta a turno a rappresentare la Patria, riaccende la Lampada votiva che rischiara la cripta dove riposano le spoglie mortali del Poverello di Dio.
Per un intero anno la Lampada arderà con l’olio offerto, a nome di tutti gli italiani, dagli abitanti di quella regione.
La suggestiva cerimonia si ripete dal 4 ottobre 1939. In quell’anno, mentre Pio XII proclamava Francesco d’Assisi patrono primario d’Italia (18 giugno), i Comuni della Nazione offrivano al loro celeste Patrono l’artistica Lampada alla cui coppa gira tutt’intorno il verso dantesco Altro non è che di suo lume un raggio (Par. XXVI,33). Il linguaggio del Divin Poeta mette bene in evidenza il simbolismo che si è voluto dare alla Lampada e alla cerimonia nella sua annuale riaccensione: l’Italia tutta ravvisa nel Poverello di Dio il mistico «sole» che, levatosi ad Assisi come da «oriente» (Par. XI, 50-54), spande ovunque sulla terra i potenti raggi della sua luce spirituale di cui quella Lampada non è che un segno d’un tenue bagliore.
Ogni anno, perciò, nella regione italiana che si reca in Assisi a offrire l’olio per la Lampada votiva, è tutta l’anima della Nazione che vibra e si china riverente e grata al tutto serafico in ardore (Par. XI,37) che il mondo intero scosse e illuminò con l’esemplarità della sua vita evangelica e con il suo messaggio di amore e di fratellanza universale.

LA LUCE DISCRETA

Nella penombra della Tomba di Francesco, l’innamorato di Cristo, si vede ardere per tutto l’anno una piccola luce. Non è invadente, ma discreta: molti neppure la notano, ma non è fatta per attirare l’attenzione. È la lampada votiva alimentata dall’olio che i Comuni d’Italia offrono annualmente per il tramite di quella Regione che a turno li rappresenta in occasione della festa del Santo, il 4 ottobre. Una luce per essere lì, almeno col desiderio, in preghiera. Per dire a Francesco: insegnaci la tua povertà, insegnaci a vedere un fratello in chi ci circonda.