Le visite dei pontefici
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Il vescovo lefebvriano Richard Williamson ci riprova. Alla vigilia dell'incontro interreligioso convocato ad Assisi da papa Benedetto XVI – dove è già in forse la partecipazione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – e mentre la congregazione di cui fa parte, la Fraternità Sacerdotale San Pio X, discute se accettare la proposta di conciliazione arrivata dal Vaticano, il prelato tradizionalista torna a farsi vivo e se la prende con uno dei suoi bersagli di sempre: gli ebrei.
Sono colpevoli di “deicidio” e “continuano ad agire, collettivamente, come nemici del vero Messia”, scrive nell'ultima edizione della sua newsletter settimanale, gli Eleison Comments. “Come può il papa abbandonare queste verità così antiche?”, si chiede il presule lefebvriano.
Monsignor Williamson – ex-anglicano inglese convertitosi al cattolicesimo e ordinato vescovo da monsignor Marcel Lefebvre insieme ad altri tre confratelli nel 1988, un atto scismatico sanzionato da papa Giovanni Paolo II con la scomunica – salì agli onori delle cronache nel gennaio del 2009, quando la tv svedese SVT mandò in onda una sua intervista in cui, tra l'altro, negava l'esistenza delle camere a gas e la morte di sei milioni di ebrei durante la Shoah.
Le sue parole assunsero notorietà mondiale perché proprio in quei giorni papa Benedetto XVI, mosso dalla volontà di sanare lo scisma di monsignor Lefebvre, aveva deciso di revocare la scomunica inflitta ai quattro vescovi tradizionalisti, monsignor Williamson compreso. Ne nacque una crisi diplomatica mondiale e una ferita nei rapporti con quelli che gli ultimi due papi hanno chiamato i “fratelli maggiori” dei cristiani che si deve ancora rimarginare del tutto.
All'origine del nuovo attacco di monsignor Williamson c'è quanto scritto da papa Benedetto XVI nel suo libro “Luce del mondo”: che gli ebrei non possono essere ritenuti responsabili di 'deicidio', ovvero della morte di Gesù in croce. Parole che il vescovo lefebvriano accoppia con quelle della Conferenza episcopale statunitense, il cui responsabile per il dialogo ecumenico, padre James Massa, lo scorso 17 maggio ha ricordato http://nccbuscc.org/comm/archives/2011/11-109.shtmlche chi muove questa accusa contro gli ebrei, in qualsiasi momento della storia, si pone automaticamente al di fuori della Chiesa cattolica.
Per Williamson, prima di tutto, la morte di Gesù in croce è stato veramente un “deicidio”, perché in Gesù è stata uccisa “la seconda persona di Dio”, quindi “è stato ucciso Dio”.
Poi, anche se Gesù è morto in croce per salvare tutta l'umanità, “solo gli ebrei (capi e popolo) furono gli agenti primari del deicidio perché è chiaro dai Vangeli che il gentile più coinvolto, Ponzio Pilato, non avrebbe mai condannato Gesù” se gli ebrei non ne avessero chiesto il “sangue”.
Infine, secondo il vescovo lefebvriano, almeno un papa moderno, Leone XIII, ha esplicitamente affermato la “solidarietà” tra gli ebrei “che chiedono a gran voce l'uccisione di Gesù” e gli ebrei di oggi, nell'atto di consacrazione del mondo al sacro cuore di Gesù, con l'enciclica Annum Sacrum del 1899.
Ma questa “continuità”, secondo Williamson, è condivisa dagli stessi ebrei di oggi che non a caso “reclamano per sé la terra di Palestina perché data loro di diritto dal Dio dell'Antico Testamento”. “C'è mai stato un popolo-razza-nazione sulla faccia della terra – si chiede il presule lebfvriano – che si sia auto-identificato come identico nel corso dei secoli?”.
Gli ebrei avrebbero rifiutato “collettivamente” di riconoscere Gesù come messia e “collettivamente, il che vuol dire che ci sono sempre delle nobili eccezioni, sono rimasti fedeli a quel rifiuto, così che hanno cambiato la loro religione da quella di Abramo e Mosè del Vecchio Testamento a quella di Anna e Caifa e del Talmud”. “Come può il papa abbandonare queste verità così antiche?”, si chiede in conclusione il presule lefebvriano.
Anche se le posizioni di Williamson sono estreme anche all'interno del mondo tradizionalista, non sono certo isolate anche all'interno della stessa comunità lefebvriana. Appena un mese fa, il superiore della provincia francese della Fraternità San Pio X, abate Regis de Cacqueray, aveva ripetuto l'accusa di 'deicidio' contro gli ebrei in un documento di condanna del prossimo incontro interreligioso di Assisi. “Come immaginarsi che Dio si compiacerà delle preghiere degli ebrei fedeli ai loro padri che hanno crocifisso suo figlio e negano il Dio trinitario'?”, aveva scritto il superiore lefevbriano.(Vatican Insider)
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