francescanesimo

Elia, un frate servitore di 'due padroni': Erede di Francesco, amico di Federico II

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

San Francesco sta morendo e le sue ultime parole, almeno nella biografia di Tommaso da Celano, sono riservate al vicario generale dell'ordine che aveva fondato. Lui, frate Elia da Cortona. Il suo erede, vicinissimo a Chiara e al santo fino alla fine

«TI BENEDICO o figlio, in tutto e per tutto»: San Francesco sta morendo e le sue ultime parole, almeno nella biografia di Tommaso da Celano, sono riservate al vicario generale dell'ordine che aveva fondato. Lui, frate Elia da Cortona. Il suo erede, vicinissimo a Chiara e al santo fino alla fine, pochi mesi prima della morte lo aveva portato con sè alle Celle. E e al tempo stesso un personaggio poliedrico, che nei secoli ha affollato le pagine dei libri, le leggende e di recente perfino il grande schermo. L'ultimo film sul santo,

protagonista Elio Germano, racconta Elia come una sorta di alter ego del poverello: di qua lo spirito e di là l'attenzione politica, di qua la semplicità e di là un architetto e uno scienziato prestato alla chiesa. Ricostruzioni che si inseguono ma che certo hanno sullo sfondo una figura straordinaria. Elia architetto lo era davvero. Per questo promosse la costruzione della basilica di S. Francesco ad Assisi, dov'era nato a dispetto della città alla quale il nome oltre che la vitalo avrebbero legato. Per questo avrebbe portato al traguardo la grande chiesa di San Francesco a Cortona. Viene completata nel 1253: non fa in tempo a vederne il campanile e la cripta, ma ad ammirarla sì, prima di morire il 22 aprile di quello stesso anno. Elia e Francesco. E in controluce gli anni, lunghi anni, in cui la storia d'Italia vive sul filo della lotta tra il Papato e l'Impero. E' lo scenario nel quale nasce il movimento francescano. Ed Elia sembra emergere come una sorta di elastico tra due realtà che si cercano o si sfidano in tempo reale. Affascinato dalla capacità di innovazione del santo. Lontano dalla olografia più banale. Non era un fraticelllo con la veste strappata, non

era in balìa di ogni soffio di vento come certe figure di Norberto. Era solido e un organizzatore implacabile e meticoloso. Partito dagli studi giuridici, che aveva completato prima di seguire con entusiasmo Francesco.

Con forti conoscenze sul fronte dell'architettura e perfino, anche se su questo la bibliografia si divide, su quello dell'alchimia. UN CARATTERE spigoloso, e in questo il film appena uscito lo rappresenta bene, ma di certo mai incline al suicidio, come invece il racconto cinematografico gli attribuisce. A Francesco succede come secondo ministro generale, dal 1232 al 1239, gli stessi anni nei quali lancia la costruzione della basilica inferiore di Assisi. Anni travagliati. Non era sacerdote e quindi in quanto tale favoriva l'ingresso dei laici nell'ordine: un motivo sufficiente allora, e forse lo sarebbe ancora oggi a 50 anni dal Concilio, e certo ieri per sollevargli intorno una bufera. Guidata da fra' Salimbene de Adam, frate minore, seguace di Gioacchino da Fiore. Tremava all'idea di una laicizzazione dell'ordine. Da lui i primi soffi che portano all'estromissione di Elia dall'ordine. E' a quel punto che, fedele a se stesso ma con un procedimento visti i tempi a ritmo di pendolo, si avvicina a Federico II di Svevia. GLI STORICI A LUI meno favorevoli raccontano che si conoscessero in segreto da anni. Di certo c'è un contatto sicuro nel 1235: indovinate dove? Proprio a Cortona. Lì dove intanto Elia si era definitivamente stabilito. Lì si era fatto costruire una casa, probabilmente seguita passo passo come aveva e avrebbe fatto con le grandi chiese. E traccia di quella casa è rimasta negli atti, c'è un documento in cartapecora conservato nell'Archivio della Cattedrale.

L'avvicinamento all'imperatore fu decisivo nella scomunica che gli piombò addosso da Papa Gregorio IX? Quasi certamente sì. E fu la spinta per lui a virare, spostarsi per qualche anno completamente a fianco di Federico II. Sicuramente con una serie di incarichi diplomatici, nei posti più sperduti del mondo allora conosciuto. Probabilmente essendo anche l'ispiratore delle repliche alla fama di eretico che intanto dal Vaticano si alzava nei confronti dell'imperatore. Un lavoro in parte sotto i riflettori e in parte invisibile, che si

spezza quando il seguace di Francesco decide di ritirarsi definitivamente a Cortona, nei mesi della morte di Federico II. Mentre da Roma arrivata la sospirata riabilitazione, in un altro movimento di quel pendolo che aveva scandito tutta la sua vita. Dandogli la serenità, già oltre i 70 anni, di gettare le ultime forze nel completamento della grande chiesa di San Francesco. Che vide, sia pur senza campanile e cripta. E' qui che lasciò una delle sue rarissime firme: un volto di uomo, in un capitello della volta a crociera absidale, proprio sul pilastro che unisce la chiesa al convento di San Francesco. Quasi la fotocopia di quella che aveva tratteggiato Giunta Pisano ad Assisi. Austero, lo sguardo penetrante, i lineamenti marcati, il saio sulle spalle, le rughe profonde di una vita vissuta nel pendolo tra i mondi più lontani.

NEL FILM «Il sogno di Francesco» con Elio Germano è il vero alter ego del poverello QUASI l'unica immagine rimasta: tratteggiata ad Assisi da Giunta e poi riproposta a Cortona I LEGAMI

Le tracce della casa

QUANDO decise di stabilirsi definitivamente a Cortona lo fece facendosi costruire una casa. E di quella

casa è rimasta la traccia nell'archivio della Cattedrale di Arezzo, un documento in cartapecora.

La chiesa finita

IL SUO ULTIMO obiettivo era stato proprio la costruzione della chiesa di San Francesco a Cortona. Ne

vede il completamento con la sola eccezione del campanile e della cripta poco prima di morire.

LE FONTI più accreditate ritengono che l'incontro decisivo con Federico II sia avvenuto a Cortona nel 1235. LA NAZIONE - AREZZO

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