I Colori della Fede, Benedetto e Francesco
I nomi Benedetto e Francesco rimandano oggi al Papa emerito Benedetto XVI e all’attuale suo successore Papa Francesco. Ritengo interessante ricordare i due santi giganti umbri di cui hanno adottato il nome per gettare luce sulla diversitá del loro approccio al ruolo petrino di guidare il popolo cristiano. L’11 Luglio segna annualmente la festa liturgica di San Benedetto da Norcia mentre il giorno 16 ricorre l’anniversario della canonizzazione di Francesco d’Assisi.
L’intento di accostare i due Papi e loro Santi ispiratori segue il fatto che ieri e oggi i due giganti santi umbri, fondatori di due tipi di spiritualitá dall’impatto storico religioso e civile enorme, sono stati spesso messi a scontro anziché a incontro o a complemento l’uno con l’altro! I loro diversi progetti di vita sono stati ambedue canonizzati: offerti cioè a tutta la cristianitá quale norma evangelicamente autentica e sicura da seguire nel cammino sulla via del Regno!
A proposito di diversa visione della Vita: di ritorno dal recente pellegrinaggio in Armenia (26.6.2016), alla domanda di un giornalista che riflette tale differenza di stile e agire anche tra il Papa emerito Benedetto XVI e Papa Francesco, questi ha cosí risposto: “Benedetto XVI è il Papa emerito, non il secondo papa; c’è un solo Papa. Ho sentito che Benedetto ha cacciato chi andava a trovarlo per lamentarsi del Papa nuovo. Per me Benedetto è il saggio nonno di casa” (Corriere della Sera, 27.6.2016). Ancora: in un libro-intervista di P. Seewald che uscira a Settembre, il papa emerito respinge la critica di chi lo definisce pastore troppo “accademico” e “restauratore in ambito liturgico”. Ammette poi di essere stato “sorpreso” del nome di Papa Francesco e accenna sia a ció che lo accomuna a lui sia a ció che lo differenzia da lui” (La Stampa-Vatican Insider, 1.7.2016).
Ma veniamo ai due santi omonimi ispiratori delle due loro divergenti visioni spirituali-pastorali. Nel travagliato momento capitolare (1222) presieduto dal cardinale “protettore e correttore della fraternitá” Ugo di Segni allorche Francesco e frati vollero darsi una definitiva Regola di Vita, a chi suggeriva piste calcanti Regole monastiche gia esistenti, Francesco d’Assisi ebbe a reagire con decisione: “Fratelli miei non voglio che mi nominiate altre regole, né quella di Sant’Agostino, né quella di San Bernardo o di San Benedetto (…). Stupí il cardinale a queste parole e non disse nulla, e tutti i frati furono pervasi datimore” (FF 1564).
Anche se per vari aspetti Francesco d’Assisi e Benedetto da Norcia si trovano d’accordo sull’aderenza alla norma liturgica romana, quando si tratta della valenza gerarchica delle feste, il monachesimo benedettino riterrá l’Ascensione quale “Festa delle feste” mentre Francesco opta per il Natale-Incarnazione (FF 787). La Chiesa non proibisce a Francesco e suoi frati di equipararli applicando per entrambi il salmo 117: “Questo è il Giorno fatto dal Signore” (FF 292/303).
Giá i santi Padri traducevano l’evangelico “Io sono la luce del mondo” in “Io sono il giorno della Salvezza”, dalla Nascita all’Ascensione gloriosa!
Nel 1223 Francesco ebbe confermata la “sua” Regola di vita in cui il modello domestico-familiare (FF 91.136-8) prevale su quello della tradizione cenobitica e monastico-claustrale. Ama essere chiamato marianamente chioccia/madre in quanto “i suoi figli, con e come Gesú sono nati da una Donna povera per opera dello Spirito santo” (Mt 23:37; FF 1477.1064).
Rifiuta di chiamare i custodi o guardiani dei frati con il titolo di “Abate-Padre” o “Priore” preferendogli quello di “ che lava i piedi”, piú in sintonia con il principio-minoritá a lui tanto caro e ispirante le sue dirompenti scelte socio-religiose (FF 23.61).
Il modello del frate predicatore del Regno, apostolo itinerante sulle strade del mondo divenuto unico chiostro-casa (FF 2022.98.107) permette anche alla prospettiva della “stabilitas in fide” (ivi) di prevalere in futuro su quella della “stabilitas in loco” feudalmente troppo legata al terreno appropriatosi dai monaci. Abbattitore di muri, Francesco apre la Chiesa e gli Ordini religiosi nuovi al vasto orizzonte missionario (FF 68-71). Straordinariamente apostolica è l’immagine di Francesco che, raggiunto il numero di otto compagni, in un crocevia sotto Assisi, li manda due a due verso nord, sud, est e ovest del mondo (FF 368). La nuova, maggiore mobilitá pellegrina e militare-cavalleresca del suo tempo che riflette piú il Verbo Evangelico “nato in via” e che “non ha dove posare il capo” (FF 303) permette al suo genio creativo di coniare perfino una beatitudine per i frati che vivono con la gente “lungo le strade” (FF 30.26). “Sono cittadino del mondo”, dirá fiero Marco Polo che dopo il 1271 raggiunge l’estremo Oriente anche grazie alla Storia dei Mongoli di fra Giovanni di Pian di Carpine [oggi Magione], servendosi delle sue tracce e carte stradali (via della seta).
Studente a Roma e disgustato della vita mondana della cittá-babilonia, Benedetto ne fugge nelle alte grotte di Subiaco e Cassino… Francesco affronta il mondo visto come unica casa-chiostro per frati, chierici e popolo laico ispirato dalla preghiera di Cristo: “Non ti prego, Padre, di toglierli dal mondo ma di salvarli dal Maligno” (Gv 17,15). La “fuga mundi” monastica acquista per Francesco un nuovo senso, meno introverso-piú estroverso: la sposa con l’”Andate” apostolico (Mt 28,19) che fa del proprio corpo una “cella/tenda” mobile (FF 1659). Perfino Chiara, fuggita di casa e vissuta nel chiuso di San Damiano ebbe a coltivare la nostalgia dell’aperto campo missionario (FF 3029).
Diversi ma non avversari! Questo adagio di origine patristica insieme al principio di complementarietá vanno sempre richiamati quando tra umani non si vuole fare della diversita un’occasione di conflitto e scomunica reciproca. Un punto di concordia-discordanza ad Assisi tra i due carismi va ricordato allorché Francesco - con il riconoscimento definitivo dell’Ordine (1223) - è stato costretto a fissare una sede sociale giuridico-liturgica della fraternita: al rifiuto dei canonici e del vescovo di Assisi di offrirgli un punto fisso di appoggio, egli si rivolse al monastero benedettino del Monte Subasio: i monaci gli “prestarono” la cappella della Porziuncola permettendo al Santo di poter lasciare l’ormai insicuro, precario Rivotorto. L’incontro tra Francesco e i figli di Benedetto ad Assisi segnerá, scuoterá in profonditá l’anima dello stesso Poverello che se da una parte smonta furioso lo sviluppo edile della “piccola porzione”, dall’altra esclude che i frati la possano in alcun modo lasciarla, rinforzando ora con ció stesso lo statuto della stabilitá sul luogo (FF 398.503.643). Le leggende di fondazione possono solo lenire il dolore del compromesso, certo non annullarne l’esistenza reale!
Benedetto di Norcia e Francesco d’Assisi – Benedetto XVI Papa emerito e Papa Francesco: due carismi evangelici/ecclesiali diversi per dare anima a tempi spiritualmente senescenti, per energizzare il cristianesimo e immunizzarlo contro il disorientamento e la decadenza. Sono innesti di Dio Agricoltore divino nell’albero del Regno.
Forse l’immagine in grado di testimoniare meglio la dimensione complementare del pensiero e dell’azione rigenerativa dei due riformatori umbri é quella liturgicamente suggestiva della loro morte. Nell’approssimarsi del passaggio nell’aldilá di Dio, Benedetto da Norcia ebbe a chiedere ai suoi monaci l’ultimo atto di cortesia: vestirlo con la cogolla migliore e tenerlo in piedi fino al trapasso o venuta del Re: “È opportuno che l’imperatore muoia in piedi!”, diceva un motto attribuito a Tito Vespasiano. Nell’approssimarsi di sorella morte, pensando al Crocifisso deposto dalla croce, Francesco invece chiede ai suoi di spogliarlo e stenderlo sulla nuda terra. Le due contrastanti immagini fondono geometricamente insieme le istanze verticale e orizzontale dell’Amore Crocifisso per tutti: l’altezza-profonditá / l’ampiezza-lunghezza (Ef 3,17). Esse rimandano all’opera restauratrice della societá cristiana e civile del loro tempo, da ambedue i santi architetti pastoralmente amata nell’unico segno salvifico della Croce (ICor 3:10; FF 1103).
Fra Pasquale Magro, ofm conv.
Convento San Francesco d’Assisi
Valletta - 25.7.2016
Festa dell’Apostolo S. Giacomo
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