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Campanella (Tele Radio Padre Pio): Comunicare la comunione con Dio

Antonio Tarallo Tele Radio Padre Pio
Pubblicato il 12-03-2021

Il mezzo televisivo come strumento della Chiesa

Poniamoci di fronte a queste due immense figure di santità: Padre Pio e Leopoldo Mandic.  Due confessori, per eccellenza. Siamo in periodo di Quaresima e il Pontefice - in più occasioni - ha messo in evidenza l'importanza del Sacramento della Riconciliazione. Come affrontavano i due santi questo Sacramento? Qual era il loro sentimento? 

I due santi hanno percorso il proprio cammino terreno nella missione di portare salute spirituale ai loro penitenti: lo hanno fatto ciascuno a proprio modo. Entrambi, hanno speso la loro vita nel confessionale. Di San Leopoldo Mandic si parla di dodici ore al giorno. Per Padre Pio di ben sedici ore. Da fonti non ufficiali, sappiamo che arrivò anche a diciotto ore al giorno.  Potremmo considerare entrambi come “martiri del confessionale”.  Mandic, lo sappiamo bene, era un confessore che difficilmente negava l’assoluzione. Tanto è vero che in punto di morte disse di essersi pentito dei pochissimi casi in cui fu più ferreo tanto da fargli dire, rivolto a Dio: «Padrone benedetto, questo cattivo esempio me l’avete dato Voi, morendo sulla croce per le anime, mosso dalla vostra infinita carità». Padre Pio in alcuni casi negava l'assoluzione mandando via i penitenti in malo modo. L’assoluzione veniva però negata - bisogna precisarlo -  perché il carisma di poter scrutare i cuori gli permetteva di accorgersi quando il penitente era veramente pentito oppure quando aveva intenzioni diverse da quella di cambiare vita. Si conoscono tanti episodi di “falsi penitenti” che si inginocchiavano davanti al santo solo per parlargli, chiedere la sua intercessione o, addirittura, i numeri a lotto da giocare! Padre Pio non voleva che, in tal modo, si profanasse il sacramento della Riconciliazione. Il suo fine era quello di portare le anime al Signore. Come padre Leopoldo, voleva che i penitenti tornassero a Dio!

Passiamo al termine: “salute spirituale”. E’ un termine che ultimamente - possiamo ben dire - sta divenendo “accessorio”: non pensa che ci stiamo concentrando solamente su quella “del corpo”? Ovviamente senza dimenticare la sua importanza. 

Ho scritto di recente un instant book sull'esperienza di Padre Pio e la “spagnola” del 1918, la cui evoluzione è stata molto simile a quella del covid-19. Padre Pio rimase circa un mese e mezzo a letto per quella pandemia. Da una parte è importante sottolineare la sofferenza della malattia vissuta personalmente, ma dall'altra parte - similmente - non possiamo non ricordare il suo impegno nel consolare e pregare per la guarigione di alcune sue figlie spirituali di San Giovanni Rotondo. Tra l’altro ha dovuto piangere il dolore di un nipotino di soli 4 anni e della sorella di soli 29 anni che morirono proprio di spagnola a distanza di quattro giorni l’una dall’altro. Bisogna precisare che Padre Pio aveva fatto voto di pregare solo per gli altri e non per sé o per gli affetti più cari. «Dobbiamo accettare la volontà di Dio», diceva. Ma non fece mancare il suo conforto alla sorella in punto di morte, che prima di spirare ebbe una visione: Padre Pio e il figlioletto morto pochi giorni prima, attorniati da una schiera di angeli, al suo capezzale, per portarla in Paradiso.  Questo ci insegna che dobbiamo pregare per la salute nostra e delle persone che ci stanno più a cuore, ma dobbiamo anche accogliere - come faceva il Santo di Pietrelcina - la volontà di Dio, pienamente.

Comunicazione e Comunione. La comunicazione televisiva può essere un mezzo per spingere, invogliare i fedeli al Sacramento della Riconciliazione?

Dall’Epistolario di Padre Pio emerge come egli stesso attirava i fedeli verso il confessionale. Era un sacerdote che faceva fruttificare i suoi carismi. Ma aveva sempre ben in mente l’idea di essere strumento e null’altro. Per esempio, quando i fedeli andavano da lui per ringraziarlo per una grazia ricevuta, diceva: «Andate a ringraziare Gesù e la Madonna. Loro vi hanno concesso il miracolo. Io sono solo un povero frate che prega», facendo capire che era la via di Gesù, dei sacramenti, quella da percorrere. Analogamente, la missione di Padre Pio Tv è quella di far arrivare ai telespettatori il messaggio del Vangelo. La nostra è una televisione che si sente e deve sforzarsi di essere, come Padre Pio, uno strumento per orientare lo sguardo degli uomini verso Dio.

Quest'anno - a differenza dell'anno scorso in piena pandemia, che era coincisa con la Quaresima - abbiamo la grazia del poterci riconciliare con Dio. Qual è la sua impressione in merito?

Nella prima ondata della pandemia potevo recarmi al convento, essendo anche quello il mio luogo di lavoro, quindi ho avuto la possibilità di non mancare alla messa domenicale, di non interrompere la continuità del rapporto sacramentale. Proprio in questo periodo, ho potuto percepire - ancor di più - l'importanza dell’accostarsi alla mensa eucaristica per la vita del credente. E ho pensato profondamente a tutte quelle persone che vivevano l'impossibilità di andare a messa. Era una loro sofferenza che era divenuta anche mia. In quel momento però - allo stesso tempo - ho compreso meglio l’importanza del nostro mezzo di comunicazione: trasmettendo le messe in diretta, abbiamo avuto modo di entrare in moltissime case di telespettatori. In quei giorni abbiamo fatto ascolti eccezionali e abbiamo raggiunto un grande obiettivo: non far mancare la presenza, sebbene solo virtuale, dei fedeli all’incontro con il Signore e con la sua Parola di vita.

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