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Scuola pensata per i bambini, il metodo Montessori

Antonio Tarallo Web
Pubblicato il 06-05-2022

Ha segnato un’epoca

Personaggio femminile che ha segnato un’epoca e che ancora oggi fa parlare di sé, e tanto. È Maria Montessori che nasce Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto 1870. Oggi sono trascorsi settant’anni da quando ci ha lasciato. La sua immagine, impressa in quelle vecchie mille lire, è incastonata nella memoria di ogni italiano. Lei, donna dal profondo senso pedagogico; la donna che ha costituito un metodo - il famoso Metodo Montessori - che ha fatto nascere diverse scuole e insegnanti. Figura controversa, anche. Bisogna ammetterlo. I libri, i saggi e anche alcune fiction o film prodotti su di lei, lo confermano. E, fra i tanti documenti legati al suo metodo, alla sua figura c’è ne uno, quasi dimenticato, che testimonia una forte presenza della fede cattolica nella sua vita. Il documento in questione è una conferenza che risale al 1921, tenuta nella capitale britannica, Londra.

La Montessori fa riferimento - e non poche volte - alle Sacre Scritture. Così come cita la Parola nel suo articolo dal titolo I reattivi psichici del 1931. Ci sono citazioni bibliche, rimandi e letture pedagogiche del sacro testo. Cita, ad esempio, la Prima lettera ai Corinzi di Paolo di Tarso. Scrive dell’amore, la Montessori; un amore “paziente e benigno”, “non astioso” né “insolente”: è l’amore che deve dettare le azioni di ogni buon insegnante. Seguire un modello diverso, avverte ancora Maria Montessori, significherebbe confinare i bambini “in un angolo senza luce nel nostro cuore”. Potrebbe sembrare alquanto naturale che sia l’amore a spingere nel loro lavoro, gli insegnanti; ma - necessario ricordare - il contesto storico in cui si muovevano tali osservazioni: un panorama alquanto diviso in merito a scuole di pensiero, anche di natura cattolica, bisogna ammettere.

Due nomi contraddistinguono quel panorama: padre Mario Barbera, gesuita, e il fondatore dell’Università Cattolica, padre Agostino Gemelli, portavoce dello schieramento - allora maggioritario - di quanti consideravano la lotta alle conseguenze del peccato originale come premessa irrinunciabile del progetto educativo cattolico. Fa da sfondo, dunque, a questa complessa vicenda la questione del peccato originale. Ed è in questo ambito che la conferenza londinese del 1921 si muove.

Montessori scrive “Peccato Originale”, con le maiuscole a capo lettera, addirittura. In queste pagine la libertà del bambino è messa al centro del progetto educativo e, nello stesso tempo, distinta dalla deriva dell’“abbandono” permissivo. E, per superare il “grande malinteso che esiste tra l’adulto e il bambino” occorre ammettere che il peccato è semmai dell’educatore, non del “fanciullo battezzato”, nel quale si esprime la pienezza della grazia. Conclusione: “Il fanciullo è migliore di noi” non perché privo peccato, ma perché dal peccato è stato liberato, diventando “espressione di vita umana tanto più pura di noi”.

Si comprende bene che la fede non sia stata tralasciata nel momento in cui la Montessori traccia quello che poi sarebbe divenuto il suo metodo pedagogico. A testimoniare, tra l’altro, questo legame ci sono anche le testimonianze dei suoi rapporti con una certa frangia del clero che cominciava a guardare con occhi nuovi la società. Tralasciando la benedizione che Papa Benedetto XV inviò nel 1918 alla Montessori - riprodotta, tra l’altro - nella nuova edizione del libro sul suo “Metodo” (“La benedizione apostolica (…) sia pegno di quelle grazie e di quei celesti favori che auguriamo per rendere fecondo di bene”, così diceva), è necessario ricordare che anche il giovane don Giovanbattista Montini, in quegli anni a Roma, manifestò interesse per la Montessori. Quel sacerdote diventerà, poi, Papa Paolo VI.

Nel 1939, con l’avvento al soglio pontificio di Pio XII, che aveva nel sacerdote bresciano Montini il suo braccio destro, la situazione mutava. Subito dopo la sua elezione, infatti, bisogna ricordare che la grande donna pubblicò in Olanda, dove allora viveva, il libro “Dio e il bambino”, in cui la sua sensibilità di fede si manifestava chiaramente e in cui erano riassunte le sue indicazioni sull’educazione religiosa.

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