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Pellegrini di pace

Redazione
Pubblicato il 24-09-2024

Due momenti significativi per la comunità francescana del Sacro Convento

Il 21 settembre è stata celebrata la Giornata internazionale della pace delle Nazioni Unite. In questa occasione, anche la comunità francescana del Sacro Convento ha dato il proprio contributo per lanciare un messaggio da Assisi. Prima con la partecipazione del Custode fra Marco Moroni, OFMConv, alla Marcia della Pace che si è svolta nel pomeriggio di sabato 21 da Santa Maria degli Angeli ad Assisi; poi con il concerto per la pace nella chiesa superiore della Basilica di San Francesco nella serata di domenica 22, appuntamento che ha chiuso la decima edizione del Cortile di Francesco.
Qui, fra Giulio Cesareo, OFMConv, direttore dell'Ufficio comunicazione del Sacro Convento, ha introdotto la serata spiegandone il senso e l'importanza. Quelli che proproniamo di seguito sono i discorsi pronunciati in queste due occasioni.

21 settembre 2024. Giornata Internazionale della Pace
Incontro di riflessione e proposta (Domus Pacis, Assisi, Santa Maria degli Angeli) organizzato dalla Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace

Nei giorni in cui mi è stato proposto di intervenire a questo incontro si leggevano nella liturgia alcune parole densissime di Gesù nel vangelo di Luca:
«Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male (…) E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso» (Lc 6,27-28;32-33).
Ho messo un segnalibro in quelle pagine, per ricordarmi oggi di parlarvene. Io credo fermamente in queste parole e ho deciso di spendere la mia vita per il Vangelo. Perciò non posso che agire di conseguenza e non posso che proporre a tutti e a ciascuno di fare altrettanto.
Così aveva fatto Francesco d’Assisi. L’aveva fatto, amando senza misura come il suo amato Signore, e l’aveva cantato in quel Cantico di Frate Sole del quale l’anno prossimo ricorderemo l’ottavo centenario e che rischia di essere propagandato solamente come un manifesto ecologista ante litteram.
In quel Cantico, patrimonio della letteratura italiana, verso la fine, dopo aver lodato il Creatore per le sue creature, Francesco aggiunge:
«Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione».
Sono sempre molto perplesso quando sento ripetere che “non c’è pace senza giustizia”, perché ho un grande timore che giustizia si coniughi quasi automaticamente con rivincita, se non con vendetta, e invece la giustizia deve essere purificata nelle acque del perdono. Allora sì, non c’è pace senza perdono!
Così come non posso immaginare che pace si coniughi con vittoria, se la vittoria mia è la sconfitta dell’altro. Pace sarà solo vittoria nostra, e con nostra intendo di entrambi, di tutti, perché il bene non può essere solo il mio bene, quello della mia parte.
Così come non posso immaginare che la pace si raggiunga se dico “prima io, prima noi, prima gli italiani, America first”! Se primi non siamo tutti insieme nel costruire la fraternità, ci sarà sempre differenza e conflitto. Allora dovrò dire “Prima l’altro! Prima l’altro!”. E ancora Francesco accentua tutto questo, spiegando quello che potremmo chiamare il principio minorità: «Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio» (Lettera ai fedeli, prima recensione, 47 [FF 149]).
Nella pagina del Vangelo di Matteo parallela a quella di Luca che ho citato all’inizio, Gesù aggiunge: «E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due» (Mt 5,41).
Sì, la pace si fa insieme: se mi chiedi qualcosa mi metto al tuo passo e chiedo a te di camminare con me.
Se parto da questi presupposti, che costituiscono – assieme ad altri – i fondamenti di quelli che molti amano chiamare “le radici cristiane dell’Europa”, non ci potrà essere spazio per aumentare le spese per gli armamenti, anzi occorrerà distruggere anche quelli che ci sono, in una felice corsa al disarmo, non ci potrà essere spazio alla risposta militare per risolvere i conflitti, ma ci sarà spazio solo per la diplomazia e per il negoziato, unici strumenti, questi sì, della lungimiranza politica e profetica di un continente degno della sua storia e della sua tradizione.
Lo sappiamo: è difficile, quasi impossibile, ma almeno proviamoci!

fra Marco Moroni
Custode del Sacro Convento


22 settembre, chiesa superiore della Basilica di San Francesco, Concerto per la pace

Cari amici e care amiche, benvenuti!
Quello che ci apprestiamo ad ascoltare è un concerto per la pace. Forse può sembrare una scelta un po' oziosa e inutile, frutto di un perbenismo inconcludente. Infatti, molti oggi dicono che siccome noi non possiamo far cessare le guerre, è inutile impegnarsi per la pace: in questa chiesa però c’è un affresco che ricorda san Francesco pellegrino di pace dal sultano Al Kamil durante la V crociata. La sua missione è stata un fallimento, la pace non è arrivata, ma come tutte le iniziative di bene ha portato i suoi frutti: ed è stato grazie a quell’incontro che i francescani sono potuti ritornare a Gerusalemme e ricostituire lì la comunità cattolica. Anche Papa Francesco ci ha detto che ogni atto di bene autentico è come un fiume carsico. Sembra che svanisca nel nulla, mentre invece quando meno te l’aspetti porta i suoi frutti inaspettati.
Con questo concerto si chiude così la X edizione del Cortile di Francesco. È stata un’avventura marcata dal CorporalMente: infatti abbiamo affrontato e celebrato il nostro essere persone, dalla dignità e dal valore infinito, ciascuno e tutti, da diversi punti di vista: salute e malattie, alimentazione e sport, arte e bellezza, inclusione e relazioni, fede e francescanesimo, dialogo ed esperienze. Mancava la sintesi ma anche l'alveo che rende possibile e fruibile tutto il Bene che siamo e cioè la pace. Nella Bibbia Shalom/pace è un termine molto ricco che non indica tanto l’assenza della guerra, quanto il benessere, l’abbondanza, la gioia delle relazioni in famiglia, la salute. La pace, allora, è ben più del silenzio delle armi, è piuttosto il canto della festa. E la musica, la regina delle muse, è proprio la via maestra nell’evocare questa benedizione della pace che, oggi giorno più che mai capiamo, non è mai frutto dei nostri sforzi o peggio ancora una sorta di un merito, perché la pace è solo un dono gratuito e immeritato che a noi è toccato, ma proprio per questo è una responsabilità da custodire e da promuovere nel mondo intero.
E questo dono e questa responsabilità, come nel caso di san Francesco, ci riguardano tutti, nei limiti delle nostre possibilità: questo concerto, questa esperienza di armonia e bellezza possa così suscitare in noi meraviglia e desiderio: meraviglia per il bene che ci avvolge e rende straordinaria la nostra vita, ma desiderio di custodire e promuovere questa armonia a partire dalle nostre responsabilità e possibilità: e allora forse anche noi sentiremo nel cuore quella parola detta da Gesù: “beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.

fra Giulio Cesareo, OFMConv
direttore dell’Ufficio comunicazione del Sacro Convento

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