Il mito dell'eroe
Metà effimero, metà immortale
«Non c'è, nei miti greci, un vero punto d'inizio da cui la specie umana nel suo insieme abbia cominciato la sua storia e nemmeno un grande racconto delle origini, come quello del Genesi». I greci, scrive Giulio Guidorizzi, non hanno un mito di nascita dell'uomo. A differenza del Genesi, certo, ma, aggiungo, di quasi tutte le civiltà: egizi, indiani, babilonesi... «Per i Greci gli uomini nascono dalla stessa materia cosmica da cui nascono gli dèi, ma essi sono ephemeroi, "creature di un giorno", sottoposte al dolore e alla morte, mentre gli dèi celebrano giorno per giorno la gloria della loro immortalità».
Subito l'autore mette a fuoco il nodo bruciante del mistero: la Grecia crea opere impregnate d'immortalità, da Fidia a Platone, ma in una vita effimera. In pieno accordo, aggiungo: come non c'è nei miti greci un vero inizio dell'uomo, non esiste un suo termine: l'oltretomba è oscuro e amorfo come l'origine. A differenza di tutti gli altri, l'uomo greco non ha un mito di nascita e una meta ultraterrena. Ecco la necessità assoluta di semidei, imperanti nel mondo greco: il semidio fonde natura effimera e natura infinita. Guidorizzi coglie la gloria e il brivido dell'eroe greco nella natura del semidio, metà uomo e metà essere divino, effimero, mortale, e eterno, immortale. Nel Racconto degli eroi (Mondadori, pagine 390, euro 15,00) Giulio Guidorizzi scrive pagine vichiane svelanti su un mistero che avvolge la civiltà che più di tutte è alla nostra origine. Le storie di Minosse, nelle vicende barbariche del re «torbido, arrogante, passionale, dalla vita amorosa turbolenta» la sua sposa Pasifae, la "Splendente", figlia di Elios, il Sole, donna forte e indomita come lui, sorella della maga Circe, imparentata con un'altra maga ribelle e implacabile, Medea.
La regina di Creta appartiene alla famiglia di alcune delle più grandi eroine del mito, dalla natura sempre eroticamente incandescente, tra cui la figlia Arianna, che rinnegò il padre per aiutare Teseo nel labirinto, e Fedra, dal destino non meno magico e tragico. Poi il libro prosegue con l'impresa degli Argonauti alla ricerca del Vello d'oro, poi Eracle, l'eroe degli eroi, poi Tebe, la città delle sette porte, Atene e i suoi re; e poi la mitica città di Argo, e Sisifo, fondatore di Corinto, e il suo nipote, Bellerofonte, che entra nel mito per l'uccisione della Chimera, eroe cavalleresco sempre accompagnato dal Pegaso, il suo cavallo alato da lui domato con l'aiuto di Atena... La famiglia maledetta degli Atridi, la guerra di Troia, e poi, ultimo, ma per ricominciare tutto, l'uomo dalle mille astuzie, Ulisse... La scienza nuova di Guidorizzi: studio del mondo greco, della letteratura, poesia, racconto delle vicende dai primordi al culmine alla decadenza, e nello stesso tempo viaggio sulla sfera dell'anima: l'autore parla del sogno, della visione, del sacro e della follia nel mondo greco, ma in una prospettiva che non è solo quella del grecista: una visione antropologica, nutrita di storia delle religioni, di cultura psicologica (da Aristotele a Jung).
Guidorizzi ha una doppia pista unificata dal talento narrativo. Kereny è maestro , pilastro, e svela riccamente il mondo greco, che è inscindibile dalla sua mitologia. Come, con nuove aperture, Vernant. Guidorizzi indaga questa mitologia, ma in modo comparato: in essa interroga non solo il mito greco, ma il Mito. Opera una riflessione originale sul sogno e sul mito, e sul loro incontro. Non solo il sogno dei greci, da Omero a Platone a Sofocle, ma il sogno in assoluto, come gli eredi di Jung, come Hilman, come Gaston Bachelard. Quando racconta come la civiltà greca nasca da semidei e si fondi su personaggi eroici, sta tracciando un percorso vichiano, dall'età dei bestioni all'età degli eroi. Sì, nell'antichistica, e dall'antichistica, una nuova scienza. (Avvenire)
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