Il cinema racconta la fede
La settima arte
Correva il 26 febbraio 1896, quando un operatore italiano, Vittorio Calcina, a nome dei fratelli Lumière (inventori del primo cinematografo nel 1895) aveva ottenuto il permesso di varcare le soglie del Palazzo Apostolico con le sue apparecchiature destinate a filmare il Papa Leone XIII nell’atto di benedire.
Poco tempo dopo, un collaboratore di Edison aveva potuto riprendere lo stesso Pontefice mentre passeggiava nei giardini vaticani, a beneficio dei fedeli americani desiderosi di vedere il Papa “di persona”.
Nel 1897, sul candido lenzuolo che allora fungeva da schermo passava la prima trascrizione in immagini mobili de La passione di Léhar, un’esperienza che nel 1900 ripeterà un più noto regista, Georges Méliès, con la sua Passion a cui aggiungerà una Jeanne d’Arc. Sono questi i quattro momenti iniziali dell’incontro tra la fede e il cinema. Sin dalle origini, il piccolo schermo ha dato luogo ad un “itinerario cristiano” che attraverserà tutto il Novecento e tutte le nazioni del mondo e approderà alle incessanti produzioni filmiche, e alle variazioni di genere introdotte dalla televisione con le miniserie.
La sensibilità verso i temi cristiani, i testi biblici, la fede, ha agevolato un rapporto autentico e positivo tra la Chiesa stessa e il cinema. Tant’è che il Vaticano lo ha considerato un efficace strumento pedagogico e catechetico già nel primo documento papale che si interessava anche di cinema, l’enciclica Divini illius Magistri di Pio XI (31 dicembre 1929: l’anno prima si era svolto a Parigi il primo congresso cattolico del cinema). “Gli spettacoli cinematografici [come i libri e le audizioni radiofoniche] sono potentissimi strumenti di divulgazione, i quali possono riuscire, se diretti con sani principi, di grande utilità all’istruzione e all’educazione”, si legge nell’enciclica. Tuttavia si segnalava subito dopo il rischio della subordinazione di tali strumenti “all’incentivo delle male passioni e all’avidità di guadagno”.
In questa linea di riserva si muoverà anche la prima enciclica interamente dedicata alla settima arte, la Vigilanti cura emessa il 29 giugno 1936 sempre da Pio XI, sullo stimolo dei vescovi americani allarmati per la dilagante immoralità della produzione hollywoodiana. Ma ormai si comprendeva l’insufficienza dell’atteggiamento solo negativo e, così, le varie comunità ecclesiali si impegnavano a costituire centri cattolici cinematografici, capaci di offrire indicazioni pastorali concrete, ad aprire molteplici sale parrocchiali e relativi cineforum e, in qualche caso, anche a procedere alla produzione di film.
Si configurava, così, una duplice prospettiva: da un lato, la critica sui rischi e, d’altro lato, la convinzione dell'eccezionale efficacia insita alla potenza e alla fascinazione di tale mezzo di comunicazione, ripresa da diversi Papi. Un aspetto, quest’ultimo, che ha prevalso sempre più tra i Papi successivi, come testimoniano la creazione della Filmoteca Vaticana, istituita da papa Giovanni XXIII il 16 novembre 1959, che conserva 7.000 titoli tra cortometraggi e lungometraggi muti e sonori. E gli interventi di Giovanni Paolo che ha definito il cinema «veicolo di cultura e proposta di valori», tema sviluppato nel messaggio per la XXIX Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali nel 1995.
A parlare di religione cristiana sono stati centinaia tra film storici, biografici, ma anche i musical, Jesus Christ Superstar è senza dubbio un caposaldo del genere, o perché no, pure gli horror (basti pensare a L'Esorcista, in cui la fede svolge certamente un ruolo fondamentale).
Nel cinema italiano la fede ha avuto un rapporto centrale in alcuni capolavori dei registi del filone neorealista. Uno dei primi film, incentrati su un personaggio di spicco della storia cristiana, ha raccontato proprio la vita di san Francesco d’Assisi.
In Francesco, giullare di Dio (1950) Roberto Rossellini porta sullo schermo episodi importanti della vita del Santo tratti dai Fioretti di San Francesco. Il film è incentrato sulle origini della prima comunità francescana, fino al separarsi di Francesco dai suoi discepoli con l'invito a diffondere la parola di Dio in tutto il mondo.
Rossellini, venticinque anni dopo, racconterà la vita di Gesù, in Il Messia (1975), interpretato da Pier Maria Rossi e Mita Ungaro. Ispirandosi ai Vangeli, in particolare a quello di Marco, Rossellini rende il suo Gesù più umano, seppur restando fedele alla tradizione iconografica, riducendo al minimo tutti gli elementi sovrannaturali. Nel 1969, con Atti degli Apostoli (pellicola della durata record di quasi 6 ore), aveva raccontato i viaggi dei discepoli di Gesù Cristo sulla strada della conversione cristiana dei popoli.
Negli anni ’70 è il regista Franco Zeffirelli a ripercorrere il “cammino spirituale” cinematografico di Rossellini. Fratello sole, sorella luna (1972) è un altro importante film religioso dedicato a san Francesco, ispirato alla vita e alle opere del Santo, dalla sua vocazione fino alla creazione dell'ordine francescano. Francesco (Graham Faulkner), figlio di un ricco mercante di Assisi, abbandona i genitori e la vita agiata a cui era abituato per dedicarsi alla predicazione della parola di Dio in completa povertà, attirando così molti seguaci e ottenendo la benedizione del Papa.
Cinque anni dopo, nel 1977, Franco Zeffirelli dedica una miniserie televisiva a Gesù, dal titolo Gesù di Nazareth. Zeffirelli adatta per il piccolo schermo la storia della vita di Gesù Cristo (Robert Powell), dalla sua nascita fino alla morte e alla resurrezione. La miniserie, che vede nel cast anche Anne Bancroft e Peter Ustinov, ebbe un tale successo da valicare i confini nazionali ed essere distribuita all'estero.
Sulla figura del Messia si muove un altro dei maggiori successi del cinema italiano: Il Vangelo secondo Matteo, trasposizione fedele del Vangelo di Matteo, partendo dall'annunciazione fino alla resurrezione di Gesù. Questo film di Pier Paolo Pasolini del 1964 ha ottenuto, oltre a tre candidature ai Premi Oscar, molti riconoscimenti tra cui il Leone d'Argento al Festival del Cinema di Venezia. Ne Il Vangelo secondo Matteo, in parte girato a Matera, Pasolini rappresenta un Gesù fisicamente molto lontano da quello a cui ci hanno abituato l'iconografia classica e altri film del genere, carico di tristezza e solitudine e senza dubbio molto più umano che divino.
Con “Camminacammina” (1983) il cinema italiano racconta per la prima volta la storia dei Re Magi. E lo fa con questo film di Ermanno Olmi. Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi, grande estimatore di Olmi, il regista quel film «ha espresso esplicitamente la cifra della sua poetica: la ricerca, il pellegrinaggio nell’assoluto. […] L’altro volto era quello di un cristianesimo incarnato, e quindi degli ultimi. Un cristianesimo scandito in particolare dalla sofferenza, dalla povertà e da un’aspirazione che sale dalla terra verso il Cielo». «A dispetto del modo sereno e positivo con cui Ermanno Olmi si rapportava agli altri, ai suoi amici, il suo era un cinema dalla spiritualità tormentata», è il pensiero cardinale sul rapporto tra cinema e fede nei film di Olmi. Questa spiritualità «era la rappresentazione della dolcezza e della tenerezza, ma il suo cinema era provocatorio – basti pensare a Centochiodi (2007) o al Villaggio di cartone (2011) – e anche critico nei confronti di un cattolicesimo che non rifletteva completamente ai suoi occhi il “costo” della redenzione, il “costo” della Fede, una Fede che bisogna tirare fuori dall’anima e dalla carne». Del 2017 è il documentario Vedete, sono uno di voi prodotto in ricordo del cardinale Carlo Maria Martini.
Negli anni ’90 il cinema italiano ha ripercorso per la prima volta la storia dei genitori di Gesù, Giuseppe e Maria, con un il film, a loro dedicato, di Giovanni Veronesi, tratto dall'omonimo romanzo di Pasquale Festa Campanile. Per amore, solo per amore (1993) racconta in modo estremamente originale del rapporto tra Giuseppe e Maria: l'uomo, interpretato da Diego Abatantuono, è uno scapolo impenitente che si invaghisce di una giovanissima Maria (Penelope Cruz), dopo molte difficoltà riesce a sposarla e ad accettare il suo ruolo come padre del futuro Messia.
In Italia è stato girato nel 2004 il film religioso più discusso (e discutibile) di sempre dalla critica cinematografica. È la pellicola di Mel Gibson dedicata alle ultime ore di vita di Gesù: The Passion. Molte scene di questo capolavoro cinematografico sono state girate a Matera. The Passion è stato definito di genere pulp, horror, oltre che religioso. Vanno rilevati, prima di tutto, l’attesa e il marketing. In tutta la storia del cinema mai un film “cristiano” ha generato tanta attesa e un successo di pubblico senza precedenti, tra credenti e non credenti.
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