Gli italiani e la voglia di ripartire
Aiutare il prossimo, valorizzare le piccole cose di ogni giorno, il valore della preghiera, l’importanza delle relazioni, il tempo da donare al proprio partner e ai propri figli. Ma anche storie difficili, il fallimento, il ricominciare. Questo hanno imparato gli italiani dalla pandemia. Le testimonianze, migliaia e migliaia, sono arrivate attraverso la pagina Facebook di padre Enzo Fortunato alla luce di una considerazione: stiamo assorbendo tanto “inquinamento”, ma vi è anche qualcosa di buono che la pandemia ci ha insegnato? Facendo proprio l’invito di papa Francesco: peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla. E se le risposte sono tante esse lasciano e rilanciano un segnale anche per il futuro. Anche per questa ripartenza. Le risposte che sono giunte ci fanno comprendere che esiste un’Italia bella e inclusiva che ha voglia di ricominciare e che crede, a dispetto di chi questa Italia la vuol far sembrare irresponsabile. Non basta un video di una signora che è fuori di sé, diventato virale, per affermare che il Paese da questa crisi non ne è uscita migliore”. Abbiamo raccolto migliaia di lettere, da nord a sud dello Stivale, ciascuna con riflessioni preziose.
Toccante la lettera di Francesco e Sofia, che dalla pandemia hanno scoperto “il fallimento del nostro essere genitori. Nel primo lockdown vedevamo nostro figlio agitato e non riuscivamo a capire cosa non andasse. Poi, l’amara scoperta: nostro figlio usciva di notte per bucarsi. Il periodo che ci attende ci vedrà impegnati, con più attenzione e responsabilità, nel recuperare il rapporto con nostro figlio. Questo il nostro obiettivo per la ripartenza, con preoccupazione certo, ma con il sorriso e con la speranza che tutto vada per il meglio”. “Padre – scrive invece Roberta - ti seguo spesso nelle dirette serali, in una di queste hai parlato della relazione di coppia. La mia purtroppo con la pandemia è andata in frantumi. Non sto qui ad elencarti tutti i dettagli, ma scoprire che mio marito mi tradiva con la mia migliore amica è stato un doppio trauma. Tu ci hai chiesto di ricucire le relazioni, per me è troppo faticoso. Ho capito che ricostruire e costruire le relazioni è uno dei compiti più difficili della vita”. Ancora, Simone da San Giuliano, provincia di Napoli: “Sono un papà vedovo. Ho perso mia moglie a causa del Covid, di questo maledetto Covid. Ora mi tocca essere padre e madre dei miei due figli. La pandemia mi ha insegnato che non basta un regalo o una banconota da 50 euro per stare accanto ai miei figli. Ho imparato a donargli il mio tempo.”
E poi ci sono le storie positive, un termine che ha perso la sua solarità in questa pandemia, e che siamo chiamati a recuperare. Sara da Bergamo ha scoperto l’importanza di “aiutare gli altri con una telefonata, con un sorriso”. Simonetta ci racconta che “in questo periodo di pandemia, non ho avuto l'opportunità di agire concretamente, ma mi sono dedicata alla forza della preghiera. Ho imparato a pregare, ne ho fatto un'arma cercando di fare mia la sofferenza di un'intera umanità e tutto ciò che ne è conseguito”. Margherita da Salerno spiega che “ognuno di noi ha un talento, chi ha di più deve dare di più e non pensare egoisticamente solo a se stessi, perché l’unione fa la forza”. Mentre Eva da Albano Laziale, oltre a un dialogo intimo con Dio, ha scoperto, aiutando suo figlio, una passione per lo studio. “Come prima cosa mi ha portato a guardarmi dentro nel silenzio e capire cose che la fretta del vivere veloce e indifferente di prima non mi facevano vedere”, la testimonianza di Elisabetta da Ancona.
“La pandemia è stata un'onda anomala sulle nostre fragili spalle! Ma nel mezzo della tempesta più impetuosa abbiamo scorto il sole più splendente: Gesù”, scrive Viola da Cesena. Toccante la testimonianza di Mirella da Roma: “Qualche mese fa ho subito una grave perdita, la morte del mio amato marito, la roccia su cui era fondata la mia vita. Nonostante la sofferenza, la mia fede non ha vacillato e l'aspetto positivo di questa pandemia è stato il guardare nel proprio cuore“.
E proprio grazie alla vicinanza “imposta” dal Covid, e le tante perdite dovute al virus hanno fatto riscoprire l’importanza del dialogo e della famiglia, Valentina da Carpi rivela che “la pandemia mi ha fatto scoprire che in famiglia si sta bene, soprattutto condividendo i compiti. Ora sono brava in cucina, a far la spesa e soprattutto sono felice perché io, mamma e papà siamo diventati una squadra fortissima”. La riscoperta della famiglia viene sottolineata anche da Silvana da Milano: “Per me, mio marito e per i nostri due figli è stata un'occasione per tornare a parlarci tra di noi con dolcezza e calma, il dialogo è diventato la nostra medicina. Certo non è stato sempre rose e fiori, ma con la cesoia abbiamo tolto le spine”. Luana da Palermo: “Con la pandemia si è tornati al senso della famiglia. Negli ultimi anni si era perso il senso di parlare in famiglia stando a tavola, presi dal lavoro o dalla stanchezza della giornata. Lo abbiamo riscoperto con il lockdown e continueremo a farlo”.
Marco da Brescia ci dice “padre Enzo ti ho scoperto per caso. Forse perché avevo bisogno di aggrapparmi al senso religioso che avevo smarrito. Poi, la domanda: cosa ci ha insegnato la pandemia? Avrei voluto mandarti a quel paese, ma ci ho ripensato. La cosa migliore che doveva capitare era recuperare il rapporto con i miei genitori, arrivato ad uno sterile “buongiorno”, “buonasera” e “cosa hai fatto?”. E allora quello che desideravo ho cercato di esprimerlo, iniziando a parlare più profondamente con i miei genitori. Ecco cosa mi ha insegnato la pandemia".
La famiglia è importante anche per i giovani come si legge nel racconto di Marina, diciassettenne di Verona: “Abbiamo riscoperto la gioia di stare in famiglia a casa nostra. Niente inviti e cene da amici, ma forse abbiamo recuperato la dimensione più intima della famiglia. E forse ci siamo immedesimati un po' in chi vive tutti i giorni quella situazione di solitudine”. Tra i giovani molto sentito è la tematica ambientalista, come dimostra Elena da Firenze: “Stiamo attraversando una crisi epocale, che può trasformarsi in un grande cambiamento. I giovani possono impegnarsi e innovare per un futuro più umano e sostenibile”. (Huffington Post)
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