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Il sogno di uno splendido solenne palazzo

Padre Enzo narra oggi un episodio riportato, dettagliatamente, nella “Leggenda dei tre compagni”. I fatti risalgono, ancora, al periodo posteriore alla prigionia. San Francesco sogna uno “splendido solenne palazzo”. Incantato dalla scena che è dinanzi ai suo occhi, chiede a chi appartenga il sontuoso edificio. Gli viene risposto che ciò che vede è di sua proprietà. Interpreta, pertanto, il sogno secondo “criteri mondani”: questo sembra essere profezia di un futuro nobile. Sarebbe diventato, cioè, di li a poco, un grande cavaliere, un grande principe. E delibera di partire, per la Puglia, alla ricerca di fortuna, per dar forma al suo ambizioso desiderio, e motivato dalla visione.

È un'occasione ghiotta, questa, per dimostrare il suo coraggio e concretizzare i suoi sogni di gloria. E l'appartenenza alla classe elitaria della cavalleria può fruttargli parecchi denari, e proprio per questo non esita a lanciarsi in quest'avventura. Ma, durante il viaggio, rimane pensieroso. Probabilmente ha interpretato erroneamente la rivelazione: una voce lo invita a “raccogliersi dentro di se”. Deve tornare indietro. Intuisce che la vera ricchezza e nobiltà può ottenerle solo sottomettendosi a Dio. È a Lui che deve obbedire, è Lui il solo Signore. San Bonaventura, che anche menziona l'accaduto nella Leggenda Maggiore spiega: “non sapeva ancora intuire la verità delle cose invisibili, attraverso le apparenze visibili” (FF, 1031). La visione avuta da Francesco in realtà raffigura e sintetizza quella che sarà la sua “missione” e che egli deve compiere per “volontà” e con il supporto divino, aggiunge San Bonaventura. È una storia interessante questa del sogno che “smaschera” i desideri più reconditi di Francesco e, al contempo, le intenzioni di Dio su di lui, spiega padre Enzo. Potere ricchezza e gloria erano le sue legittime aspirazioni, cresciuto com'era in una famiglia di mercanti. Ed è questo il contesto in cui Dio tende una “imboscata”, ed entra dirompente con la sua Parola nella vita del poverello per rivoluzionarla. Nella Basilica superiore d'Assisi, tra gli affreschi di Giotto, quella riferita a questo episodio è la terza tra le ventotto scene che rappresentano la vita del santo.