Episodio 3: In carcere
Francesco sperimenta la triste esperienza del carcere
Nella Bibbia, il “deserto” è il luogo dove Dio conduce l'uomo per rinnovare la sua vita, per intessere un legame forte. Nel deserto non ci sono punti di riferimento, è facile perdersi, ma è proprio qui che accade l'impossibile: il Signore prende per mano il credente e, con tenerezza, gli fa fare esperienza del suo Amore. È quello che accadde a Francesco nel 1202. A soli 18 anni, ricorda Padre Enzo, il giovane sperimentò la triste esperienza del carcere.
Tommaso da Celano, biografo del santo poverello, ricostruisce il contesto e riferisce che dopo la battaglia di Collestrada, schierato con i borghesi di Assisi che persero contro i nobili perugini, “fu fatto prigioniero assieme a molti altri e, incatenato, fu gettato con loro nello squallore del carcere” (FF, 584). Mentre i compagni di detenzione caddero nella disperazione più profonda lui invece “disprezza ed irride le catene” e cerca sollievo in Dio. Tanto da essere additato come pazzo. Questo è considerato il contesto iniziale della sua conversione, il momento decisivo a partire dal quale nulla sarà come prima, precisa padre Enzo.
Questi prigionieri di guerra, suoi compagni di detenzione, considerati traditori, sono i primi “ultimi” che Francesco impara ad amare e nei quali, probabilmente, egli inizia ad intravedere la figura del Cristo sofferente. Ed è proprio con loro che inizia ad usare “misericordia”. Tommaso da Celano, nel capitolo XI del “Trattato dei miracoli” riporta l'atteggiamento compassionevole del santo nei confronti di questi reietti, la cui umanità era stata profondamente ferita. Un piccolo edificio, la “Casina Piceller”, situato a Perugia tra Ponte San Giovanni e Collestrada e “schiacciato” tra l’autostrada E45 e la strada statale, è rimasto a testimonianza dei fatti oggi narrati. E vi è una targa, qui apposta, per commemorare ciò che la tradizione ci ha tramandato e che lega il luogo “alla spirituale avventura del santo poverello di Assisi”.
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