religione

Vaticano, nel 2022 un simposio sulla teologia del sacerdozio

Andrea Gagliarducci Unsplash
Pubblicato il 13-04-2021

Obiettivo, capire e rispondere alle sfide di oggi

Il rapporto tra il sacerdozio ministeriale e quello di tutti i battezzati; la questione del celibato, da definire secondo la visione profetica della Chiesa e come servizio e da spiegare agli aspiranti sacerdoti in modo che possano abbracciarlo consapevolmente; il tema del clericalismo, per comprendere come è nato, ma senza mettere da parte la tradizione della Chiesa; il ruolo delle donne: sono alcuni dei temi che saranno affrontati nel Simposio “Per una Teologia Fondamentale del Sacerdozio”, che servirà a riflettere sulle sfide di questo tempo e anche a dare strumenti per combattere le ideologie che rendono difficile l’esercizio del sacerdozio oggi.

Il simposio sarà costituito da una sessione di tre giorni aperta a tutti, ma rivolta soprattutto ai vescovi, che si terrà in Aula Paolo VI dal 17 al 19 febbraio 2022. Un simposio – sottolinea il Cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi – che si svolgerà in tempi incerti, quelli del coronavirus, ma che è stato pensato come un atto di fede, perché c’è “l’urgenza di creare un movimento vocazionale che segua anche le esperienze sinodali degli ultimi anni”. Molti i temi sul tavolo, considerando anche i cammini sinodali locali, come quello della Chiesa in Germania, che mette in discussione alcune prerogative fondamentali del sacerdozio nella lingua latina, come il celibato.

Spiega il Cardinale: “Siamo molto consapevoli che la questione del celibato è importante, e che sarà trattata, ma non sarà la questione centrale del simposio. Non è un simposio sul celibato sacerdotale, come se questa questione dovesse essere ripresa fondamentalmente, è una prospettiva più ampia, a partire dal Battesimo”. “Il Concilio Vaticano II – ricorda il prefetto della Congregazione dei Vescovi - ha rimesso in primo piano il sacerdozio dei battezzati, e questo è il risultato delle polemiche e delle divisioni nella Chiesa. Noi siamo rimasti con il ministero sacerdotale, i protestanti con il sacerdozio ministeriale”, e la sintesi operata dal Concilio “non è entrata nella vita della Chiesa, e il simposio servirà ad approfondire la questione. Non è solo questione di modo organizzativo e ripartizione delle funzioni, ma dal mistero della Chiesa”.

L’obiettivo è dunque di avere un programma intenso, fatto tutto in presenza, per creare un movimento vocazionale che, in fondo, aiuti anche a superare la generale crisi di vocazione. “Sinodalità – afferma il Cardinale Ouellet – significa attiva partecipazione di tutti i fedeli nella missione della Chiesa, descrive la marcia unita dei battezzati verso il Regno che viene costruito giorno dopo giorno nella realtà delle famiglie, sul posto di lavoro, così come nella vita sociale ed ecclesiale”. Presentando il simposio in Sala Stampa della Santa Sede, il prefetto della Congregazione dei Vescovi mette in luce che non ci si devono aspettare soluzioni pratiche ai problemi pastorali e missionari della Chiesa, perché si tratta sempre di un simposio teologico, ma che comunque l’incontro “ci può aiutare ad approfondire i fondamenti della missione della Chiesa”.

La questione cruciale dei nostri tempi – sottolinea il Cardinale – è quella della partecipazione della Chiesa al sacerdozio di Cristo, che viene dalla Divina rivelazione, ed è un rapporto che non può essere dato per scontato, in quanto “include temi ecumenici che non possono essere ignorati, così come i movimenti culturali che mettono in discussione il ruolo delle donne nella Chiesa”. Ed è un rapporto da considerare alla luce “della scarsità di vocazioni in molte regioni, nonché delle tensioni dovute a visioni pastorali divergenti, sfide poste dal multiculturalismo e le migrazioni, nonché le ideologie che condizionano la testimonianza dei battezzati e l’esercizio del ministero sacerdotale nelle società secolarizzate”.

La professoressa Michelina Tenace, membro della prima commissione di studio di Papa Francesco su diaconato femminile, illustra invece la strutturazione generale del simposio. “Oggi – spiega - si deve pensare al fondamento che lega il sacerdozio ministeriale con il sacerdozio comune dei battezzati. Questo rapporto va rivisto in ogni epoca perché ogni epoca esprime una comprensione diversa del rapporto fra i vari membri di uno stesso corpo, ogni epoca elabora un’ecclesiologia aggiornata sulle esigenze della testimonianza nella storia”. La professoressa Tenace spiega che se c’è un solo sacerdote, Cristo, “allora la domanda che viene spontanea è come capire rispetto all’unico sacerdozio di Cristo, il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio comune dei battezzati”.

Spiega la professoressa: “I ministri ordinati sono indispensabili perché custodiscono la vita divina tramite i sacramenti dell’eucaristia e del perdono dei peccati, il popolo di Dio custodisce la vita divina tramite l’edificazione della chiesa nella testimonianza della carità e nella crescita dei carismi. Non si può pensare uno senza l’altro”. La scarsità di vocazioni, aggiunge, rappresenta un “impoverimento della comunità cristiana”, ed è da qui che nasce l’idea di “approfondire la teologia del sacerdozio, riaffermare i tratti essenziali della tradizione cattolica sulla identità del sacerdote, liberandola forse da una certa clericalizzazione”, un pericolo per tutti perché “identifica il sacerdozio con il potere e non con il servizio, l’essere un alter Christus all’altare come un privilegio e non come una responsabilità che riguarda tutti i fedeli. Il clericalismo è derivato da una visione isolata del sacerdote come isolato, al di sopra di tutti”.

Per quanto riguarda il celibato, la professoressa Tenace sottolinea che “bisogna capire che la vera questione riguarda la vocazione e la formazione: se uno è chiamato da Dio riceve anche il dono per vivere questa chiamata e la formazione rende questi doni consapevoli e manifesti. Ma la formazione nei seminari si è rivelata spesso molto scarsa proprio sul discernimento della vocazione e sulla formazione alla vita di comunione”. Certo, la funzione sacerdotale “non richiede il celibato”, ma questa è richiesta nella tradizione latina “per via della testimonianza profetica del sacerdozio di Cristo in ordine al carattere escatologico della chiesa”, e la Chiesa “ha bisogno di profeti, e non solo di funzionari dei sacramenti”.

Si parlerà anche di rapporti con il sacro, perché “il sacerdote di Cristo deve evocare il mistero e la trascendenza dell’atto liturgico, per esempio, senza banalizzare il sacro, senza sacralizzare il profano”, e così la teologia del sacerdozio va arricchita con la teologia dei sacramenti e la liturgia. “Il simposio – sottolinea la professoressa Tenace - aiuterà a capire che la crisi dell’identità del sacerdote o delle vocazioni, non è solo la crisi che colpisce persone particolari ma la trasformazione in atto di tutta la chiesa come corpo animato dalla linfa dello Spirito, un organismo vivo sul fondamento della fede che crea una profonda armonia fra i membri, il capo, le giunture, una comunione che di epoca in epoca deve riaffermare una fisionomia adeguata del Regno”.

Spiega la professoressa: “La questione degli abusi ha reso urgente pensare al discernimento della vocazione, che deve essere l’opposto del potere. Se il discernimento è quanto slancio essere servo al modo di Cristo c’è, la formazione verifica la chiamata, e la chiamata significa non aspirare a nessun potere”. Sempre parlando del celibato, il professor Vincent Siret, direttore del seminario francese a Roma, spiega che "riflettere sulla teologia fondamentale del sacerdozio ci permetterà anche di tornare con freschezza alla questione del celibato sacerdotale e sul modo di viverlo. È un servizio quello. Lo dobbiamo a coloro che si preparano a ricevere il Sacramento dell'Ordine per mostrare loro le ragioni che giustificano una tale richiesta e un tale impegno di vita e proporli di conseguenza e in coerenza i modi più idonei di vivere in fedeltà a questo dono”. In questo modo, gli aspiranti sacerdoti potranno prendere un “impegno informato”, perché “la consacrazione di tutta la sua vita prende l'intera persona e può essere giustificato solo da una prospettiva oblativa seguendo il Cristo in una dinamica trinitaria”. (Acistampa)

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