religione

Sinodo, famiglia, pandemia: una fotografia della Chiesa italiana

Redazione
Pubblicato il 25-05-2021

Introduzione del Cardinale Presidente alla 74/ma Assemblea Generale della CEI

Aprendo il suo intervento alla 74/ma Assemblea Generale della CEI, il Cardinale Presidente Gualtiero Bassetti ha immediatamente ricordato la tragedia della funivia del Mottarone e i lunghi mesi della pandemia. Facendo riferimento alle parole di ieri del Papa, il Cardinale Bassetti ha osservato come “il popolo di Dio non è una grandezza puramente sociologica, ma teologica, pastorale e spirituale. Questo popolo di Dio è insieme santo e fedele. Nell’ultimo anno ci siamo resi conto ancora meglio, purtroppo passando attraverso una drammatica pandemia, di come la santità sia piantata nel terreno delle nostre comunità cristiane e civili; di come l’amore di Dio operi nei cuori, anche al di là delle categorie con le quali siamo abituati a ragionare: credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, praticanti o meno. Esiste una santità diffusa, che va raccolta e narrata”.

Secondo il porporato, inoltre, “la sinodalità, come stile, metodo e cammino, è perfettamente coerente con un percorso che abbraccia cinque decenni, tanto più per la consapevolezza di un cambiamento d’epoca in atto. Oggi la Chiesa che è in Italia è chiamata a un discernimento che generi conversione, comunione e corresponsabilità. Disegnare forme rinnovate è la nostra responsabilità odierna. In continuità con la storia di una Chiesa di popolo che, tanto più dopo le prove degli ultimi due anni, è chiamata a una propulsione rinnovata, che guardi ai processi, punti sulle relazioni, a partire dal concreto vissuto di ciascuno, sappia entrare con calore nelle pieghe della vita delle donne e degli uomini per offrire parole e testimonianze di speranza”.

La Chiesa che è in Italia – ha detto ancora il Cardinale Bassetti - non è mai stata e mai sarà in contrapposizione a Pietro, al Suo Magistero, alla Sua Parola. Per questo, oggi, come è sempre avvenuto nella nostra storia, ci sentiamo chiamati a vivere la sinodalità, a disegnare un cammino sinodale”, che rappresenta così quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo”.

Come Vescovi dobbiamo “mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà. È uno stile che domanda una serie di scelte che possono concorrere a rappresentare la forma concreta in cui si realizza la conversione pastorale alla quale Papa Francesco insistentemente ci richiama. È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni, che scommette sulla corresponsabilità di tutti i soggetti ecclesiali, che è capace di valorizzare e armonizzare le risorse delle comunità, che ha il coraggio di non farsi ancora condizionare dal si è sempre fatto così, che assume come orizzonte il servizio all’umanità nella sua integralità. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto”.

Per intraprendere nuovi cammini, ha aggiunto il Presidente della CEI, serve la riconciliazione con Gesù e con il mondo. ”Già il Concilio aveva definitivamente mutato l’atteggiamento della Chiesa verso la modernità: non più il sospetto o il rifiuto, ma il dialogo e la profezia. È tempo di dare seguito a quel processo di confronto fiducioso e intelligente con la società. Mentre emergono qua e là estremismi, che usano la violenza per affermare le proprie idee, la comunità ecclesiale, tutta intera, porta il contributo costruttivo della mediazione e della pace, della razionalità e della carità, costruendo ponti di comprensione con tutti e prendendo sul serio le domande antropologiche fondamentali”.

L'attenzione del Cardinale Bassetti si sposta poi sulla realtà italiana. A partire dall'inverno demografico. “Per risalire la china servono ovviamente gli interventi di carattere fiscale e amministrativo, riassunti ad esempio nell’assegno unico in via d’implementazione per tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici, servono le politiche attive del lavoro soprattutto femminile, rispettose dei tempi della famiglia e della cura dei figli. E a proposito di lavoro, chiediamo un’attenzione perché questo avvenga sempre in condizioni sicure. Basta morti sul lavoro! È un’emergenza da affrontare: servono una strategia e una forte iniziativa nazionale che coinvolga tutti, Governo, Istituzioni e cittadini. Ci auguriamo che si proceda in tal senso”.

Sulla trasmissione e sullo sviluppo della vita e della famiglia – ha amminito invece il porporato - non sono accettabili soluzioni al ribasso. Per questo la nostra Presidenza è intervenuta con un comunicato a proposito del dibattito in corso sul disegno di legge recante “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Ribadiamo come ci sia ancora tempo per un dialogo aperto per arrivare a una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative”.

E sul piano del governo per la Ripresa e la Resilienza il Cardinale Bassetti ha osservato che questo “può essere una occasione importante di crescita collettiva: vi sia la saggezza di coinvolgere tutte le energie positive del Paese, che sono tante e, nello stesso tempo, disperse. Insieme con la lotta alla pandemia, attraverso la cura e la vaccinazione - due braccia dello stesso impegno - il PNRR è al centro dei compiti programmatici che ha assunto il governo sostenuto da un largo consenso parlamentare. Possa un piano pluriennale di investimenti rappresentare quel tessuto connettivo robusto e condiviso, su cui poi la dialettica e la polarizzazione politica si possano sviluppare con responsabilità. Questo Piano può inoltre diventare un’opportunità per rilanciare l’economia del Paese, dando respiro e ristoro ad una società provata dalla persistente emergenza sanitaria, che sta producendo effetti molto pesanti sulla situazione socio-economica”.

Infine l'appello per la pace in Terra Santa: “è necessario pregare ma anche fare ogni sforzo per favorire la pace. Solo promuovendo la giustizia e lo sviluppo, aiuteremo il Mediterraneo a tornare ad essere ciò che fu ovvero luogo di incontro, di unione e di arricchimento reciproco, e non di sofferenza, dolore e morte come accade ormai da troppo tempo, spesso nell’indifferenza generale”. (Acistampa)

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