San Francesco e le donne
Le figure femminili nella vita del santo di Assisi
Un tema, quello di San Francesco e le donne, che ci conducono verso strade, verso vie che lambiscono diversi momenti della vita del santo di Assisi. E’ affascinante, sempre, cercare di entrare nell’animo di Francesco. E non si può che scrivere quel verbo, “cercare”: i limiti ci sono, e vanno dichiarati. Per onestà intellettuale, per rispetto verso il santo. Di una cosa, però, possiamo essere certi: le donne - un po’ come le troviamo espresse nel Cristo accanto a Maria, accanto a Maddalena - hanno fatto parte intensamente della vita di Francesco di Assisi.
Si potrebbe cominciare questa sorta di carrellata con l’approfondire la figura della madre, donna Pica, ma - forse - ancor prima di lei, dovremmo sottolineare la figura di altra madre, quella Madre che è nel cuore di Cristo, e dunque del santo di Assisi. E’ Maria. E, in fondo, dobbiamo ben ricordarlo, l’intera sua missione, l’intera missione francescana nasce proprio da Maria: luogo eletto, la Porziuncola, Santa Maria degli Angeli. E in Maria, il santo riusciva a contemplare meglio il mistero di Gesù. San Bonaventura ci ricorda: "Circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia. In lei principalmente, dopo che in Cristo, riponeva la sua fiducia, e perciò la costituì avvocata sua e dei suoi. In suo onore digiunava con grande devozione dalla festa degli apostoli Pietro e Paolo fino alla festa dell'Assunzione".
Nell’altro suo biografo troviamo queste significative parole. "Il cuore di Francesco ardeva di fervente devozione e di singolare amore per la Madre celeste. In lei, dopo Gesù, era tutta la sua confidenza". E’ Tommaso da Celano a scriverle. Francesco lasciò pochi scritti dedicati a Maria. Ma uno, in particolare, risplende di tutta la sua devozione, il suo amore per Maria. Stiamo parlando del famoso "Saluto alla Beata Vergine Maria": "Ave Signora, santa Regina, santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa (...) tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene”. Scrive “pienezza di ogni bene”. Per San Francesco, in quel volto di donna, risiedeva il suo bene. Anzi, potremmo dire quasi il suo “voler bene”. E’ da sottolineare, appunto, che proprio nelle sue ultime volontà, espresse a Santa Chiara, è forte il riferimento alla Vergine Maria. Dirà, infatti: “Io frate Francesco, piccolino, voglio seguire la vita e la povertà di nostro Signore Gesù Cristo, e della Sua Santissima Madre”.
Donna Pica e Francesco. Un’immagine spicca - fra tutte - ed è quella che ci viene raccontata nella sua prima biografia, la “Vita beati Francisci” di Tommaso da Celano: troviamo “Madonna Pica” intenta a liberare il figlio dalle catene con le quali il padre - Pietro di Bernardone - lo teneva prigioniero all’interno della sua stessa casa. Una donna che libera l’animo di Francesco: le ali del Poverello devono essere libere per poter spiccare il volo. Ed è una donna a farlo. Sua madre. Da lei, Francesco apprese la lingua della tenerezza. Era il francese, lingua dolce, lingua intellettualmente profonda. Ecco, allora, che in questo particolare possiamo trovare un punto cardine della personalità del santo: eleganza, semplicità e profondità.
Le fonti ci fanno conoscere il volto di un’altra donna, di cui ci lasciano intuire la familiarità e l’amicizia con Francesco oltre gli anni. É Jacopa dei Settesoli, anzi, frate Jacopa. E’ lei che è vicina a Francesco morente, anche se “lontana”. Gli porge quei famosi mostaccioli, ricordo di giorni non lontani. A lei Francesco chiese, insieme a questi dolcetti, anche il panno cinerino per la sua sepoltura. E Jacopa visse con Francesco con cuore di madre il suo dolore.
E non può dirsi completo questo affresco, senza sua sorella. Sorella di adozione, si intende: è Chiara, con la sua luce e freschezza. Francesco chiamava Chiara la sua “pianticella” e Chiara chiamava Francesco “il nostro Padre”. Da queste definizioni è chiaro il rapporto che intercorre fra i due. C’era una stupenda riservatezza tra loro, tanto che il santo veniva - molte volte - rimproverato amabilmente dai suoi frati di essere troppo duro con Chiara. Solo alla fine della vita, questo rigore diventa più dolce, tanto da far cercare a Francesco nella “sorella Chiara” - spesso - conforto e conferma. Ed è a San Damiano che vediamo il santo di Assisi rifugiarsi per trovare nelle mani di Chiara amabili cure. San Francesco è malato, al fine della vita. Cerca, in lei, nei riflessi dei suoi occhi la "sora acqua utile et humile et pretiosa et casta" del suo Cantico. In quei versi, il suo ultimo omaggio che lo ha accompagnato nella sua missione.
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