religione

MADRE TERESA: SANTA DEI POVERI, SANTA DELLA MISERICORDIA

ORAZIO LA ROCCA
Pubblicato il 30-11--0001

Papa Francesco ha santificato Madre Teresa: uno degli eventi più attesi dell'Anno Santo con migliaia e migliaia di pellegrini provenienti dai 5 continenti


La Santa dei poveri del terzo millennio
. Ma anche la Santa del Giubileo straordinario della Misericordia. Come pure, la Santa che – come San Francesco di Assisi che abbracciava lebbrosi e ammalati - ha cercato di alleviare le piaghe dei moribondi abbandonati tra l'indifferenza lungo le strade del mondo a partire da Calcutta, in India, e che ha portato messaggi di misericordia e di speranza in aree notoriamente a scarsa presenza cristiana del lontano Oriente. Sono tanti gli appellativi con cui è possibile chiamare la beata Madre Teresa di Calcutta, che papa Francesco santificherà il 4 settembre prossimo, uno degli eventi più attesi dell'Anno Santo e che vedrà, per l'occasione, affluire a Roma migliaia e migliaia di pellegrini dai 5 continenti. Stando alle previsioni della Santa Sede, in Vaticano arriveranno minimo 400 mila persone. Nel 2003, l'anno della beatificazione di Madre Teresa, arrivarono in 300 mila.

  Ma perchè una piccola donna come Madre Teresa di Calcutta (al secolo Anjeze Gonxhe Bojaxiu) a  quasi 20 anni dalla morte riesce ancora a smuovere tante masse di ammiratori, pellegrini, fedeli da ogni angolo della terra? Cosa c'è dietro questa figura che nel 1979 fu addirittura premiata col Premio Nobel per la pace dalla laicissima Accademia di Stoccolma e che è stata elevata, in particolare, dagli ultimi tre pontefici (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, papa Francesco) ad esempio mirabile capace di incarnare gli ideali del Cristo dei poveri? Difficile rispondere a interrogativi simili, anche se tutta la storia della sua vita ci può far capire tante cose. Nata a Skopje, in Albania, il 26 agosto 1910 e morta a Calcutta il 5 settembre 1997, Madre Teresa è stata la fondatrice di una delle congregazioni religiose, le Missionarie della Carità, più presenti nei luoghi di sofferenza. Dalla casa madre di Calcutta, si è ramificata praticamente in tutto il mondo, nelle aree di povertà più estreme, ma anche nelle periferie delle grandi metropoli e persino a Roma e in Vaticano.

Papa Wojtyla nutriva per lei un affetto filiale e paterno allo stesso tempo. La principessa Diana di Inghilterra era una sua devota amica. Tutti i potenti della terra la ammiravano. E non a caso, Giovanni Paolo II (proclamato santo da papa Francesco lo scorso anno) ad appena 5 anni dalla scomparsa, la elevò agli onori degli altari col titolo di beata. Ed ora – con la canonizzazione – per la fondatrice delle Missionarie della Carità si spalancano le porte della santità universale. Un traguardo che, in sostanza, pone Madre Teresa sulla scia dei grandi santi di ieri e di oggi che hanno dedicato la loro vita ai poveri. “E' una santa di oggi direttamente collegabile ai grandi santi dei poveri venerati dalla Chiesa, a partire da una figura come S.Francesco di Assisi”, commenta Gianni Gennari, teologo e firma storica della rubrica Lupus in Pagina del quotidiano cattolico Avvenire.

“Come il Poverello di Assisi che si spogliò delle ricchezze familiari per dedicarsi ai poveri ed ai bisognosi, abbracciando e baciando anche ammalati e lebbrosi, così Madre Teresa ha fatto dell'aiuto agli ultimi, agli ammalati ed ai moribondi la sua ragione di vita sull'esempio del Gesù Crocifisso”, specifica Gennari, che ricorda anche che la prossima santa “ha dovuto superare anche prove difficilissime” prima di poter dare vita al suo carisma pastorale: se S.Francesco abbandonò la famiglia e generò scompiglio anche nelle gerarchie ecclesiastiche; Madre Teresa, prima di fondare le Missionarie della Carità, lasciò traumaticamente la prima congregazione presso la quale aveva professato i voti religiosi, le Suore di Loreto, dove non riusciva a mettere a frutto il suo apostolato per i poveri. Fu un abbandono doloroso, che le procurò anche tristezze e tribolazioni, che in seguito ricorderà parlando di “notte buia della mia esistenza, prima del mio incontro col Signore”.

Una storia, comunque, simile anche alle storie dei grandi santi che, dopo San Francesco, hanno arricchito il cammino della Chiesa lungo le strade del mondo dei poveri, pagando anche prezzi altissimi. Basti pensare, ad esempio, a S.Camillo de Lellis, fondatore dei Camilliani (congregazione religiosa ospedaliera tra le più diffuse), S.Filippo Neri, S.Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù a cui appartiene il gesuita papa Francesco, santi che operarono accanto ai poveri con l'istituzione di mense sociali, ospedali, ricoveri nei Giubilei del 1500-600. Come pure S.Alfonso Maria dè Liguori, e, negli anni successivi, S.Giuseppe Moscati, il santo medico dei poveri, Oscar Romeno, il vescovo santo dei poveri del Salvador assassinato dagli squadroni della morte mentre celebrava la Messa, e – tra gli ultimi arrivati - Giovanni Antonio Farina, il vescovo dei poveri beatificato da papa Francesco nel 2014. Una tradizione di santità vicina ai poveri che a settembre si allungherà con l'ascesa sugli altari di una piccola suora dal sari bianco a strisce blu che amava definirsi “una matita nelle mani di Dio” al servizio dei poveri tra i più poveri. Proprio come San Francesco.

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