Omelia Card. Vallini per Consacrazione Episcopale fra Mauro Gambetti
Le parole del cardinale Agostino Vallini
Fratelli e Sorelle,
in questa ultima domenica dell’Anno liturgico celebriamo la solennità di Cristo Re dell’universo. Nella prima lettura il profeta Ezechiele ci ha presentato Dio come un pastore buono e sollecito, che cura il suo gregge, lo conduce al pascolo, conosce le pecore una ad una e va in cerca di quelle disperse per riportarle all’ovile, cioè alla salvezza. Per il Signore ogni pecora merita attenzione e cura. Una descrizione, quella evangelica, che manifesta tutta la premura di Dio per ciascuno di noi.
Il Vangelo ci mostra, invece, una visione grandiosa, è la scena del giudizio universale. Dopo la passione, per Gesù è giunta l’ora della gloria nella quale esercita la sua autorità di verità e giustizia, e lo fa in un modo particolare: si immedesima con quanti soffrono e sono nel bisogno, e spinge anche noi ad avere attenzione verso gli ultimi e i poveri. Il potere di Cristo si concretizza in un potere di umile servizio, soprattutto verso tutti i dimenticati: “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Ma nel giudizio di Gesù c’è anche una seconda parte, espressa con parole severe: “Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da magiare… “. Alla fine del mondo saremo giudicati sull’amore: un amore non sentimentale o superficiale, ma vero, concreto, un amore che si traduce in servizio verso chi soffre o ha bisogno. E’ questo l’amore che manda avanti la storia umana ! Questo è l’amore distintivo del Regno di Cristo, un amore che libera dall’egoismo, arricchisce e dà al mondo un volto veramente umano.
Cari fratelli e sorelle, nel giorno in cui celebriamo il trionfo dell’amore di Cristo la Chiesa ci dona un segno particolare di questo amore attraverso la consacrazione di un nuovo Vescovo. Chi è il Vescovo ? Noi pronunciamo questa sera questo nome, Vescovo, mentre procediamo, per mandato del Papa, a conferire questo impegnativo compito ecclesiale al nostro fratello Mauro, chiamato dal Signore a servire la Chiesa. Tre termini, tra i tanti che potremmo utilizzare, qualificano e in qualche modo sintetizzano il ministero del Vescovo: il Vescovo è amico, servo, pastore.
Il Vescovo è anzitutto amico, amico di Cristo. Nell’ora suprema della passione Gesù chiama i suoi discepoli amici: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici”. Vale a dire: voi siete i miei intimi, voi mi appartenete, siete la mia famiglia, la mia casa. Al Vescovo è chiesto anzitutto di avere con il Signore un forte rapporto personale, di essere un uomo di fede, di una fede viva, robusta, motivata, una fede coltivata nella preghiera, che esprime un forte vincolo con il Signore e da Lui prende ispirazione, luce e forza per il suo servizio pastorale.
L’appartenenza a Cristo lo identifica con Cristo, gli fa sentire il desiderio di assomigliare a Cristo, di fissare il suo sguardo su quello di Cristo Crocifisso; in una parola di avere – come ci insegna san Paolo - “gli stessi sentimenti di Cristo Gesù,…, che spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, …umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce” (Fil. 2, 7-8).
Da qui discende il suo servizio, vale a dire percepirsi e vivere concretamente come persona dedicata al bene di tutti, ad amare tutti, a sentirsi vicino a tutti, interessato a tutti, perché il Vangelo arrivi a tutti. Il Vescovo, pertanto, si impegna coscientemente a mostrare il Vangelo anzitutto con la testimonianza umile e gioiosa della sua vita, della sua dedizione, attenzione, premura, perché la Parola di Dio sia viva, credibile e penetri nei cuori. Questa sua passione fa del Vescovo un vero pastore.
Il patto, direi meglio il giuramento, che questa sera fai con Cristo, caro Padre Mauro, è che da oggi tu possa guardare ogni persona con occhi di padre, di un padre buono, semplice e accogliente, un padre che dona gioia alle persone, che è pronto ad ascoltare chiunque desidera aprirsi a lui, un padre umile e paziente; in una parola, un padre che mostra sul suo volto il volto di Cristo. Chiedi dunque al Signore di conservare sempre, anche da Vescovo e Cardinale, uno stile di vita semplice, aperto, attento, sensibile particolarmente verso chi soffre nell’anima e nel corpo, uno stile di vero francescano.
Impegnati a manifestare e testimoniare la bontà e la carità di Cristo. Come Vescovo, tu sei il segno della carità di Cristo. Chiedi al Signore nella preghiera di sentire e rendere visibile la tenerezza di Gesù particolarmente verso i tanti cercatori ci pace. Così tu sarei un vero pastore , vale a dire un dono del Signore fatto al popolo di Dio, una persona che si misura ogni giorno con la sfida di rendere concreto l’ideale del Vangelo vissuto secondo lo spirito della Chiesa.
Dunque Vescovo come carisma e sevizio , non come potere e apparenza, e come tale dovrai essere attento a valorizzare le persone appartenenti al buon popolo di Dio con carità e abnegazione, manifestate in tutte le forme verso i semplici e i poveri, come verso i colti e quanti sono collocati in posizioni elevate. Come Vescovo impegnati a diffondere particolarmente la Parola di Dio, sostenendo e incoraggiando le molteplici iniziative formative e pastorali, senza sottrarti al confronto con credenti e non credenti, affrontando le sfide del nostro tempo, aperto sempre al dialogo con tutti.
Come Vescovo, chiamato dal Romano Pontefice nel Collegio cardinalizio, abbi sempre un cuore largo e un respiro universale per le funzioni che sarai chiamato a svolgere in aiuto al Successore di Pietro. Caro Padre Mauro, fra poco invocheremo per te lo Spirito Santo, perché pieno della sua potenza tu possa guidare a salvezza il popolo santo di Dio, come amministratore dei misteri di Cristo .
Noi tutti qui presenti ti siamo vicini e ti assicuriamo la nostra fervida preghiera e il nostro affetto fraterno. Amen.
Card. Agostino Vallini
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