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Francescanesimo/Omelia Festa del Perdono

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Fr. José Rodriguez Carballo, Ministro geneale OFM



Cari fratelli e sorelle, il Signore vi dia la sua pace!

Con grande gioia siamo arrivati alla Porziuncola per gustare e celebrare la grazia del perdono; per gustare e celebrare la bontà del Signore che essendo Amore (1Gv 4, 8), ci ama e ci perdona, preparando per noi non un banchetto qualunque, ma il banchetto nel quale Lui stesso diventa nostro cibo e bevanda.

Il cuore del cristianesimo, cioè l'evento della rivelazione di Dio in Gesù Cristo crocifisso, viene letta da Paolo come evento dell'amore di Dio per gli uomini nella loro condizione di peccato, nella loro condizione di nemici di Dio (cf. Rm 5, 8-11). E questo evento è segnato dall'amore e dalla gratuità di Dio, il che significa che il dono del Figlio all'umanità è anche, e contemporaneamente, perdono.

Perdono, remissione dei peccati. Perdono, rimozione degli ostacoli che si frappongono all'unione intima con Dio, con gli altri e con la creazione, in modo tale di farci sentire la grazia della riconciliazione, e, quindi, della comunione profonda che per il peccato era venuta a meno tra noi e Dio, tra noi agli altri, tra noi e la creazione. E questo avviene non in virtù di un rapporto giuridico tra Dio che riceve l'offesa y l'uomo che pecca, ma grazie a quel dare-in-più che si traduce in un rapporto di grazia. In altre parole, il nostro pentimento, come nel caso del pentimento del figlio prodigo (cf. Lc 15, 11-32), soltanto potrà iniziare dal momento in cui ci rendiamo conto dell'amore fedele del Padre, che non ha cessato di amarci mentre eravamo lontani da lui per il peccato. Ciò che noi leggiamo come perdono, in realtà agli occhi del Padre non è che un amore che noi ha mai smentito se stesso. Il perdono, allora, soltanto è comprensibile nello spazio della libertà dell'amore, solo nello spazio e nella logica del dono che nel Figlio si fa totale e totalmente gratuito.

Riflesso dell'amore trinitario di Dio, il perdono è partecipazione alla vittoria di Cristo sulla morte: se la risurrezione dice che la morte non ha l'ultima parola, il perdono dice che la morte non ha l'ultima parola, che il peccato non è l'ultima verità dell'uomo. L'ultima parola nella vita dell'uomo, l'ultima sua verità è sempre l'amore di Dio. L'uomo è prima di tutto, l'amato del Padre che non dubita in donare il Figlio affinché l'umanità ritorni alla piena comunione con Dio, con gli altri e con la creazione stessa voluta dal Creatore fin dagli inizi. In questo modo possiamo dire che “la chiesa è una comunità di peccatori converti, che vivono la grazia del perdono, trasmettendola a loro volta agli altri” (Joseph Ratzinger).

Il perdono di cui sentiamo il bisogno ci arriva oggi attraverso l'Indulgenza della Porziuncola ottenuta da Francesco direttamente dal Papa per mandarci tutti in Paradiso. Francesco che aveva sperimentato nella sua vita la misericordia del Signore, come lui stesso confessa nel suo Testamento, vuole che tutti facciano questa stessa esperienza. Lo specifico di questa Indulgenza è la sua gratuità. Contrariamente a quanto avveniva con altre Indulgenze, questa è gratuita. Per questo possiamo dire che è l'Indulgenza dei poveri, di chi non più andare a Gerusalemme o San Giacomo di Compostela. Il cuore grande di Francesco non vuole lasciare nessuno senza la possibilità di andare in paradiso, senza la possibilità di essere perdonati.

Cari fratelli e sorelle, convocati per gustare e celebrare la grazia del perdono siamo ugualmente chiamati a riscoprire l'amore di Dio e condividere questo amore/perdono con gli altri. Questi sono, infatti, gli atteggiamenti necessari per partecipare pienamente alla festa del perdono. Il primo come condizione per gustare il perdono, il secondo come conseguenza di sentirsi perdonati.

Chi non è cosciente che Dio lo ama, come potrà celebrare e fare festa per il perdono? Ma neppure potrà mai sentire cosa significa il peccato. Sono i santi, come Francesco, che, perché si sentono realmente amati, si sentono anche perdonati e sentono l'urgenza di rompere con qualunque situazione di peccato, per piccola che sia. Quando Francesco sul monte della Verna grida: l'amore non è amato, l'amore non è amato, lo fa perché ha esperimentato il grande amore che Dio ha per l'umanità e l'insormontabile distanza tra l'amore di Dio e l'amore del uomo. E quando afferma nel suo Testamento quando ero in peccato, non lo dice per umiltà, ma lo dice sentendo che è vero, e lo è, tenendo presente l'amore senza limiti di Dio per lui. D'altra parte sentirci perdonati ci mette davanti a un'esigenza di perdonare senza limiti: “settanta volte sette” (Mt 18, 22). Ecco perché il Signore nella versione che Lucca ci offre del Padre Nostro ci insegna a pregare così: “perdonaci come noi già abbiamo perdonato”. Chi si sente perdonato diventa necessariamente apostolo del perdono, e della riconciliazione. Ce lo insegna Francesco nel suo impegno di riconciliare il vescovo e il podestà di Assisi, il lupo e la città di Gubbio.

Fratelli e sorelle, amici tutti, celebrando la solennità di Santa Maria, Regina degli Angeli, celebriamo a Colei alla quale la liturgia applica l'elogio che il libro del Siracide, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, fa della Sapienza. Guidati da questa attualizzazione liturgica Maria è la madre del bell'amore e del timore, della cognizione e della santa speranza, In Lei è ogni grazia di via e di verità, ogni speranza di vita e di virtù. Lei è la piena di grazia, come la chiama l'Angelo, la cui memoria rimarrà per tutti i secoli (cf. Si 24, 27). Lei è la donna dalla quale nasce il Figlio di Dio per riscattare noi che eravamo sotto la legge del peccato (cf. Gal 44,4-5). Lei è la discepola fedele che ha trovato grazia preso Dio (Lc 1, 30), perché ha concepito il Figlio prima ancora nella fede che nella carne (f. Lc 1, 45). Lei è la vergine fatta chiesa, palazzo, tabernacolo, casa, vestimento, serva e Madre di Dio, come la canta il padre san Francesco (SalV 4ss).

Seguendo il consiglio del libro del Siracide, avviciniamoci a Lei, e la Madre di misericordia ci condurrà al Figlio per gustare quanto è buono il Signore (cf. Sal 33). E allora anche noi troveremo grazia presso Dio e rientrando in noi stessi (cf. Lc 15, 17), ci metteremo in camino e torneremmo alla casa del Padre. Lui ne avrà compassione, ci correrà incontro e abbracciandoci ci accoglierà (cf. Lc 15, 20), con grande gioia, perché un peccatore si è pentito (cf. Lc 15, 7). E inizierà la festa, la festa del perdono, la festa di chi era morto ed è ritornato alla vita, di chi era perso ed è stato ritrovato (cf. Lc 15, 32), la festa di tutti noi che riconoscendo il nostro peccato ci sentiamo amati, perdonati e riconciliati. La festa del perdono consiste proprio in questo: sentirci da un Dio al che confessiamo come AMORE.

Che la Regina degli Angeli, mediatrice di tutte le grazie, e il Padre San Francesco ci ottengano dal Signore la grazia di fare questa esperienza ogni volta che, a causa della nostra debolezza, ci sentiamo peccatori. Buona festa del perdono! (ofm.org)

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