"Ho dormito nelle braccia di S. Francesco": l’uomo schiantatosi al suolo
La narrazione contenuta nel "Trattato dei Miracoli"
Nel Trattato dei Miracoli scritto da Tommaso da Celano, si racconta di un prodigio a un nobile romano precipitato da una torre e ormai dato per morto. L’uomo, che si risvegliò contro ogni previsione, disse di aver dormito tra le braccia di San Francesco.
LA CADUTA
A Roma un nobile cittadino, di nome Rodolfo, aveva una torre abbastanza alta, e sulla torre, secondo l'uso, teneva un custode.
Una notte, sulla cima della torre, mentre il custode dormiva profondamente, giacendo su un mucchio di legna posto proprio sull'orlo sporgente del muro, si sciolse l'argano all'improvviso o forse per un guasto provocatosi alla base, e l'uomo fu sbalzato fuori con tutta la legna, abbattendosi dall'alto precipizio sul tetto del palazzo e dal palazzo al suolo.
LA MOGLIE DEL CAVALIERE
Al forte fragore si svegliò tutta la famiglia, e il cavaliere, sospettando delle ostilità si alzò ed uscì con le armi in pugno.
Sfoderata la spada, stava per vibrarla sull'uomo che giaceva a terra addormentato, con l'intenzione di colpirlo, poiché non l'aveva riconosciuto. Ma la moglie del cavaliere, temendo che per caso fosse il proprio fratello, odiato a morte dal marito, gli impedì di colpirlo col gettarsi sull'uomo sdraiato, e lo difese con pietà. O meravigliosa profondità di quel sonno! Non alla doppia caduta, non al rumoroso clamore si risveglia quell'uomo assopito.
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IL PELLEGRINAGGIO
Finalmente scosso da una mano sollecita si svegliò e, come strappato da un dolce sonno, si rivolse al suo padrone: "Perché mi svegliate dal sonno? Non ho mai dormito così dolcemente, giacché dormivo con grandissima soavità nelle braccia del beato Francesco". Venendo poi informato dagli altri della sua caduta, e vedendosi in basso, lui che si era coricato in alto, si meravigliò che fosse accaduta una cosa di cui non si era accorto. Tosto dinnanzi a tutti promise di fare penitenza, e, ottenuto il permesso del suo padrone, si accinse al pellegrinaggio.
I DUE FRATI MINORI
La donna, poi, fece mandare ai frati che dimoravano in un suo castello fuori Roma, un bell'apparato sacerdotale, pegno di riverenza e di onore al Santo. Le Scritture esaltano il grande merito dell'ospitalità, e gli esempi lo provano. Il predetto signore infatti, quella notte, aveva dato alloggio a due frati minori, per amore di san Francesco, ed anch'essi accorsi con gli altri avevano assistito all'accaduto.
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