San Leopoldo Mandic e la piccola Laura Degan
Intervista a Paola Franceschetto
Vento di primavera, Lauretta Degan; un leggero vento - una brezza - di colori e fiori. Il suo sorriso, immortalato in tante fotografie, è testimonianza, vera e concreta di una bambina che aveva nel suo cuore Dio. Lui l’aveva scelta per donare amore, così come aveva fatto con San Francesco d’Assisi secoli prima: il percorso d’Amore che traccia il Signore nella Storia non ha né tempo né spazio, nella Sua proiezione dell’infinito; lo stesso sconfinato Infinito che Lauretta aveva nel suo piccolo cuore.
Ed è proprio grazie a questo cuore che la piccola Laura Degan ha vissuto la sua breve - ma importante e preziosa - esistenza come dono per gli altri. Laura si ammala di tumore all’età di soli due anni; nata a Padova il 13 dicembre, giorno di santa Lucia, volerà in cielo l’11 settembre del 1994, a soli sette anni. Cinque anni di grandi sofferenze che Laura vivrà nel pieno abbandono a Dio, in umiltà e gioia francescana, si potrebbe dire. E proprio con i “sai francescani”, Lauretta, aveva un legame particolare che s’intreccia, soprattutto, con un luogo: Padova con il suo santuario dedicato a uno dei santi francescani più importanti del secolo scorso, San Leopoldo Mandic.
Chiediamo alla mamma di Laura, Paola Franceschetto, di raccontarci meglio questo legame con il santo francescano.
Guardando le fotografie che ritraggono Laura, veniamo colpiti subito da un particolare. Laura è malata da tempo, ma il suo sorriso, i vestiti che indossa esprimono ben altro: una gioia inesauribile, un amore sconfinato per la vita. Una gioia che è molto simile a quella di San Francesco per il Creato, al suo amore per il Creatore. Come è possibile spiegare ciò? Come è possibile che Laura pur soffrendo così tanto per la malattia possa esprimere tutto questo mondo “a colori e a fiori”?
Laura era una bambina che amava tutto della vita. C’è una poesia che può esprimere bene tutto questo; l’aveva scritta quando era già da tempo malata. Laura scriveva: “La primavera è bella; la primavera è un fiore; la primavera conta i giorni; la primavera è un saluto”. E infine chiudeva con questo verso: “La primavera è tutto il mio cuoricino”. Queste parole possono sintetizzare il suo amore per la vita. Aveva una gioia di vivere che ha espresso anche nei momenti in cui la malattia l’aveva profondamente segnata, anche con la privazione della vista.
Lauretta ha vissuto la malattia con piena accettazione del volere del Signore; accettazione che però in lei non era rassegnazione, ma abbandono fiducioso nella volontà di Dio. E ha fatto tutto ciò con grande semplicità, come se dovesse seguire una via già tracciata in lei e della quale aveva piena consapevolezza. Per questo ha vissuto con serenità la sua sofferenza: era sempre allegra, vivace, amava molto cantare; non si lamentava mai per la sua malattia. Una serenità che poteva venire solamente da Dio, se no non si spiegherebbe la maturità dimostrata nel periodo della sofferenza. Ricordo che appena abbiamo saputo la sentenza dei medici il primo pensiero è stato quello di rivolgerci al Signore.
Ed è a questo punto che entra nella vita di Laura la figura di San Leopoldo Mandic.
Sì. Appena siamo usciti dalla stanza del medico che ci aveva detto della malattia di nostra figlia, una suora che prestava servizio all’ospedale, mi ha chiamato in disparte. Sono rimasta colpita dalle sue parole dolci e tenere: per me sono state le prime parole di consolazione in quel momento così tragico. Era la carezza di Dio che ci diceva: io sono con voi! Quello stesso giorno mia madre ha pensato subito di andare a pregare San Leopoldo Mandic per la salute di Lauretta. E così abbiamo fatto. Una volta usciti dal reparto di pediatria, siamo andati subito al santuario di San Leopoldo Mandic.
Un frate cappuccino ha compreso subito la nostra situazione e così ha aperto la piccola vetrina, presente nel santuario, dove sono conservate le reliquie di San Leopoldo: abbiamo appoggiato un lembo del mantello del frate cappuccino sulla parte del viso di Laura in cui il male si era maggiormente manifestato; e poi, Laura, con dolcezza, ha voluto baciare una pantofola del frate santo.
Da quel giorno in poi, ogni volta che avevamo una visita medica a Padova, passavamo a trovare San Leopoldo: Lauretta entrava con familiarità in quel luogo; sapeva benissimo dove fosse la celletta, i luoghi cari al frate santo cappuccino. Ogni volta che entravamo in quella celletta, Lauretta accendeva un cero a San Leopoldo Mandic e alla Vergine; e sul libro delle intenzioni di preghiera disegnava sempre un sole, grande, luminoso; accanto, scriveva il suo nome: quel sole era il simbolo della speranza, della gioia di vivere che illuminava il volto di Lauretta!
Sempre riguardo il rapporto tra San Leopoldo e la piccola Laura, c’è anche un episodio simpatico. Può raccontarcelo?
Un giorno, nella nostra parrocchia a Cervarese Santa Croce (un comune vicino a Padova, n.d.r) si chiudeva la missione al popolo; erano venuti per l’occasione dei frati cappuccini a consegnarci il “tau”. Io e Laura aspettavamo il nostro turno, in fila. Poi, finalmente, ci siamo trovati di fronte all’altare e davanti a noi ci siamo trovati un frate cappuccino che assomigliava in tutto per tutto a San Leopoldo Mandic. Lauretta appena l’ha visto ha sorriso e ha accarezzato con dolcezza la sua barba esclamando: “Nonno Poldo!”. San Leopoldo Mandic, per lei, era ormai divenuto suo nonno!
Ma c’è stata anche un’altra figura francescana che avete incontrato - di persona - nel vostro cammino; una figura che è divenuta assai importante per Laura e per lei: stiamo parlando del Servo di Dio padre Daniele Hechich, religioso dell'Ordine dei Frati Minori.
Sì, per la nostra famiglia è stato importantissimo: è lui che ci ha accompagnato, con amore di padre, in tutta la malattia di Laura. Padre Daniele è stato un’altra carezza di Dio in quel momento così delicato. Lauretta con padre Daniele aveva un rapporto speciale: fra loro c’era stato l’incontro di due anime, entrambe immerse nell’amore e nella purezza di Dio. Si sono riconosciuti in questa terra e ora dal cielo intercedono insieme; Laura lo definiva già un santo!
La carità e l'Eucaristia fanno parte del cammino di ogni cristiano. Laura che significato dava a queste due parole?
Nella sua breve vita più volte ha dato testimonianza di cosa voglia dire donare. Per lei era importante essere vicino al prossimo, esprimere il suo amore per gli altri. Anche in questo, devo dire, ha dimostrato una maturità sorprendente come, ad esempio, quando pur malata riusciva a dare coraggio e speranza agli altri bambini del reparto oncoematologico dell’ospedale pediatrico; inoltre, condivideva con loro “le cose buone della nonna”: condivisione nella sofferenza che diviene speranza di Amore! Questa cosa mi ha sempre colpito: lei, sofferente nella malattia, riusciva ad avere sempre un pensiero, una parola di incoraggiamento per gli altri, soprattutto per chi soffriva.
Pregava per la salute di tante persone; ricordo le tante notti trascorse a pregare con lei; notti accompagnate dalla audiocassette del Rosario di padre Pio: amava la voce del santo cappuccino e mi chiedeva di ascoltarle insieme a lei fino a quando giungeva il mattino! Pregava tanto la Vergine Maria: aveva per Lei una devozione particolare. E, poi, aveva il suo fedele angelo custode: suo vero e proprio amico. Una delle cose che ricordo con più sorpresa è che pur essendo così piccola era consapevole dell’importanza dell’ostia consacrata! Amava l’Eucaristia e fin da piccola desiderava ardentemente riceverLa.
A sei anni e qualche mese, quando ormai la medicina non poteva più nulla, Lauretta ha poi avuto la possibilità di ricevere la Prima Comunione: il suo desiderio era stato finalmente esaudito! Quando non ha avuto più la possibilità di andare a Messa, il sacerdote veniva a casa per darle la Comunione: attendeva quel momento con grande impazienza perché sapeva che era il suo incontro intimo con il Signore!
Finisce il nostro colloquio con Paola Franceschetto, con la consapevolezza che c’è ancora tanto da raccontare sulla piccola Lauretta. Lei, questo piccolo angelo di Dio sceso sulla terra, è davvero un vento di primavera; e si sa bene che i fiori di questa stagione hanno sfumature tutte diverse e sono innumerevoli. La Bellezza non si può racchiudere tutta in parole.
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