La Madonna di San Francesco del Correggio
L’artista del 1500 interpreta l’amore del santo d’Assisi per la Madonna
La Madonna di San Francesco, oggi custodita alla Gemäldegalerie di Dresda, è la più antica opera del Correggio a essere documentata ed è la sola, fra quelle della sua giovinezza, di cui si conoscano esattamente i tempi di esecuzione. Ci è noto, infatti, il contratto di commissione della pala (30 agosto 1514), il saldo finale (4 aprile 1515) e la fornitura all’artista di un’ “anchonam ligneam” entro la fine di ottobre 1514, che assicura che i lavori poterono cominciare nel novembre di quell’anno. Nell’opera è presente addirittura la firma dell’autore: il nome "Antonivs de Alegri F.(ecit)" è presente sulla ruota di santa Caterina. Poco prima del 1638 la pala venne confiscata da Francesco I d'Este e fatta trasportare a Modena, a Palazzo Ducale, assieme a un gruppo di altre cinque opere del Correggio rastrellate nel territorio del ducato. Nel 1746 Francesco III, in cerca di modi per far cassa, con un episodio noto come uno dei più importanti depauperamenti d'arte italiana, vendette all'elettore di Sassonia Augusto III le cento più celebri opere della Galleria Estense, comprese le opere di Correggio, che da allora sono conservate a Dresda.
Fin qui la storia del quadro. Ma dietro a questa, un’altra storia si cela. Ed è quella del rapporto tra i Frati francescani e la Vergine Maria. E’ noto il rapporto privilegiato che Francesco d’Assisi ebbe con la Madre di Gesù. Gli scritti che ci sono pervenuti, le fonti biografiche ci parlano del sentimento vivo, filiale, amorevole che il Poverello d’Assisi ha avuto per la Madonna. Questo quadro sottolinea un “qualcosa” di più universale, potremmo dire: l’intero Ordine francescano si è sempre posto, nei secoli, sotto la materna protezione della Vergine. Nel quadro, infatti, troviamo Maria, dall'alto del suo trono terrestre, che fa da tramite tra suo figlio, tenuto in grembo, e san Francesco, proteso a sinistra, che rappresenta il “medium” coi fedeli.
Armonia di colori e forme e un equilibrio non solo stilistico, ma dell’anima, dominano l’opera. Sembra quasi che in questa grande tela sia presente l’animo stesso del Padre Serafico: non è difficile immaginare il volto di San Francesco, in contemplazione della Vergine, esprimere una pace interiore che difficilmente sarebbe possibile descrivere. Questa tela infonde proprio ciò. L’impianto generale dell’opera è quello della sacra conversazione, ambientata in un portico aperto su un paesaggio. Ciò che si respira è la pace di chi, confidando nell’amore di Maria, viene a contatto quasi con il Paradiso. San Francesco viveva questo stato di armonia profonda.
Oltre a San Francesco, sono presenti: Antonio di Padova (col giglio e il libro); Caterina d'Alessandria (sulla ruota dentata, con la spada, la palma del martirio e la corona deposta a terra) e Giovanni Battista (con la veste eremitica di pelle di capra, annodata all'avambraccio, e la lunga croce), il quale guarda lo spettatore e indica, nel suo gesto tipico, il Bambino. Figure che con la maestria dell’artista Correggio sembrano volteggiare ai piedi della Madonna, seduta su un regale trono. Fluttuano quasi, tutto sembra sospeso: in fondo, chi si avvicina alla Madonna non potrebbe fare altrimenti. Il Paradiso scende sulla terra. In questa delicata partitura di gesti ed espressioni, contrappuntata da una sapiente distribuzione della luce calda e sfumata, i personaggi sono rapiti da una musica celestiale. Non vi è nessun strumento presente nell’opera, ma le immagini parlano più che chiaro. Forse, l’unico elemento che potrebbe ricondursi alla musica, è la presenza della gloria di cherubini. Sono visibili vicino alla nube bianca, colma di luce, posta dietro alla Vergine Regina.
Regina, termine usuale nel linguaggio di Francesco d’Assisi, per indicare la Madre di Gesù. Ne è testimonianza il suo famoso “Saluto alla Beata Vergine Maria”, in cui viene sintetizzata tutta la devozione, l’amore di un figlio verso la madre, di un servo verso la sua regina: "Ave Signora, santa Regina, santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa (...) tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia e ogni bene. Ave suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa, ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre”. In quei colori, in quelle forme, con quel San Francesco posto così a lato della Vergine, sembrano davvero risuonare nel quadro questi versi fatti preghiera. (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)
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