Giornata internazionale della donna: il tema essenziale della dignità
La genesi della ricorrenza
“Andavo a San Jeronimo/ verso il porto/ quasi addormentato/ quando dall’inverno/ una montagna/ di luce gialla,/ una torre fiorita/ spuntò sulla strada e tutto/ si riempì di profumo. Era una mimosa”. Versi del poeta cileno Pablo Neruda, dedicati al fiore-simbolo della festa della donna. Ma perché proprio questo fiore è diventato l’emblema del giorno di oggi?
L’origine è duplice. La prima fa riferimento a un giorno di grande tristezza per una fabbrica di operaie di New York: l’8 marzo del 1908, scoppiò in una fabbrica - la “Cotton”, questo il nome dello stabilimento industriale americano - un incendio nel quale rimasero uccise 129 operaie. La leggenda vuole che nei locali della fabbrica crescesse un albero di mimosa, andato anch’esso in fumo col resto dell’edificio. L’altra ipotesi, storicamente più fondata, risale al 1946 quando l’Unione Donne Italiane cercava un fiore che potesse celebrare la prima Festa della donna del dopoguerra e la scelta ricadde sulla luminosa pianta gialla perchè era l’unica pianta già pienamente fiorita a inizio marzo.
Il processo storico che ha portato la celebrazione di questa giornata nasce nel Novecento. Il primo evento importante fu il VII Congresso della II Internazionale socialista svoltosi a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907. Durante questo congresso si discusse della questione femminile e del voto alle donne: si voleva arrivare all’introduzione del suffragio universale. Pochi giorni dopo, il 26 e 27 agosto 1907, si svolse invece la Conferenza internazionale delle donne socialiste. La prima Giornata Nazionale della donna venne celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti per iniziativa del Partito Socialista Americano. L'anno seguente la ricorrenza venne introdotta anche in Europa sotto l'impulso dell'Internazionale Socialista, che, durante lo svolgimento del congresso di Copenhagen, decise di istituire la Giornata internazionale della donna per promuoverne i loro diritti. Con una risoluzione del dicembre del 1972, ricordando i venticinque anni trascorsi dalla prima sessione della Commissione sulla condizione delle Donne, l'ONU proclamò il 1975 "Anno Internazionale delle Donne". Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all'anno "Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale".
La storia è lunga e molte volte frammentaria: difficile percorrere le varie tappe; difficile approfondirla nella sua interezza. Ma l’elemento fondamentale - e fondante - di questa giornata, invece, è ben chiaro e non ha bisogno di tante parole: celebrare il ruolo delle donne nella società. La Chiesa è stata sempre attenta, nel corso della sua storia (soprattutto dopo il Concilio Vaticano II), a questo ruolo così fondamentale. Fra i vari documenti che la Chiesa ha prodotto a riguardo, ce n'è uno in particolare che oggi andrebbe ricordato: è la “Lettera alle donne” di san Giovanni Paolo II. Parole scritte nel 1995 ma che conservano un’attualità sconvolgente:
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita. Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita. Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza. Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Lunga citazione, ma doverosa perché parole che riescono a sintetizzare e a presentare la donna nelle sue molteplici vesti. Parole da meditare, non solo oggi.
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