Un prossimo grande esodo
Tanta disumanità: come evitare che tutto questo accada ancora?
Migranti. Anche se la situazione afghana ha, per il momento, occupato parte della discussione, è necessario comprendere chi sono i migranti, quali le possibili soluzioni e modi di affrontare il fenomeno migratorio in atto da tempo. Le immagini che ultimamente stanno “invadendo” i media sono quelle di un prossimo grande esodo di massa. Tutti abbiamo visto le evacuazioni dall’aeroporto di Kabul, appena dopo la presa del potere dei talebani. L’accoglienza di queste persone non è stata mai messa in dubbio, ha riguardato infatti la fetta di popolazione che negli anni ha collaborato e lavorato con le forze occidentali. Ogni governo ha fatto la sua parte.
I “problemi” arriveranno adesso. L’Afghanistan sta attraversando una grave crisi economica, sanitaria (la pandemia che ha colpito il mondo intero) e ambientale: una pesante siccità sta flagellando il territorio afghano. Alcuni Stati europei hanno già iniziato a frenare in qualche maniera la migrazione, che aumenterà senza dubbio. L’Austria, ad esempio, ritenendo l’Afghanistan un paese sicuro ha dichiarato che non accoglierà migranti irregolari. Le piaghe che ora stanno colpendo l’Afghanistan riporteranno sicuramente in evidenza la distinzione tra migranti economici e politici e l’esodo attraverso la rotta balcanica.
Differenziare i migranti in meritevoli e non meritevoli di accoglienza è una violazione dei diritti umani. Siamo realmente in grado di distinguere le due situazioni? Possiamo incasellare la vita dei soggetti in rigide normative? Uno dei momenti più bui dell’accoglienza europea sono state le violenze sui migranti mentre stavano attraversando la rotta balcanica. Come riuscire ad evitare che si ripetano certe cose? Di questa situazione il giornalista Nello Scavo ne ha fatto un atroce, ma reale, ritratto: È la schiena curva e livida dei respinti a dire le sprangate. Sono le gambe sanguinanti a raccontare la disperata corsa giù dal valico. A piedi nudi, con le caviglie spezzate dalle bastonate e i cani dell’esercito croato che azzannano gli ultimi della fila. È l’umiliato silenzio di alcuni ragazzi visitati dai medici volontari nel campo bosniaco di Bihac per le cure e il referto: stuprati e seviziati dalla polizia con dei rami raccolti nella boscaglia. I meno sfortunati se la sono cavata con il marchio di una spranga incandescente, a perenne memoria dell’ingresso indesiderato nell’Unione Europea. (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)
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