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Natale di pandemia per la Chiesa russa

Redazione Pixabay
Pubblicato il 08-01-2021

Il disappunto dei vertici ortodossi per il mancato rispetto delle norme sanitarie

Il 7 gennaio si celebra in Russia la solennità del Natale del Signore, l’equivalente del 25 dicembre nel vecchio calendario giuliano. In piena seconda ondata del Covid-19, nonostante la campagna vaccinale iniziata già a fine dicembre, la Chiesa russa continua a essere funestata da numerose morti tra il proprio clero. Il 5 dicembre è morto per il virus all’età di 59 anni padre Oleg Burlakov (v. foto), un sacerdote molto attivo della diocesi di Shakhtinsk, nel sud del Paese: p. Oleg era diventato sacerdote a 50 anni nel 2011.

Nel 2020 il numero di sacerdoti e vescovi ortodossi deceduti è triplicato rispetto all’anno precedente. Il patriarca Kirill (Gundjaev) ha prescritto a tutte le chiese di celebrare le liturgie natalizie soltanto alla presenza di pochi fedeli e su invito. È quanto egli stesso ha fatto per la solenne celebrazione notturna nella cattedrale del SS. Salvatore di Mosca, trasmessa dal primo canale della televisione russa. Il patriarca si trova dall’inizio di ottobre in regime di stretto isolamento nella sua residenza alla periferia di Mosca, da cui si è trasferito soltanto il 31 dicembre per la liturgia di fine anno nella cattedrale moscovita.

Nel messaggio natalizio al clero e ai fedeli, Kirill osserva che “oggi, quando i popoli della terra sono angosciati per la difficile prova della nuova malattia, quando i cuori degli uomini sono affannati per la paura e le preoccupazioni per il futuro, per noi è di particolare importanza rafforzare la preghiera comunitaria e quella personale”. Egli sottolinea che “nessun problema è in grado di distruggere lo spirito dell’uomo, se egli conserva la viva fede e si affida a Dio in tutto”. Il patriarca ricorda che “non esiste nessun popolo su cui non abbia influito la nascita del Signore”, come dimostra la visita dei Re Magi. Nella liturgia ortodossa essa si ricorda proprio durante la Natività (dal 6 al 19 gennaio è la festa della Teofania, cioè del Battesimo di Gesù nel Giordano).

Il metropolita Ilarion (Alfeev), primo collaboratore del patriarca, ha espresso in un’intervista televisiva il suo disappunto per il fatto che “non in tutte le parrocchie si osservano le raccomandazioni sanitarie e igieniche date dal patriarca e approvate dal Santo Sinodo fin dallo scorso marzo”. Egli ha raccontato di aver assistito a celebrazioni in cui il rito della comunione viene dispensato senza igienizzare il cucchiaio a ogni comunicando, come prescritto. “Purtroppo – ha affermato Ilarion – questa è la realtà della nostra Chiesa, del resto non siamo nell’esercito, dove si danno gli ordini e tutti sono obbligati a eseguirli”. Egli ha invitato di nuovo i sacerdoti a “non affidarsi solo al proprio giudizio e ai propri pareri personali, ma ad ascoltare i superiori ecclesiastici”.

Il presidente Vladimir Putin è uscito dall’isolamento per partecipare alla liturgia natalizia notturna in una chiesa di provincia sull’isola di Lipno, località sul lago Ilmen (regione di Novgorod). Entrando nel luogo sacro, il presidente ha acceso una candela e ha baciato l’icona della festa, contravvenendo alle norme igienico-sanitarie. Egli ha però rispettato i protocolli facendo la comunione con il cucchiaino igienizzato. È la seconda volta che Putin visita questa chiesa dedicata a san Nicola: vi era stato nel 2016, insieme al premier Dmitrij Medvedev.

La zona del lago Ilmen richiama gli inizi della storia cristiana dei russi, ancor prima di Kiev, nei primi anni del X secolo: la cosiddetta Ilmenskaja Rus’ del grande nord. La chiesa fu costruita dopo l’invasione dei mongoli nel 1292; la costruzione conserva affreschi del XIII secolo e fu uno dei principali modelli architettonici della “scuola di Novgorod”, protagonista della rinascita cristiana della Russia dopo il giogo tartaro. Distrutta dai nazisti nella Seconda guerra mondiale, essa fu ricostruita dai sovietici nel 1956 per il suo valore simbolico e patriottico.

Una leggenda russa, di quelle che venivano raccontate dalle njanie (balie) ai bambini, racconta che dalla zona di Ilmen si recò a Betlemme un quarto Re Mago, dal nome russo-scandinavo Oleg. Egli era però in ritardo perché si era perso nella tajga, e dei briganti avevano rubato il dono che intendeva portare al Bambino Gesù. Per la tradizione locale, il Re Oleg è ancora in giro per le sterminate foreste russe, e cerca di ritrovare quel dono, l’anima russa da consegnare al Salvatore. (AsiaNews)

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