esteri

Fraternità, ad Abu Dhabi un nuovo inizio

Luca Geronico Ansa - MOHAMED AL HAMMADI HANDOUT
Pubblicato il 04-02-2021

Due anni fa la firma del Documento sulla fratellanza umana

Due anni fa la firma del Documento sulla fratellanza umana da parte del Papa e del grande imam di al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. L' islamologo Branca: «Ricorda che siamo tutti immagine del Creatore» Due anni fa esatti la firma del Documento sulla fratellanza umana di Abu Dhabi, poco più di 800 anni fa san Francesco di Assisi incontrava il sultano Malik al-Kamil. Due anniversari come incastonati l' uno sull' altro, nel rapporto religioso tra Oriente e Occidente.

Paolo Branca, docente di letteratura araba all' Università Cattolica di Milano, la visita di san Francesco fu un primo, forse mitico, inizio del dialogo islamo cristiano. La firma di papa Bergoglio e del grande imam al Tayyeb ad Abu Dhabi, ora suggellato dalla Fratelli tutti, rappresenta un nuovo inizio di questo dialogo?
Il viaggio di san Francesco andava in un altro senso rispetto alle crociate a lui contemporanee, e cercava un dialogo: un grande personaggio del cristianesimo si avvicinò all' islam non con intenzione di conquista o proselitismo, ma di testimonianza. Venendo ad oggi, papa Francesco - non saprei se intenzionalmente o spinto dalle circostanze - prima ha firmato il Documento di Abu Dhabi e poi ha scritto la Fratelli tutti: una successione provvidenziale. Nelle prime quattro pagine ha riassunto quello che poi nella Fratelli tutti ha espresso a 360 gradi. E ha iniziato rivolgendosi a coloro che sono percepiti come i nostri principali "competitor" e non a caso fanno parte delle tre religioni abramitiche.

Si può parlare di un nuovo inizio?
Nelle intenzioni dei firmatari di certo sì: non era mai accaduto che due autorità sovranazionali, cattolica da una parte e islamica dall' altra, si esponessero su questi temi. Ciò dipende anche da una attenzione pastorale ai cattolici presenti nella Penisola araba. In Medio Oriente ci sono antiche Chiese nazionali, legate ad antiche diatribe teologiche e istituzionali con la Chiesa cattolica. Aver firmato quel documento negli Emirati Arabi, dove c' è la più grande comunità cattolica del Medio Oriente, in gran parte emigrati dall' Estre- mo Oriente, molti dalle Filippine, è stata una scelta non casuale: vi è l' attenzione pastorale al più cospicuo "gregge cattolico" della regione.

Il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha affermato: «Siamo in cammino» su questo dialogo. Eppure, in questi ultimi anni, si sono costruiti nuovi muri e a Parigi la questione Charlie Hebdo ha portato all' omicidio di un professore di un liceo della banlieu...
Sono questi contro-esempi laceranti e drammatici, è la presenza dell'estremismo islamico, come l'attività del terrorismo in nome dell'islam in particolare in territori di tradizione cristiana, a rendere urgente il dialogo islamo-cristiano: è importante affermare che chi uccide in nome di Dio è sempre stato, all'interno delle singole tradizioni, un problema. Tanto più che oggi la gran parte delle vittime del terrorismo estremista sono i musulmani: siamo in una sorta di guerra civile interna al mondo islamico che sta facendo strage di popoli e Paesi, pensiamo all'Iraq, alla Siria, allo Yemen... (Avvenire)

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