cronaca

Il salvataggio dei fiori di campo

Marco Gasperetti Unsplash
Pubblicato il 09-01-2021

Obiettivo, salvare la biodiversità

La semina promette bene. E se il maltempo non fa brutti scherzi, a primavera lo spettacolo sarà assicurato. «Vedrete un continuo sbocciare di colori e sarete inebriati da profumi mai sentiti prima», dice con un sorriso Gigi il volontario. Che per coltivare i campi ha scelto metodi antichi. Con un secchio, che fa dondolare sulla mano sinistra, cammina sulla terra rossa appena arata e ricca di humus e nutrimento e con il braccio destro ripete il tradizionale gesto dello spargimento dei semi.

Antichi grani e cereali preziosi? No, quasi nessuna pianta che nascerà potrà essere mangiata. Perché lì, tra pochi mesi, spunteranno fiori di campo, bellissimi nella loro semplicità. Sbocceranno fiordalisi dal colore così azzurro da confondersi con il cielo, sfacciati papaveri rosso porpora, fiori di camomilla gentili e profumati, scabiose da sempre innamorate delle farfalle, spunterà il violaceo gittaione. E ancora la vicia sativa , conosciuta come veccia dalle tonalità fucsia, il crisantemo, il rafano e la salvia, il plantago lanceolata dalle orecchie di lepre, il ginestrino e la lupinella.

Piante per lo più considerate infestanti e dunque nocive per le coltivazioni, soprattutto quelle intensive, e dunque combattute e distrutte come nemiche con i diserbanti. «Facendole sparire di fatto anche da prati e terreni non coltivati - spiega Fabio Cianchi, responsabile delle oasi del Wwf della Maremma - con il risultato di trasfigurare il paesaggio ma anche di provocare danni a quegli insetti, come api e farfalle, che volano su questi fiori». Per non distruggere tutto questo è nato «Fiori di Campo» un progetto del Wwf che sta facendo ricrescere fiori e piante «povere» scomparse. All' interno dell' Oasi della laguna di Orbetello il Wwf gestisce un' azienda agricola biologica dove sta cercando attraverso vari progetti di ricostruire gli agro-ecosistemi una volta tipici della Maremma, oggi a rischio a causa di un' agricoltura che per anni non ha rispettato i ritmi naturali e il valore della biodiversità. I terreni coltivati a fiori di campo a Orbetello quest' anno sono stati tre ettari. «Si trovano sui limiti esterni delle colture - spiega ancora Cianchi - e servono anche per ricostruire la catena alimentare utile per combattere gli insetti nocivi. Perché la presenza di alcuni insetti, che amano questi fiori, riesce a limitare l' arrivo di parassiti infestanti e dunque le colture nascono sane e non c' è bisogno di utilizzare prodotto chimici».

Poi ci sono le farfalle. Gli ambientalisti del Wwf hanno pensato anche a loro. Nell' Oasi del lago di Burano, un tempo riserva di caccia e la prima oasi fondata dall' associazione, c' è un intero giardino dedicato a loro con uno stagno didattico e l' Oasi è accessibile anche a persone con handicap motori. E un altro giardino è stato appena allestito in località Casale, sul tombolo della Giannella. Qui c' è la sede del centro di educazione ambientale del Wwf, frequentato ogni anno dalle scuole, e si organizzano molti campi estivi. «Il giardino delle farfalle della Giannella sarà inaugurato appena la pandemia lo permetterà - conclude Cianchi -. Ma già adesso alcune specie di farfalle, quelle che riescono a superare l' inverno e hanno una vita più lunga delle altre, stanno svernando qui da noi e nelle giornate di sole hanno iniziato a volare». Quando arriva il freddo, come in questi giorni, trovano riparo in casette di legno dove riescono a difendersi dal gelo e dai predatori, ma presto le vedremo danzare sui fiori di campo appena seminati. (Corriere della Sera)

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