cronaca

2020 e la cultura si smaterializzò

Paolo Di Paolo Pixabay
Pubblicato il 04-01-2021

Effetti non solo negativi

Una poetessa che riceve il Nobel nel giardino di casa sua. Il più importante premio letterario italiano assegnato quasi a luci spente, senza la consueta cornice mondana. Il Salone del Libro di Torino - così come tutte le grandi fiere librarie internazionali - costretto a reinventarsi online. La grande mostra romana su Raffaello, chiusa ai visitatori, che si fa percorso virtuale. Anche sul piano culturale, il 2020 non è stato un anno qualunque. La Grande Interruzione ha agito bruscamente su un comparto fragile: oltre a chiudere porte di musei, cinema, teatri, sale concerto (e, nella prima fase della crisi sanitaria, anche librerie), ha sospeso consuetudini, prassi consolidate da decenni nella promozione culturale, modalità canoniche di interazione fra artisti e pubblico.

Il bilancio è solo negativo, solo traumatico? I danni economici sono significativi; il peso della pandemia sullo spettacolo dal vivo è schiacciante. Ma il passaggio che si apre fra le rovine - l' espressione l' ha formulata Walter Benjamin mentre finivano i suoi anni Venti - offre un colpo d' occhio che sarebbe colpevole trascurare. Da quanto non si riusciva, in questo campo, a rompere anche solo uno schema? Da quanto si ripetevano - con convinzione spesso esteriore, e il pilota automatico inserito - identiche e stanche liturgie, senza inventare niente di nuovo? Le sfide sono molteplici. L' integrazione creativa fra presenza e remoto, dopo la bulimica corsa allo streaming; il ripensamento complessivo della promozione culturale sulla base di connessioni più ampie e meno prevedibili, percorsi in cui l' oggetto culturale non sia il punto di partenza ma il punto di arrivo. Un orizzonte formativo largo, che non insista esclusivamente sullo stesso, e già "evangelizzato", pubblico; che provi a scommettere su altre fasce di interesse e di età. E che sappia, una volta tanto, sorprendere.

Effetto Billie Eilish Nata a Los Angeles alla fine del 2001, la cantautrice ha dimostrato, nell' ottobre scorso, come una performance digitale possa essere qualcosa di diverso: non un surrogato dell' evento dal vivo, ma una sua estensione creativa. "Extended reality", realtà aumentata, è d' altra parte il perno dell' impresa: ambienti digitali immersivi, interazione ludica con il pubblico, che non si limita vanamente a commentare; e la sensazione di partecipare (con tanto di biglietto) a un' esperienza unica, benché da remoto. Non una diretta Instagram, né una ripresa piatta, buona per YouTube. Come ha sottolineato il Guardian , la differenza la fa il «senso visivo», la dimensione artistica. Lo sforzo di ripensare i contenuti in base alle forme. Al riguardo, chiedere aiuto - e visione - ai nativi digitali.

Reale&Virtuale «Nessuno prova più a difendere la dicotomia tra reale e virtuale», ha scritto su queste pagine Michela Murgia in agosto. «Oltre a essere falsa, è anche inutile». La scrittrice commentava l' allestimento del Rigoletto di Verdi curato da Damiano Michieletto al Circo Massimo per l' Opera di Roma. Le distanze, i corpi in presenza, gli schermi: «Michieletto non ha sottratto ai corpi il loro spessore per renderli un' immagine smaterializzata. Li ha invece moltiplicati, rendendo la loro percezione molto più complessa di quella fruibile dal solo piano del palcoscenico».

Fare di necessità virtù, del limite un vantaggio: esempio interessante, come l' altrettanto inconsueto Barbiere di Siviglia ripensato da Mario Martone nel Teatro dell' Opera vuoto, diventato esso stesso - ha notato, ancora su Repubblica , Corrado Augias - metafora. Nessuno può negare l' emozione di vedere una platea di nuovo affollata, ma la coazione a sperimentare ha prodotto risultati spiazzanti, che invitano a riconsiderare finalmente anche il faticosissimo rapporto fra teatro e televisione. Esercizio che Stefano Massini e Andrea Delogu propongono con Ricomincio da RaiTre , offrendo uno spazio in prima serata ad attori e attrici non solo pop.

La rivincita della voce Il palco oltre il palco: clip raffinatissime, miniserie, radiodrammi. I tentativi, sul fronte teatrale, di non arrendersi ai debutti rinviati implicano una scommessa coraggiosa sulla forza delle idee e delle capacità espressive degli attori. Anche in questo caso, addio al pilota automatico: la qualità è tutto, dal design sonoro alle tappe preliminari che accompagnano verso la fruizione. La voce trionfa; e si allargano a dismisura i confini del podcasting. Il pubblico di alcune piattaforme ha avuto incrementi fino al 500%: si tratta soprattutto di under 35, disponibili a sperimentare l' ascolto di oggetti assai diversi. Non solo audiolibri, ma documentari, reportage, forme di racconto radiofonico duttile e innovativo, materiale didattico in senso lato.

Didattica creativa La bellissima lezione di Alessandro Baricco su Beethoven al Teatro Comunale di Ferrara, pensata per studenti e docenti (disponibile in streaming fino alla mezzanotte), dimostra quanto sia ancora vasto e arabile il campo della divulgazione, o meglio: di una didattica a distanza creativa, "mossa". La pianista Gloria Campaner e trenta musicisti under 25 diretti da Enrico Saverio Pagano, classe '95, nel teatro vuoto, supportano lo scrittore nel racconto. Dando la sensazione, avvolgente, di come un' alleanza strategica fra discipline diverse possa aprire spazi non convenzionali e non già usurati.

Connessioni Siamo sicuri di volerci riprendere tutto com' era? Sì, d' accordo, ci mancano le presentazioni, i festival. Torniamoci però rinnovati. Rimettiamo in gioco tutto: cuffie da audioguida, da silent disco, per presentazioni "distanziate" ma immersive; storytelling interattivo, app ludico-divulgative da cui si muove per poi trovarsi in presenza; "internet delle cose" in grado di agire anche su piccole comunità; trasformazione dei festival da eventi effimeri a laboratori di creazioni, nella direzione indicata dall' ultimo Nuove Pratiche Fest di Palermo. Un esempio? L' esperienza di Places of Hope, nel nord dei Paesi Bassi, una mostra e insieme una serie di attività che consente ai visitatori, da lontano o da vicino, di mettersi nei panni di "landmaker" che plasmano il futuro. (La Repubblica)

 

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