STORICO INCONTRO TRA PAPA FRANCESCO E KIRILL. E SE SAN NICOLA VENISSE ESPOSTO A MOSCA?
L’unità delle stigmate e il santo. La preghiera dei frati di Assisi per questo incontro
E’ impresa ardua tracciare un’ipotetica linea nel tempo sulla quale collocare alcuni eventi – storici in primis, ma oserei dire profetici – che hanno segnato unitamente la storia recente, eventi a loro modo scaturiti da un’idea, un incontro, una concessione, un momento particolare.
Ciò che risulta visibile come ultimo atto altro non è che la prospettiva finale di un lungo , a tratti lunghissimo, percorso.
In questi giorni abbiamo appreso dello storico incontro fra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. A tal proposito molti giornalisti e studiosi contemporanei della Chiesa si sono affrettati a ribadire come questa non fosse altro che la risultante di piccoli passi compiuti negli ultimi vent’anni.
Nello specifico prima Papa Wojtyla (che nel 1997 ci andò molto vicino) poi Benedetto XVI, entrambi tentarono di ridurre la distanza fra le due Chiese, quella Cattolica e quella Ortodossa. Certo, come disse lo stesso Kirill tempo fa, nessuno si illude che basti un incontro a risolvere le problematiche e le differente attuali presenti nelle relazioni tra le due Chiese. Ma questo incontro storico – il primo in assoluto dopo lo scisma del 1054, cinquantadue anni dopo l’altra prima volta tra un Papa e il patriarca ecumenico di Costantinopoli – rappresenta un fatto eclatante nella linea che traccia gli eventi storici. La rimozione di una pietra tombale sui rapporti tra Roma e Mosca. Ma come siamo arrivati a questo?
E’ assolutamente innegabile come in passato un ruolo fondamentale sia stato giocato dalla sacralità di alcuni momenti, uno di questi risale al mese di Maggio del 2000. In quell’anno il Cardinal Poletto, arcivescovo emerito di Torino, era alle prese con l’organizzazione dell’ostensione della Sacra Sindone a Torino. Occorre ricordare come tra i fedeli ortodossi la devozione per la Sindone sia davvero profonda, il Sacro Telo viene considerato “icona della passione di Cristo” e per questo molto venerata come reliquia (l’Archimandrita Tichon Shevkunov partecipò proprio nel 2000 a Orvieto insieme all’allora Card. Ratzinger ad un incontro internazionale sullo studio e l’autenticità della Sacra Sindone). Sensibile ad un ipotetico incontro con i fratelli ortodossi e soprattutto incoraggiato da Papa Wojtyla, il Card. Poletto decise di invitare il Patriarca Ortodosso Alessio all’ostensione della Sacra Sindone nel Duomo di Torino. Partì quindi per Mosca con l’obiettivo di presentare una richiesta di invito ufficiale a nome anche e soprattutto di Papa Wojtyla. Nel suo cuore e nei suoi pensieri la Sacra Sindone avrebbe quindi assunto a ruolo di “unificatrice” delle due Chiese, attraverso la realizzazione di un incontro fra i due più alti rappresentati.
Dopo la richiesta ufficiale da parte del Cardinal Poletto il Patriarca Alessio affermò: “Grazie per l’invito ma le premesse per un incontro fra le due Chiese ora non ci sono. In futuro servirà un miracolo per favorire questo incontro”.
In questo momento , nel momento del rifiuto da parte del Patriarca Alessio, dobbiamo registrare un segnale. Non un segnale banale ma un passaggio storico. Alessio, nonostante il rifiuto di incontrare Papa Wojtyla, decise lo stesso di inviare a Torino per l’ostensione della Sindone un rappresentante della chiesa ortodossa: Kirill. All’epoca Kirill era responsabile delle relazione ecumeniche della Chiesa di Mosca.
E’ un dato di fatto che il 12 febbraio a Cuba sarà proprio Kirill a incontrare il papa. Si concluderà così un lungo percorso diplomatico, un percorso che, a un certo punto, è passato anche da Torino. Il «miracolo» di cui avevano parlato Alessio II e il card. Poletto si è concretizzato sicuramente grazie anche alla Santa Sindone.
Torniamo all’attualità della nostra Chiesa, anno 2016. Giubileo della Misericordia. Non è casuale quindi che questo incontro fra Papa Francesco e il Patriarca Kirill avvenga in un anno storico per la Chiesa Cattolica. Ma la caratteristica predominante degli eventi storici è quella segnata dai momenti particolari, unici. Vi è assoluta certezza di quale sia ad ora il più profondo e particolare attimo di questo Giubileo della Misericordia da parte del popolo Cattolico: l’ostensione del corpo del Santo Pio da Pietralcina.
La decisione di traslare a Roma il corpo del frate cappuccino è stata presa da Bergoglio in persona che ha voluto questo evento in preparazione al mercoledì delle ceneri dell’Anno Santo. Perché? Francesco ha spiegato che “la presenza delle spoglie di San Pio sarà un segno prezioso per tutti i missionari e i sacerdoti, i quali troveranno forza e sostegno per la propria missione nel suo esempio mirabile di confessore infaticabile, accogliente e paziente, autentico testimone della misericordia del Padre“.
Soffermiamoci un attimo ora sull’importanza del Santo Pio. Per la prima volta le spoglie di San Pio lasceranno San Giovanni Rotondo dove riposano da quasi cinquant’anni, ovvero dal giorno della morte avvenuta il 23 settembre 1968.
Notiamo quindi come la presenza e la possibilità di poter venerare una tangibile testimonianza (la Sacra Sindone prima e il corpo del Santo Pio dopo) rappresentino un momento di straordinaria unione fra i cristiani e in generale fra uomini di fede.
Ora il pensiero corre ai fratelli ortodossi. In Puglia da sempre, oltre a San Pio, sono custodite le reliquie di quello che è universalmente il Santo più venerato da parte dei russi e degli ortodossi: San Nicola da Bari.
Da quasi 1000 anni la città di Bari rappresenta la principale destinazione dei pellegrini ortodossi. Da tantissime città e villaggi della Russia un flusso continuo di credenti arriva a Bari nella speranza di toccare la tomba nella quale riposano le reliquie di San Nicola. Bari divenne famosa in tutto il mondo cristiano proprio dopo l’avvenuta traslazione delle ossa del Santo di Myra a Bari ( 8 maggio 1087 ).
Qui l’attuale Presidente Putin si recò nel 2007. Da quell’anno parte della chiesa russa di Bari, dove si venera San Nicola protettore di tutte le Russie, venne ceduta alla Federazione russa che a sua volta l' affidò agli ortodossi del Patriarcato di Mosca.
Seguendo quella linea ideale dove sono annotati i momenti propedeutici a grandi eventi , non rimane quindi che registrare l’ultimo in ordine temporale: l’apertura che Francesco concederà ai fratelli Ortodossi le reliquie di San Nicola a Mosca. Il miracolo a cui si riferiva il Patriarca Alessio nell'incontro con il Card. Poletto si è avverato in duplice forma. L’incontro fra Papa Francesco e il Patriarca Kirill è ormai impresso nella storia ma ciò che rimarrà per sempre nell’immaginario collettivo dei fedeli cristiani e ortodossi sarà proprio la limpida unione fra le due Chiese. Un riavvicinamento partito dalla Sacra Sindone ma che sarà suggellato sotto la venerazione delle reliquie di San Nicola.
Secondo i ben informati si ipotizza, dopo questo incontro, che il corpo del santo sarà esposto, traslato a Mosca in quello che è considerato il posto dove l’amore e la venerazione verso San Nicola raggiunge vette estreme.
Essendo uno dei più attivi partecipanti del Primo Concilio Universale svoltosi a Nicea nel 325, San Nicola consolidò i dogmi della religione ortodossa e condannò l’eresia dell’arianesimo difendendo la fede cristiana. E’ quindi una figura straordinariamente importante sia per gli ortodossi , sia per i cristiani. Ricordiamo come Papa Ratzinger (il più grande Papa teologo degli ultimi secoli) proprio nel 2007 a proposito del Concilio Universale di Nicea affermò: “Per noi cristiani è realmente il fondamento della nostra fede, di fatto noi confessiamo la fede formulata a Nicea…”. Quel “noi cristiani” era sicuramente rivolto all’unione dei cristiani, siano essi cattolici che ortodossi.
La vicinanza di Papa Ratzinger ai fratelli ortodossi si manifesta nuovamente pochi anni dopo. Fu proprio papa Ratzinger a donare al prossimo patriarca Kirill (eletto nel 2009) un calice, "pegno del desiderio di giungere presto alla piena comunione".
Ma i segni contraddistinti da una preziosa coincidenza provvidenziale non terminano qui. Come dimenticare la Cappella di San Nicola custodita da Assisi? Un gioiello giottesco e un’autentica primizia del linguaggio figurativo e spirituale della nascente cultura europea. San Nicola e San Francesco uniti ad Assisi.
Proprio Papa Francesco, in occasione dell’ostensione straordinaria del 30 marzo 2013, voluta espressamente dal card. Poletto, aveva così pregato:
“Per questo, contemplando l’Uomo della Sindone, faccio mia, in questo momento, la preghiera che san Francesco d’Assisi pronunciò davanti al Crocifisso:
Altissimo e glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio.
E dammi fede retta, speranza certa, carità perfetta,
senno e conoscimento, Signore,
che faccia il tuo santo e verace comandamento. Amen.”
La Sacra Sindone, San Pio, Francesco e San Nicola. Da qui riparte l’unione della Chiesa di Cristo con l’intercessione della Mamma Celeste (la Madonna che scioglie i nodi) tanto cara a Papa Francesco.
Infine un ultimo auspicio: che questo incontro storico non funga solo da avvicinamento fra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, ma soprattutto rappresenti la chiusura dell’apocalisse geopolitica che ha avuto il suo zenith con la crisi della baia dei porci (Cuba, 1961).
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