Sogno un mondo senza Giornate Mondiali
Un futuro in cui ogni individuo sarà consapevole e avrà fatto la propria parte
Sogno che un giorno non esistano più Giornate Mondiali per ricordarci qualcosa di necessario.
Vorrei che sparisse la Giornata Mondiale della Pace, perché vorrebbe dire che non ce ne sarebbe più bisogno e il mondo vivrebbe davvero in pace. Le tante giornate dedicate alle malattie e alla ricerca non avrebbero più senso perché finalmente la scienza avrebbe trovato una soluzione a quelle malattie e pronta ad affrontare le nuove.
Dovremo essere stanchi di continuare a ripetere che la disabilità non ha nessuna relazione con l’esclusione: ancora oggi buona parte della società è incapace di rendersi conto che nessuno è diverso dall’altro. È importante salvaguardare la socialità della persona, in modo che sia in grado di partecipare alla vita della comunità, come dovrebbe essere vissuta in maniera da esaltarne la personalità. La disabilità, quindi, è ancora troppo spesso frutto del contesto sociale poco accessibile e poco inclusivo. Pesando bene le parole, parlerei di abilità in altro piuttosto che disabilità.
Se una mattina sfogliando il giornale dovessimo leggere: “cancellata per sempre la Giornata Mondiale della Terra!”? Personalmente ne sarei molto felice, perché significherebbe che tanti comportamenti e modi di pensare sarebbero cambiati. Ogni persona che poggia i piedi sulla superficie di questo “nostro” meraviglioso pianeta avrebbe fatto la sua parte: l’inquinamento avrebbe lasciato spazio all’aria pulita, la plastica per sempre scomparsa dai mari e dalle terre, i combustibili fossili sostituiti definitivamente dalle energie alternative che il Creato ci mette a disposizione, lo spreco alimentare resterebbe solamente un brutto ricordo. La Terra sarebbe tornata ad essere l’Eden.
Papa Francesco costantemente ci ricorda tantissime di queste tematiche, i suoi appelli, discorsi, saluti, ne sono pieni. Eppure vorrei che in futuro l’incontro di un Pontefice con un Imam, un Ayatollah, un Rabbino, un Capo indiano, un Patriarca o qualsiasi altro leader religioso non susciti più tanto clamore come accade adesso. Mi immagino di leggere la notizia dalle pagine della cronaca quotidiana, non più dalle prime con titoli che gridano l’eccezionale portata dell’evento. Perché? Perché finalmente tutti culti religiosi convivrebbero insieme in pace e armonia. Non ci sarebbero più conflitti in nome di Dio, di nessun Dio.
Invece siamo ancora qui, a scrivere quanto è importante custodire il Creato, mettere in atto la “rivoluzione verde” estremamente necessaria; siamo qui a ricordare ad ognuno di noi come disabilità ed esclusione siano due rette parallele, e che è importante l’inclusività; siamo qui a raccontare – a distanza di un mese – quanto il viaggio di papa Francesco in Iraq abbia avuto una portata storica.
Spero, speriamo, che questo continuare a scrivere serva a far realizzare il sogno di un mondo che non ha più bisogno di Giornate Mondiali. Come afferma papa Francesco "siamo cresciuti in tanti aspetti ma siamo analfabeti nell’accompagnare, curare e sostenere i più fragili e deboli". In questo contesto faccio mie le parole di Charles De Focauld: “Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese”.
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