Peccioli, dove la discarica diventa un'opportunità
Il paese nel pisano ha investito i proventi della raccolta rifiuti in cultura. Ora è diventato un museo a cielo aperto
Peccioli è un piccolo paese pisano che 20 anni fa, andando controcorrente rispetto al Nimby (not in my back yard, cioè non nel mio cortile), ha detto sì a una discarica. E ha fatto la sua fortuna, che oggi fa scuola. Infatti, ha trasformato quello che ai più sembrava un autogol in un’opportunità: il Comune ha investito gran parte delle entrate della discarica in tre operazioni: sostenibilità, cultura e innovazione tecnologica. Peccioli è diventato un centro espositivo diffuso, dove artisti internazionali espongono le loro opere. Per esempio, c’è una creazione di David Tremlett, i Giganti. Ma non solo: sulla discarica c’è anche un teatro all’aperto. Inoltre, si sperimentano forma di riciclo e di riuso. Il «modello» Peccioli sarà l’esempio di esperienza di comunità resiliente nel Padiglione Italia della Biennale Internazionale di Architettura di Venezia dal 21 maggio.
Questa storia di successo (e di resilienza) comincia nel 1997, quando per affrontare il potenziale problema ambientale che si sarebbe sviluppato dalla mancanza di gestione del sito di raccolta rifiuti di Legoli, dove confluiva la spazzatura di sei Comuni, l’allora amministrazione comunale di Peccioli creò la società Belvedere Spa per gestire con nuove soluzioni temi di grande impatto sociale come quelli di discariche, infrastrutture e impianti per la produzione di energia. Non solo la discarica non è stata nascosta, ma è stata valorizzata diventando un centro culturale diffuso ed è diventata il luogo in cui sperimentare forme di riciclo e di riutilizzo anche del biogas. Solo per citare la storia recente, Peccioli nell’ultimo anno ha ospitato otto artisti.
«Una scelta sicuramente coraggiosa e impopolare in termini di consenso politico», ha commentato parlando con l’agenzia Agi Alessandro Melis, architetto e curatore del Padiglione Italia della Biennale, socio dello studio Heliopolis21 di Pisa. E dedicherà appunto al «Laboratorio Peccioli» una delle sue quattordici sezioni. Il tema del Padiglione Italia è «Comunità resilienti». Insomma, la piccola Peccioli ha fatto come altri Paesi, Danimarca o l’Austria, che attraverso l’architettura sono riusciti a introdurre i rifiuti in un modello urbano virtuoso e accettato. «Nei Paesi nordici - commenta Nico Panizzi, architetto di Heliopolis21 - hanno abbinato anche portando all’interno dell’ambito urbano i sistemi di trattamento gestione dei rifiuti, anche con soluzioni curiose in cui gli impianti diventato piste da sci. Il concetto è che si inverte il paradigma Nimby e si affronta il problema della gestione dei rifiuti senza mettere la testa sotto la sabbia».
Peccioli è stata scelta come luogo di incontro tra ricercatori e scienziati che, arrivati qui a dicembre 2019 da tutto il mondo, hanno elaborato la Carta della Resilienza. «Si tratta di un protocollo che, se adottato dalle amministrazioni italiane come strumento urbanistico, porterà certamente a costruire nelle nostre città in modo sostenibile», spiega Melis. Ai lavori della Carta di Peccioli hanno collaborato istituzioni internazionali come Un-Habitat, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani. (Corriere della Sera)
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