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La storia del tricolore italiano

Antonio Tarallo Ansa
Pubblicato il 17-03-2021

Il simbolo, i colori della bandiera nella storia dell'unità nazionale

Una nazione si identifica con la propria bandiera. L’Italia che - oggi - celebra la sua unità nazionale, nata quel 17 marzo 1861, ha come vessillo il tricolore. Lo conosciamo tutti. Identifica noi, identifica il nostro popolo e le nostre tradizioni. Un vessillo, una bandiera dai tre colori: verde, bianco e rosso. L’ordine è dettato dalla vicinanza all’asta che la sorregge. Sventola il tricolore sopra il Quirinale, sede della Presidenza della Repubblica. Sventola il tricolore dalle più importanti istituzioni della Repubblica. E, nella scorsa ondata di pandemia (proprio nel marzo dell’anno scorso) sventolava soprattutto dai balconi italiani, dal più piccolo comune alle metropoli come Roma, Milano, Napoli o altre città che - insieme - hanno gridato “tutto andrà bene”. La bandiera ci rende uniti, ci fa sentire popolo.  La storia del tricolore ha diverse tappe.  Un cammino che vede coinvolti personaggi, date ed eventi che si susseguono nel corso della storia dell’unità italiana. 

Il tricolore come bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797: il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Dobbiamo, però, fare un salto indietro nel  tempo: la bandiera ha una sua origine in  quella proposta - nel 1796 - per distinguere il contingente italiano all’interno dell’esercito di Napoleone, nelle repubbliche Cispadana e Cisalpina. Il 7 gennaio del 1797 il Tricolore fu adottato, a Reggio Emilia, come bandiera della Repubblica cispadana: il blu della bandiera francese era sostituito dal verde, colore delle uniformi della cosiddetta “Guardia civica milanese”, quindi simbolo dei volontari che combattevano per l’Italia.

Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera. I moti risorgimentali formano un’idea di identità nazionale e così dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti: "Raccolgaci un'unica bandiera, una speme", scrive, nel 1847, Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani. E sul finire di quella stagione del 1948, la bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo tanto da far dire  al re Carlo Alberto, 23 marzo 1848, alle popolazioni del Lombardo Veneto queste parole: “per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana”. 

E arriviamo al 17 marzo 1861, quando viene proclamato il Regno d'Italia. La bandiera in uso rimane quella del tricolore. Ma non vi è una legge che definisce ufficialmente lo stendardo nazionale. Dobbiamo arrivare al 1925 per avere una regolamentazione più ufficiale. Ma solo con  la nascita della Repubblica, ci sarà un vero e proprio decreto legislativo a  ufficializzare il tutto. La neonata Assemblea Costituente  - nella seduta del 24 marzo 1947 - inserisce la descrizione del tricolore nell'articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. 

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