Giornata mondiale del migrante e rifugiato 2023
109 anni dalla Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati
Il 20 giugno di ogni anno viene celebrata la Giornata Mondiale del rifugiato, l’appuntamento annuale sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per commemorare l'approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati (Convention Relating to the Status of Refugees) da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Venne celebrata per la prima volta il 20 giugno 2001, nel cinquantesimo anniversario di questa Convenzione.
Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nel 2022 il numero di persone sfollate forzatamente in tutto il mondo ha raggiunto 100 milioni: pari all’1% della popolazione globale ed equivalente al 14° paese più popoloso del mondo. Donne e uomini che sono costretti a fuggire da guerre e persecuzioni: persone che lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita, per cercare salvezza altrove.
Lo scenario di guerre e atrocità nel mondo è preoccupante: possiamo annoverare ondate di conflitti prolungati in Paesi come Etiopia, Burkina Faso, Myanmar, Nigeria, Afghanistan e Repubblica Democratica del Congo.
Il Santo Padre Francesco nel suo Messaggio in occasione di questa giornata scrive: “«Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). Queste parole suonano come monito costante a riconoscere nel migrante non solo un fratello o una sorella in difficoltà, ma Cristo stesso che bussa alla nostra porta. Perciò, mentre lavoriamo perché ogni migrazione possa essere frutto di una scelta libera, siamo chiamati ad avere il massimo rispetto della dignità di ogni migrante; e ciò significa accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri, ampliando i canali per una migrazione sicura e regolare. Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno”.
Ciò che è straniero da noi ci incute timore. Da sempre. E proprio per questo motivo molte volte si innalzano barriere, muri. Lo vediamo nella semplice vita di tutti i giorni; e il fenomeno è ancora più amplificato quando si parla di migranti. Basta aprire i quotidiani per rendersene conto. Le tragedie del mare riempiono le colonne della carta stampata. I nomi delle località di queste tragedie sono fisse nella memoria di ognuno: prima fra tutte, Lampedusa. Era il 2013 quando 368 persone (tra le quali 83 donne e 9 bambini) perdono la vita tra le onde del mare. Da quel tragico incidente ad oggi, oltre 24.000 migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, quasi 20.000 dei quali lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Solo nel 2022, sono già 1.200 le persone morte o disperse.
I numeri sono impressionanti. I numeri non sono solo numeri bensì persone, volti e storie. E’ importante ricordarselo.
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