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Chiusi della Verna il borgo dei frati e degli abeti bianchi

Luca Bergamin Comune Chiusi della Verna
Pubblicato il 25-10-2022

Terra attraversata dai pellegrini

Il borgo dei frati e degli abeti bianchi si trova proprio laddove batte forte il cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, lassù, sulla vetta della Toscana a 960 metri di altitudine. Sono luoghi palpitanti di un lirismo naturalistico che i versi di Dino Campana nei suoi emozionanti Canti Orfici sanno trapiantare nell’animo di chiunque si avventuri lungo i tornanti che portano appunto a Chiusi della Verna. «Si levava la fortezza dello spirito, le enormi rocce gettate in cataste da una legge violenta verso il cielo, pacificate dalla natura prima che le aveva coperte di verdi selve — scrive Campana —, purificate poi da uno spirito d’amore infinito: la meta che aveva pacificato gli urti dell’ideale che avevano fatto strazio, a cui erano sacre pure supreme commozioni della mia vita».

Proprio il santuario — entrando dalla via della Beccia si legge l’iscrizione «Non est in toto sanctior orbe mons» che si traduce con altro monte più santo non ha il mondo — a cui l’agiografia di San Francesco associa, il 17 settembre 1224, il tempo del sigillo delle stigmate, costituisce il fulcro della vita dei 1.800 abitanti, di cui fanno parte anche i 26 frati, compresi i novizi, di cui Francesco Brasa è Padre guardiano: «Viviamo in questo luogo sacro circondato dai boschi e impreziosito dalle opere più importanti della scuola fiorentina dei Della Robbia, tra le loro terracotte policrome invetriate, dedicandoci alla preghiera e alla cura dei luoghi cari a Francesco».

Lui ammette di non essere tanto esperto di botanica, ma gli altri frati della Verna in questa stagione autunnale sono sempre indaffarati a distinguere le varie specie, raccogliere dai boschi erbe, frutta, funghi e castagne, oltre che legname, e battano tutti i sentieri delle foreste eccezion fatta per le zone dichiarate riserva naturale integrale come ad esempio quella di Sasso Fratino, le cui faggete vetuste sono tutelate anche dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. A forza di girare nei boschi, capita persino che un padre possa compiere scoperte di incredibile valore floreale: Fra Valerio ha individuato, misurato e subito segnalato l’albero autoctono rivelatosi poi, come lui aveva immaginato, più alto d’Italia, un abete bianco il cui fusto si eleva per quasi 52 metri, ha tre secoli di vita e adesso viene abbracciato da tantissimi viaggiatori appassionati delle piante.

Saltimbanchi, mangiafuoco, giocolieri da tutto il mondo

Tante sono le esperienze di vita e di incontro che a Chiusi gravitano attorno alla Verna. Una delle più singolari, curiose e divertenti ha per protagonista il Circo spontaneo Zuzzurulloni: si tratta di un benemerito progetto di coinvolgimento di persone di tutte le età, giovani e adulti, professionisti e dilettanti degli spettacoli di strada che presso la frazione di Corezzo — nota anche per la lunga tradizione culinaria del tortello alla lastra — ospita laboratori e dà il la a tournée straripanti, per imparare a dilettarsi nell’arte dei saltimbanchi, suonatori girovaghi, pagliacci, giocolieri, acrobati, prestigiatori, funamboli, buffoni, che qui arrivano da tutto il mondo, accolti da Hans Seidl, autista di scuolabus a servizio del piccolo istituto educativo di comunità di Corezzo, nelle ore normali, e personaggio collodiano in quelle più dedite al gaudio.

Il paesaggio di Chiusi — il suo nome deriva al termine latino Clau-Clusu, che indica la chiusura della vallata rispetto ai centri circostanti — percorso dalla Via Maior, che collega Arezzo con la Romagna, del resto è decisamente ispirante: la Vallesanta, oltre lo sperone della Verna, è sempre stata il viatico di pellegrini che, in viaggio verso Roma, erano soliti imbattersi in spettacolari monumenti naturalistici quali le Marmitte dei Giganti, pozzi di acqua bizzarri e bombati formati dalla depressione del terreno. Adesso, a qualificare e prendersi cura del territorio vi è l’Ecomuseo della Vallensanta che conta vari luoghi espositivi dislocati in tutta la zona e ha tracciato così una mappa di comunità e gruppi di lavoro in grado di coinvolgere amministrazioni locali, scuole, associazioni di cui fanno parte gli abitanti di Chiusi e dintorni... (Corriere.it)

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