francescanesimo

San Francesco e Maria, mendicante insieme Gesù povera come Lui

Felice Accrocca
Pubblicato il 30-05-2017

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 Nella Basilica Inferiore di San Francesco d’Assisi è possibile ammirare uno degli affreschi più interessanti di Pietro Lorenzetti: Madonna col Bambino tra san Francesco e san Giovanni Evangelista, databile tra il 1315-1319. Maria indica al Bambino di benedire il santo di Assisi prima dell’Apostolo prediletto; si voleva in tal modo dire ai pellegrini che Francesco era il “nuovo prediletto” di Maria, ancor più del prediletto “antico”, l’apostolo Giovanni.

C’era, indubbiamente, esagerazione, ma è vero comunque che Francesco amò la Madre di Dio e certo fu da essa riamato. Per Francesco Maria era colei che aveva condiviso le scelte fondamentali di Cristo, partecipando pienamente all’opera della salvezza. L’altissimo Padre – scrisse nella Lettera ai fedeli – annunziò la venuta del Verbo “nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà” (FF 181-182).

Maria, dunque, appare ai suoi occhi come la creatura tra tutte più intimamente unita al Figlio. Cristo era stato povero e lei lo era stata insieme a Lui. Nella Regola non bollata, nell’invitare i suoi frati ad andare per l’elemosina, disse loro che non dovevano vergognarsi, ma piuttosto avrebbero dovuto ricordare che “il Signor nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo onnipotente, rese la sua faccia come pietra durissima, né si vergognò. E fu povero e ospite, e visse di elemosine lui e la beata Vergine e i suoi discepoli” (FF 31). Maria, dunque, mendicante insieme Gesù, povera come Lui. Da qui la sua bellezza e la sua grandezza! Perché, secondo Francesco, l’uomo è grande non quando è grande agli occhi del mondo, ma quando lo è agli occhi di Dio, “poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più” (Ammonizione XIX: FF 169).

Francesco, perciò, canta le lodi di Maria. A suo onore – scrive Tommaso da Celano – cantava laudi particolari, innalzava preghiere, offriva affetti tanti e tali che lingua umana non potrebbe esprimere» (FF 786). Non sappiamo se se tra le “laudi” menzionate dal biografo egli volesse includere anche il Saluto alla beata Vergine Maria. Certo è che tale testo risulta indubbiamente tra i più belli del Santo: “Ave Signora, santa regina, santa genitrice di Dio, Maria, che sei vergine fatta Chiesa ed eletta dal santissimo Padre celeste, che ti ha consacrata insieme col santissimo suo Figlio diletto e con lo Spirito Santo Paraclito; tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia ed ogni bene. Ave, suo palazzo, ave, suo tabernacolo, ave, sua casa. Ave, suo vestimento, ave, sua ancella, ave, sua Madre” (FF 259). Egli presenta dunque la Madre di Dio come l’ideale dimora della Trinità, la creatura in cui l’inabitazione trinitaria, promessa a coloro che ascoltano la voce del Signore, si realizza in pienezza, il modello per ogni credente, l’immagine perfetta della Chiesa. Francesco c’insegna in tal modo ad amarla, chiedendoci di imitarla nella sua fede…

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