San Francesco era un uomo
A un mio amico francescano, che era anche un grande studioso e che purtroppo è immaturamente scomparso, capitò una volta di fare il maestro dei novizi. E confessava un giovanissimo confratello il quel candidamente gli confessò di essere in crisi di vocazione. Richiesto di spiegarsi meglio, il ragazzo precisò: “Padre mio, mi piacciono troppo le ragazze”. Il mio amico lo guardò fisso e poi gli chiese. “Perché, secondo te a me no?”.
Un vero figlio di Francesco. Il quale doveva davvero essere incredibilmente attratto dalla parte più bella del genere umano. E doveva esercitare su di essa, a sua volta, un grande fascino. La cosa che mi dà più fastidio in certi ammiratori odierni del povero di Assisi è il loro immaginarlo come un eterno adolescente asessuato. Perdinci, Francesco era un uomo eccome. Quando ha intrapreso il suo cammino di conversione, quello del quale tanto ammirabilmente parla nel suo Testamento (“…finché ero nei peccati, molto amara mi appariva la vista dei lebbrosi…”), aveva già un po’ più di vent’anni: per il primo Duecento, era un uomo maturo.
Aveva senza dubbio fatto l’amore, aveva fatto anche la guerra, magari (non lo sapremo mai) aveva perfino ucciso. E, specie se ascoltiamo certe fonti, l’attrazione fisica per le donno lo accompagnò per tutta la vita. Solo che, scegliendo l’Amore, aveva saputo rigorosamente selezionare anche il tipo d’Amore che più gl’interessava. Come dice sant’Agostino: Ama, e fa’ quel che vuoi. Solo che per amare bisogna saperlo fare. Altro che il love making di cui parlano con leggerezza i ragazzi (e anche qualche adulto).
Una delle cose che più colpiscono, nella vita di Francesco e del suo Ordine, è come questa passione, questa predilezione, abbia prodotto frutti preziosi. Nel senso spirituale, ovviamente: quello ch’egli aveva scelto. Pensate a Chiara, a questa donna intrepida che tiene testa prima ai rudi e violenti cavalieri della sua stessa famiglia e poi perfino a un papa, quando si tratta di rivendicare le forza e la pienezza del suo amore per la povertà. Pensate a Margherita da Cortona e al suo iter perfectionis, al suo ruolo di magistra e di nova Magdalena. Pensate ad Angela da Foligno, alla sua imitatio Francisci nel lebbrosario di Corsciano.
Donne che hanno sul serio ricambiato l’amore che Francesco nutriva per loro, che hanno compreso come la rinunzia cristiana sia, in realtà, coraggiosa pienezza. E’ quel che Margherita intendeva – nel ritratto che ce ne ha offerto fra Giunta Bevignati – offrendo se stessa in olocausto come hostia vivens. Un collega storico del quale non farò il nome in quanto me lo ha proibito, e che è un convinto laico, davanti ai testi che parlano di queste sante ha esclamato, convinto di star dissipando un equivoco: “Ma queste qua non hanno mai cessato d’esser donne!...”.
Difatti, caro amico, proprio così. Hai perfettamente ragione. Quel che ti resta da fare, ora, è semplicemente capire a fondo fino a che punto hai ragione. Il fatto è che, se ci riesci, ti accorgerai che quella consapevolezza ti ha cambiato dentro. Hai incontrato delle autentiche seduttrici, nel senso più alto del termine: e ti meravigli se ti hanno sedotto?