Le visite dei pontefici
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La Pasqua, festa della tradizione
ebraico-cristiana, è carica di significati
e di simboli. In essa si ritrova
il memoriale della liberazione di
Israele dalla schiavitù d'Egitto e
l'evento della morte in croce e della
risurrezione di Gesù.
È il momento
in cui si suggella l'intervento
diretto di Dio nella storia. Il cardinale
Carlo Maria Martini ha osservato
lo scorso anno: «È il giorno
per eccellenza dei cristiani. Il
messaggio di Cristo ha senso perché
c'è Pasqua».
Una festa che lascia tracce. Continuamente.
E accanto a esse ricordi,
momenti, immagini. Al di là degli
eventi prodigiosi, è il caso di ricordare
che ogni persona, indipendentemente
dalla sua fede, conserva
di essa alcune emozioni. Forse
perché i simboli che la Pasqua reca
con sé sono particolarmente legati
alle speranze e ai bisogni dell'uomo,
forse per ragioni che si
scoprono lentamente con lo scorrere
dei giorni.
Parlando con Franco Scaglia,
per esempio, uomo che conosce la
televisione e il teatro e ha scritto
libri come Il custode dell'acqua o
Cercando Gesù (quest'ultimo con
il vescovo Vincenzo Paglia; entrambi
editi da Piemme), si scopre che
per lui la Pasqua resta legata a due
simboli: l'entrata con i pellegrini
nella Basilica del Santo Sepolcro
per accostarsi alla pietra dell'unzione,
la colomba della pace. Se la seconda,
segno di dolcezza e fratellanza
universali, «colpisce gli animi
ed evoca lo spirito dell'Arca di
Noè», il primo è il luogo dove il
corpo di Cristo venne preparato
per la sepoltura (i fatti si leggono
nel Vangelo di Giovanni 19,38 e seguenti).
Egli rimase incantato da
quella pietra che tutti toccano, accarezzano,
strofinano e sulla quale
si cerca di posare qualcosa, un rosario
o una fotografia, un piccolo
oggetto o chissà che altro. Non a
caso è stata sostituita nel tempo
—quella attuale risale al XIX secolo
— e altre verranno. «Da lì emana
una forza che non si spiega con
le parole», ci confida Scaglia. Come
dargli torto? Alessio II, patriarca
di Mosca e di tutte le Russie, un
giorno corresse chi sta scrivendo
che gli chiedeva se una certa icona
fosse autentica. «Un'icona è vera
per le preghiere che ha ricevuto,
non per altri motivi», è stata la sua
risposta.
Per questo la pietra dell'unzione
diventa autentica ogni
volta che si rinnova.
Gianantonio Borgonovo, biblista
e direttore della Biblioteca Ambrosiana,
canonico del Duomo di
Milano, ama della Pasqua i simboli
dell'agnello e del pane azzimo.
Univano due feste antichissime
che rimandavano alla pastorizia e
al mondo agrario. Originariamente,
come tutte le celebrazioni rituali,
la Pasqua era legata al ciclo della
natura. Ci confida: «L'agnello indica
il sacrificio utile per allontanare
ogni pericolo dal gregge. Quando
la celebrazione si fa memoria storica,
diventa simbolo del sacrificio
che garantisce la vita attraverso la
vittoria sulla morte; ovvero la morte
dell'agnello si trasforma in vita
per colui che ne mangia la carne. E
il suo sangue, asperso sugli stipiti
della case, protegge contro lo sterminatore
che salta quella dimora
non uccidendone i primogeniti
(Esodo, capitoli 12 e 13)». E ancora:
«L'azzimo, pane senza lievito,
segna il cambiamento della stagione.
Con la primavera introduce un
nuovo ciclo del tempo che dà senso
alla storia dell'uomo». Questi
due simboli fondamentali sono riletti
anche dalla Pasqua cristiana
che — prosegue Borgonovo —
«vede nel crocifisso l'agnello che
dà vita oltre la morte e nel pane azzimo
il nuovo tempo che trasforma
l'andare verso la fine in una
speranza di risurrezione».
L'apostolo
Paolo ricorda che Cristo, nostra
Pasqua, è stato immolato e dalla
vita deve scomparire l'azzimo
vecchio di malvagità.
Per un filosofo come Giovanni
Reale il simbolo più forte della Pasqua
va cercato «nel rovesciamento
del senso dell'uomo». Agostino
nel Commento al Vangelo di Giovanni,
che lo stesso Reale ha curato
per Bompiani, così si esprime:
«Rallegriamoci dunque e ringraziamo
perché noi con Cristo non siamo
soltanto cristiani, ma siamo diventati
Cristo. Se, infatti, Egli è la
testa e noi siamo le membra, l'uomo
nella sua interezza è Lui e Noi».
Qualcuno aggiungerà che la Pasqua
è anche nell'uovo, simbolo
che si moltiplica nelle forme e nei
gusti. Ma questo è un argomento
infinito. In esso, presente in ogni
mitologia, si riflette il seme primordiale.
O la sapienza. O la
fertilità.
O forse èmeglio concludere:
la stessa Pasqua. Che ha trasformato
e rivoluzionato i simboli della
storia.(Corriere della Sera)
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