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Avvento/Un tempo stupendo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001



L'Avvento è “tempo stupendo in cui si risveglia nei cuori l'attesa del ritorno di Cristo e la memoria della sua prima venuta”. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, nella prima domenica di Avvento, affacciandosi alla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico vaticano per recitare l'Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.


“Oggi iniziamo con tutta la Chiesa il nuovo anno liturgico: un nuovo cammino di fede, da vivere insieme nelle comunità cristiane, ma anche, come sempre, da percorrere all'interno della storia del mondo, per aprirla al mistero di Dio, alla salvezza che viene dal suo amore”, ha affermato il Papa, che ha aggiunto: “L'anno liturgico inizia con il tempo di Avvento: tempo stupendo in cui si risveglia nei cuori l'attesa del ritorno di Cristo e la memoria della sua prima venuta, quando si spogliò della sua gloria divina per assumere la nostra carne mortale”. Ricordando l'appello di Gesù nel Vangelo di oggi, “Vegliate!”, “rivolto non solo ai suoi discepoli, ma a tutti”, il Pontefice ha sottolineato: “E' un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un ‘oltre', come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l'uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli”.


“Anche Isaia, il profeta dell'Avvento – ha proseguito il Santo Padre -, ci fa riflettere oggi con una preghiera accorata, rivolta a Dio a nome del popolo. Egli riconosce le mancanze della sua gente, e a un certo punto dice: ‘Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balìa della nostra iniquità'”. Per Benedetto XVI non possiamo “non rimanere colpiti da questa descrizione”: “Sembra rispecchiare – ha osservato - certi panorami del mondo post-moderno: le città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l'uomo l'unico padrone, come se fosse lui l'artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l'economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall'uomo”. Ma non è tutto così scontato: “A volte, in questo mondo che appare quasi perfetto, accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi”.


Nei saluti in varie lingue, il Papa ha ripreso la riflessione sull'Avvento. Rivolgendosi ai pellegrini polacchi, ha dichiarato: “Con i vespri della I Domenica d'Avvento abbiamo iniziato il nuovo anno liturgico. Un'atmosfera di riflessione, di speranza e di gioiosa attesa pervade di nuovo la storia del mondo, della Chiesa e di ciascuno di noi. Si ravviva in noi il ricordo della nascita del Messia, il Salvatore, l'annunzio della sua nuova venuta nella gloria”. Di qui l'invito: “Dobbiamo vigilare affinché i nostri cuori – pensieri, sentimenti, desideri – ‘siano irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo”. Un “cordiale saluto” il Pontefice lo ha rivolto ai responsabili europei della Società di San Vincenzo De Paoli e li ha incoraggiati “nel loro impegno per affrontare con lo spirito del Vangelo vecchie e nuove povertà”. Infine, i saluti ai pellegrini di lingua italiana, “in particolare i fedeli provenienti da Lugano, Torino, Trieste e Avellino; il gruppo di ragazzi della diocesi di Milano che si preparano alla professione di fede; e un saluto speciale anche alla comunità cubana della diocesi di Bergamo e al ‘Servizio universitario africano' di Roma”. “A tutti – ha concluso - auguro una buona domenica e un buon cammino di Avvento”.(Agensir)

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