Il miracolo del pozzo - Visto da Lui
Francesco non è stato mai percepito dal popolo
cristiano come un taumaturgo. Eppure i suoi miracoli,
che Tommaso da Celano narrò con insolita effi cacia, ci
rivelano scene vivissime di vita quotidiana, nelle quali
il popolo avverte il Santo sempre solidale nei propri
riguardi.
Struggente, nella sua tragicità, appare la situazione
di una coppia di Scoppito, nei pressi dell'Aquila, che
al dolore assommava altre e gravi sofferenze. Essi
avevano un fi glio deforme, che tenevano nascosto. Non
riuscivano, infatti, ad accettare la situazione diffi cile
toccata loro di vivere, cosa non facile in un contesto ed
in una mentalità che tutto tendeva a leggere in termini
punitivi: ogni giorno i due piangevano il proprio
fi glio come fosse “una vergogna della loro famiglia”. Si
ritenevano penalizzati, e non genitori a pieno titolo
come tutti gli altri; provavano anche un senso di colpa,
quasi che quel fanciullo (l'unico fi glio!) tutto contorto e
raggomitolato, fosse la dimostrazione palese di un loro
peccato occulto. La conseguenza più logica e immediata
fu che pensarono di tenere nascosta la causa del proprio
imbarazzo, quel fi glio che già era stato provato dalla vita
e che veniva in tal modo privato anche d'ogni rapporto sociale: forse pensavano così di proteggerlo, evitandogli
possibili scherni da parte dei coetanei. A questa
sofferenza, la donna ne sommava un'altra non meno
atroce, poiché suo marito la rimproverava di non essere
capace di “generare fi gli come le altre donne”, accusandola
“che il giudizio di Dio provenisse da una colpa di lei”.
Non si tratta, ovviamente, di una situazione insolita,
né limitabile ai secoli del Medioevo: scene simili si sono
ripetute sovente, purtroppo, fi no ai nostri giorni, anche
nell'Occidente europeo. Ma poche altre volte, nelle fonti
dell'epoca, le troviamo descritte con altrettanto realismo
ed effi cacia, come in questa pagina di Tommaso.
Francesco apparve allora in sogno alla donna e le disse
di immergere il fi glio nell'acqua del pozzo del convento
che era dedicato al suo nome. La donna non corrispose
all'invito del Santo, ma questi lo ripeté una seconda
e poi una terza volta, fi nché la donna non lo ascoltò.
Sopraggiunte al convento, nello stesso momento in
cui ella vi si recò, anche alcune nobildonne, esse stesse
immersero il fanciullo, che all'improvviso apparve
guarito. Non so se la solidarietà subito mostrata dalle
nobildonne sia stata frutto della straordinarietà della
visione ricevuta dalla sventurata madre o non sia
piuttosto scaturita da un'istintiva presa di posizione a
favore di un'altra donna, che tanto doveva soffrire per
le disgrazie della vita e per l'insensibilità del proprio
marito. Certo è che allo strapotere degli uomini le
donne rispondono stabilendo tra di loro legami di
solidarietà; al loro fi anco Francesco, anch'egli – come il
suo Maestro – solidale con i più deboli.
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