approfondimenti_francescani

Il miracolo del pozzo - Visto da Lui

Felice Accrocca
Pubblicato il 30-11--0001



Francesco non è stato mai percepito dal popolo cristiano come un taumaturgo. Eppure i suoi miracoli, che Tommaso da Celano narrò con insolita effi cacia, ci rivelano scene vivissime di vita quotidiana, nelle quali il popolo avverte il Santo sempre solidale nei propri riguardi. Struggente, nella sua tragicità, appare la situazione di una coppia di Scoppito, nei pressi dell'Aquila, che al dolore assommava altre e gravi sofferenze. Essi avevano un fi glio deforme, che tenevano nascosto. Non riuscivano, infatti, ad accettare la situazione diffi cile toccata loro di vivere, cosa non facile in un contesto ed in una mentalità che tutto tendeva a leggere in termini punitivi: ogni giorno i due piangevano il proprio fi glio come fosse “una vergogna della loro famiglia”. Si ritenevano penalizzati, e non genitori a pieno titolo come tutti gli altri; provavano anche un senso di colpa, quasi che quel fanciullo (l'unico fi glio!) tutto contorto e raggomitolato, fosse la dimostrazione palese di un loro peccato occulto. La conseguenza più logica e immediata fu che pensarono di tenere nascosta la causa del proprio imbarazzo, quel fi glio che già era stato provato dalla vita e che veniva in tal modo privato anche d'ogni rapporto sociale: forse pensavano così di proteggerlo, evitandogli possibili scherni da parte dei coetanei. A questa sofferenza, la donna ne sommava un'altra non meno atroce, poiché suo marito la rimproverava di non essere capace di “generare fi gli come le altre donne”, accusandola “che il giudizio di Dio provenisse da una colpa di lei”. Non si tratta, ovviamente, di una situazione insolita, né limitabile ai secoli del Medioevo: scene simili si sono ripetute sovente, purtroppo, fi no ai nostri giorni, anche nell'Occidente europeo. Ma poche altre volte, nelle fonti dell'epoca, le troviamo descritte con altrettanto realismo ed effi cacia, come in questa pagina di Tommaso. Francesco apparve allora in sogno alla donna e le disse di immergere il fi glio nell'acqua del pozzo del convento che era dedicato al suo nome. La donna non corrispose all'invito del Santo, ma questi lo ripeté una seconda e poi una terza volta, fi nché la donna non lo ascoltò. Sopraggiunte al convento, nello stesso momento in cui ella vi si recò, anche alcune nobildonne, esse stesse immersero il fanciullo, che all'improvviso apparve guarito. Non so se la solidarietà subito mostrata dalle nobildonne sia stata frutto della straordinarietà della visione ricevuta dalla sventurata madre o non sia piuttosto scaturita da un'istintiva presa di posizione a favore di un'altra donna, che tanto doveva soffrire per le disgrazie della vita e per l'insensibilità del proprio marito. Certo è che allo strapotere degli uomini le donne rispondono stabilendo tra di loro legami di solidarietà; al loro fi anco Francesco, anch'egli – come il suo Maestro – solidale con i più deboli.

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