ATTUALITÀ DI ASSISI

Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi

Assisi, la “seraphica civitas”, qual è denominata sul gonfalone del Comune, è un santuario a cielo aperto. Spiccano le tante chiese e le basiliche di San Francesco, Santa Chiara e Santa Maria degli Angeli. Ma c’è un’area, una piazza, fino a qualche anno fa quasi nascosta all’occhio del pellegrino, dove tutto è cominciato. Un centro spirituale che ha il suo punto di gravità proprio nel vescovado e nella vicina chiesa, ad esso legata, di Santa Maria Maggiore, l’antica cattedrale di Assisi, dal 2017 dichiarata Santuario della Spogliazione. È in quest’area – quale che sia il punto preciso in cui l'episodio avvenne – che otto secoli fa il giovane Francesco, nel giudizio che lo vedeva contrapposto al padre Pietro di Bernardone davanti al vescovo Guido, fece il gesto clamoroso di spogliarsi di tutto, per essere tutto di Dio e dei fratelli. C’è una sala all’interno del vescovado in cui l’evento viene illustrato da un dipinto attribuito al Sermei, nel quale emerge una prospettiva diversa da quella scelta da Giotto per il più celebre affresco della Basilica superiore di san Francesco. Nel dipinto della Sala della Spogliazione Francesco seminudo è ai piedi del vescovo che lo accoglie e lo abbraccia. La nudità a cui Francesco si offre ha un preciso modello: Gesù crocifisso. Il suo spogliarsi ricalca la logica paradossale dell’incarnazione del Verbo di Dio e della sua morte in croce. Dio stesso infatti si è “spogliato”, quando il Figlio eterno ha assunto la nostra carne mortale. Straordinaria poi la ulteriore ricchezza di significati che questo gesto racchiude: il vescovo Guido e Francesco si fanno insieme “complici” della Spirito; la figura paterna, e si direbbe materna, del presule evoca la dimensione accogliente della Chiesa; nasce una “economia alternativa” che il figlio di Bernardone propone alla luce di un’etica della gratuità, della fraternità, della solidarietà. Quest’ultima non esclude l’attenzione a se stessi – inevitabile e salutare –, ma scongiura la chiusura in se stessi. Non toglie la gioia dell’iniziativa e dello stesso guadagno, ma li sublima nella capacità del dono. Più si è capaci di spogliarsi di sé, più si diventa capaci di “investire” non solo per sé, ma anche per gli altri. Il risultato è una maggiore gioia per tutti.
Il gesto profetico di Francesco si realizza in questo “spiazzo” che fa tutt’uno con l’antico Episcopio che ora, attraverso un progetto di recupero, all’interno del Vescovado odierno, si cercherà di rendere fruibile ai pellegrini perché possano ripercorrere, anche fisicamente, i passi di Francesco Da qui, luogo della rievocazione di quanto accadde otto secoli fa, si passa alla vicina Santa Maria Maggiore. Quest’antica chiesa – vero gioiello architettonico nelle sue sobrie linee romaniche, concentrata sull’essenziale, anch’essa, in qualche modo, “spoglia” – si offre come naturale luogo di preghiera, di meditazione, di discernimento a coloro che vogliono mettersi, come Francesco e il Beato Carlo Acutis qui sepolto, sulle orme di Cristo.

(Mons. Domenico Sorrentino)