societa

Uno sguardo sulle foreste italiane e del mondo, tra azione e contemplazione

Antonio Brunori
Pubblicato il 13-10-2025

di Antonio Brunori, dottore forestale - Segretario generale certificazione forestale PEFC Italia

“Il Signore dio prese l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen. 2, 15).

Le foreste hanno un ruolo centrale nelle nostre vite, molto più di quanto ci possa apparire; quando respiriamo a pieni polmoni, quando beviamo un bicchiere d’acqua, quando scriviamo su un quaderno, leggiamo una rivista, o quando costruiamo una casa … siamo connessi alle foreste, anche se con fili invisibili. Ma sono i numeri che ci fanno capire la loro rilevanza per la vita: le foreste costituiscono l’habitat di oltre l’80% di tutte le specie terrestri di animali, piante ed insetti. 1,6 miliardi di persone in tutto il mondo dipendono dalle foreste per il loro sostentamento, per il legname e per il cibo, dalle popolazioni indigene che vivono nelle foreste primarie alle comunità montane delle aree interne. Ma esiste una vera gestione forestale che preservi il Capitale naturale e soddisfi le esigenze sociali ed economiche dell’uomo? Si può tagliare un bosco e allo stesso tempo preservarlo per il futuro? La loro gestione sostenibile e l’uso delle risorse, anche in fragili ecosistemi, sono fondamentali per contrastare il cambiamento climatico, mantenere la biodiversità e contribuire alla prosperità e al benessere degli abitanti del Pianeta e delle generazioni future. 

Questo delicato equilibrio tra Natura ed Economia è stato sperimentato nel passato anche dagli ordini religiosi dei benedettini e dei francescani, con approcci filosofici e pratici differenti. È indispensabile segnalare il primo documento storico ufficiale che teorizzi una gestione forestale, cioè il benedettino “Codice forestale camaldolese”, che rappresenta la sintonia profonda tra la ricerca spirituale e la cura della foresta e del territorio socialmente interessato. Tale documento è costituito da una complessa serie di norme e disposizioni con le quali per secoli - dal 1027 al 1866 - i monaci Camaldolesi hanno gestito e tutelato le loro foreste, teorizzando la “selvicoltura razionale”, con la messa a dimora di ettari ed ettari di abeti bianchi e rossi, con razionali cicli colturali centenari, creando boschi coetanei e monospecifici destinati al commercio del legname da opera, modello gestionale poi imitato su scala globale fino ai giorni d’oggi, con piantagioni arboree produttive per la produzione di legno e di carta. Le Confraternite francescane invece fin dalla loro nascita hanno praticato regole semplici e istintive nella gestione dei boschi intorno ai loro eremi, cenacoli e conventi, operando una vera e propria “selvicoltura naturalistica” basata sull’uso del necessario per vivere, con approccio questuante e rispettoso nella raccolta per esempio della legna da ardere o delle travi per costruire le strutture, con il risultato nel tempo della creazione di boschi disetanei e plurispecifici, con conseguente alta ricchezza floristica e animale. Papa Francesco ha chiarito molto bene nell’Enciclica Laudato si’ questo approccio: «Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale… un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con sé stesso». Da queste parole chiare si capisce che il protettore autentico della Natura è colui che mantiene un rapporto armonico anche con Dio e con gli uomini, un equilibrio appunto che va ben oltre la teorizzazione di valutazioni di ordine etico, scientifico, economico.

Nella realtà delle cose, l’approccio “industriale” alla gestione dei boschi, con semplificazione dei processi naturali e impoverimento della biodiversità per incrementare la produzione, si è rilevato fallimentare nel lungo termine, con i boschi artificializzati che collassano per attacchi di fitopatologie o per eventi meteorologici estremi, al contrario dei boschi naturaliformi diversificati per specie ed età, molto più sani e resistenti alle avversità.

Questo equilibrio è percepibile al cuore aperto dell’Uomo che entra in un bosco, e anche se lo si sapeva da sempre, ora anche la scienza ha dimostrato che un bosco è un organismo costituito da esseri viventi che si servono uno dell’altro, un ecosistema strettamente interconnesso, con tutti i suoi elementi viventi capaci di comunicare tra loro per scambiarsi risorse e informazioni anche a grandi distanze, proprio come noi animali, se non meglio per il maggior numero di sensi a disposizione (almeno 15 secondo recenti ricerche). Il vantaggio che ha l’Uomo nello stare a contatto con la Natura è sia chimico che psicologico, ci sono molteplici studi che dimostrano l’importanza degli alberi e della natura per l’essere umano, per il suo benessere e per il suo equilibrio interiore. Molti di noi sentiamo una sorta di rilassamento dopo e durante una passeggiata in una foresta o in un bosco. E non sorprende quindi che ci siano così tanti rapporti di ricerca che dimostrino che questo è un dato di fatto. Quando ci troviamo in una foresta l’ormone dello stress, il cortisolo, si abbassa, così come la pressione sanguigna, mentre il sistema immunitario aumenta le sue difese e il contatto con la natura ci rende anche più concentrati, meno aggressivi e più creativi. 

La foresta era ed è tuttora un elemento inscindibile dalla vita monastica, è il luogo fisico e psicologico per trovare quel silenzio e quella solitudine, indispensabile per l’incontro con Dio, che i monaci-eremiti orientali trovavano nel deserto. Ma la vita attuale è lontana dal silenzio e dalla contemplazione, lontana anche dal rispetto praticato da chi alla Natura fa affidamento con sguardo saggio e grato per il dono del Creato. È sotto gli occhi di tutti la distruzione causata dagli incendi forestali in tutte le foreste del mondo, dalla Siberia al Sudamerica, dall’Africa centrale al Sudest asiatico. Se le cause degli incendi in Siberia sembrano essere naturali (fulmini) ma indotte da stagioni innaturalmente secche e con temperature elevate mai registrate prima, per il resto del Mondo gli incendi sono causati dall’uomo per pratiche intensive di zootecnia, agricoltura industriale, conversione di foreste in piantagioni per cellulosa o palma da olio. A questa piaga va aggiunta l’azione criminale dei tagli illegali delle foreste, per ottenere legno di pregio di inviare alla parte ricca del mondo (Europa, NordAmerica e Cina). Questa pratica, è un vero e proprio business internazionale che muove centinaia di miliardi di euro l’anno ed è l’anticamera che apre la strada alla sostituzione della foresta con un’area agricola, a strade e infrastrutture. Il taglio illegale porta con sé ulteriori conseguenze negative, come fenomeni di riciclaggio di denaro sporco, di traffico di armi e di droga; finanziamento illegale di guerre o di dittature militari; concorrenza sleale verso imprese che operano nel rispetto delle leggi; concorrenza sleale verso chi è corretto nel mercato. 

A livello mondiale, fino al 2024 la media di ettari di foreste persa all’anno è di 5 milioni: il 94% di tale superficie deforestata era rappresentato dalle foreste tropicali, in particolare quelle di Brasile, Congo ed Indonesia (in termini di superficie, come se sparissero metà dei boschi italiani all’anno). Questa perdita di foreste, con la doppia conseguenza di immettere anidride carbonica in atmosfera per gli incendi e di ridurre la superficie assorbente della CO2, rappresenta la seconda causa di incremento di gas serra del Pianeta, solo secondo alle emissioni provocate dalla combustione di energia fossile per produrre energia. Per questo la società civile ha creato la certificazione forestale, strumento etico che permette al mercato di garantire l’origine sostenibile della materia prima legno e dei suoi derivati. Quindi uno strumento che garantisca l’acquisto di prodotti sostenibili, responsabilizzando i consumatori rendendoli attori delle proprie scelte, cioè dei “consumAttori” responsabili!

Conclusioni

La sostenibilità promossa dai nostri Padri e da accorte legislazioni ha lo scopo di mettere in equilibrio produzione legnosa e lavoro in montagna con fornitura di servizi ecosistemici da parte delle foreste, soprattutto conservazione di biodiversità, mitigazione climatica e difesa idrogeologica. Qui in Italia, ma anche nel resto del mondo, dobbiamo credere che la sostenibilità si possa vivere attraverso l’educazione al consumo responsabile, attraverso il sempre maggior uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia, attraverso l’uso di prodotti certificati per la loro legalità e sostenibilità, 

Questo significa di vedere i consumi attraverso la lente della bioeconomia e della decarbonizzazione, quella che da sempre è stata vissuta dalle società precedenti a quelle dell’ubriacatura dell’economia lineare, quella dell’uso e del rifiuto, basata sul petrolio e sui suoi derivati. Un’economia tecnologica basata sull’uso di materiali rinnovabili derivanti dalla Natura è la visione che salverà il nostro mondo, ed è per questo che il mondo forestale ha tanto da contribuire per realizzare una visione del mondo affrancato dall’abbraccio dell’economia basata sulle energie fossili e sulla plastica. Ma solo se la gestione sia responsabile e sostenibile, se i consumi saranno adeguati alle necessità e se ci sia uguale attenzione al Capitale sociale e al Capitale Naturale. In pratica è la applicazione dell’Ecologia integrale descritta da Papa Bergoglio nella sua Enciclica “Laudato sì”. 

Pertanto, nell’apparente contraddizione del taglio delle foreste per mitigare il cambiamento climatico e ridurre l’inquinamento, si trovano le basi pratiche della bioeconomia e dell’economia circolare, a patto che ci sia una valorizzazione “a cascata” della materia prima legno e che le filiere siano tracciate, locali e certificate, in maniera tale da minimizzare gli effetti deleteri della globalizzazione dei mercati (del legno, ma anche delle derrate agricole, del cuoio, della carne, delle risorse energetiche, tra loro legate e interdipendenti), riducendo così l’insorgenza di situazioni di sfruttamento insostenibile e/o illegale delle risorse naturali e delle risorse umane nel pianeta.

 

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