societa

Tornare a vivere e sognare dopo il lockdown

Antonio Tarallo Antonella Di Girolamo
Pubblicato il 23-02-2021

A Roma mostra fotografica dell'artista Antonella Di Girolamo

L’Italia ritorna a vivere, nella cultura. E nella speranza che questa ci dona sempre. Arte e vita, e speranza: le parole chiave di questo momento storico a cui stiamo assistendo. Nel quale stiamo vivendo. E perché non aprire allora una finestra verso il futuro? Ci ha pensato Antonella Di Girolamo, fotografa e fotogiornalista freelance, dalla poliedrica e ricca biografia. Si diploma all’Istituto di Stato per la Cinematografia e TV “Roberto Rossellini”. Lavora da oltre 20 anni per l’editoria italiana e straniera. Dopo essersi occupata di reportage, still life, foto concettuali ed elaborazioni digitali, negli ultimi anni si è concentrata sul fotoracconto e su progetti fotografici a tematiche sociali. Al suo attivo,  diverse mostre, libri e pubblicazioni.

Settecentonovantuno immagini di finestre: questo è il racconto dell’artista romana che ci è stato presentato nella magnifica cornice del Pantheon. La mostra, inaugurata il primo novembre 2020, ma  sospesa per la chiusura dei musei per il DPCM sulle misure anticovid, dal primo febbraio è tornata visibile. C’è ancora qualche giorno per vederla. Ultimo giorno, il 28 febbraio. 

Il progetto nasce nel lockdown del marzo 2020. La Di Girolamo ha cominciato - durante il famoso periodo di emergenza sanitaria - ha postare fotografie nella sua pagina facebook. Da qui, poi, il progetto a più ampio respiro. Le chiama “prigionie invisibili che ognuno di noi ha avuto modo di sperimentare durante la sua vita”. Il discorso, evidentemente, diventa più ampio. “Prigionie” dovute a mancanza dei diritti umani, a malattie invalidanti, a società dimenticanti, ma che grazie ad un impegno collettivo potranno essere sconfitte.  L’artista riesce con il suo occhio fotografico a mostrarci una “via d’uscita”. E’ riuscita a cogliere la vita di quei momenti che nessuno potrà mai dimenticare. “La speranza - dice Di Girolamo - è che quelle persone, costrette a guardare il fuori da una “finestra”, possano finalmente uscire nel mondo. Tutte le finestre guardano verso l’esterno. Tutte cercano la via di uscita”. 

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