societa

Mons. Accrocca: san Francesco bambino

Felice Accrocca Daniele Bianchi
Pubblicato il 20-11-2022

Giornata Mondiale dei diritti dei bambini

Come Francesco si comportò da bambino – se fu obbediente e disciplinato oppure capriccioso e impertinente – non sappiamo. Certo, visse in condizioni agiate, amato dai suoi che non lesineranno spese per lui, ciò che forse può farci intuire che già da bambino egli fu vezzeggiato e forse anche viziato. Tuttavia, oltre queste supposizioni, non possiamo andare. Certo, anni dopo, l’incontro con Cristo lo disporrà a una particolare benevolenza verso i minori, i più piccoli, i più deboli, lui che volle appunto i suoi fossero essi stessi più piccoli, “minori” appunto, e “fratelli” tra loro: frati minori.

Utilizzando le parole del salmo (148,12), nella sua Esortazione alla lode di Dio Francesco inviterà bambini, giovani e fanciulle a lodare il Signore, nella convinzione che proprio con la bocca di bimbi e lattanti il Signore afferma la sua potenza contro i propri avversari e riduce al silenzio nemici e ribelli (Sal 8,3). E ai bambini egli riserverà un’attenzione particolare, come mostrano alcuni dei suoi miracoli, straordinariamente realistici, almeno per quanto attiene alla loro cornice e ai dialoghi intessuti tra i protagonisti.

Pieni di vita si rivelano infatti due miracoli post mortem, verificatisi cioè dopo la morte di Francesco, che vedono protagonisti due fanciulli: a prevalere su tutto è il tono del racconto, della testimonianza diretta e irrilevante appare l’intervento dell’agiografo, Tommaso da Celano, che per primo ce li ha fatti conoscere. Matteo, un fanciullo di Todi, giaceva da otto giorni sul letto e sembrava come morto: bocca chiusa, occhi serrati, mentre la pelle del volto, delle mani e degli occhi aveva assunto un colore come quello di una pentola annerita dal fumo; gettava sangue marcio dalla bocca, quasi volesse buttar fuori gli intestini, e tutti ormai avevano perso ogni speranza nei suoi riguardi.

La madre allora s’inginocchiò in preghiera, invocando il nome di san Francesco. Terminata la preghiera, il fanciullo aprì gli occhi, vide la luce e prese a succhiare il latte dalla mammella; gli cadde la pelle nera che ne ricopriva il corpo e tornò al suo vivo colore. Scena consueta, dunque; ma il seguito del racconto è mirabile. Infatti, alla madre che gli chiedeva chi l’avesse guarito, il bambino rispondeva: «Ciccu, Ciccu»; lo interrogarono ancora, chiedendogli con chi fosse in debito per il dono ricevuto, ed egli rispondeva sempre allo stesso modo: «Ciccu, Ciccu». Infatti, non sapendo ancora parlar bene, storpiava in quel modo il nome di Francesco.

Vivissima appare pure la descrizione di un fanciullo di Città della Pieve, sordomuto dalla nascita, poverissimo e mendicante, guarito per intercessione di Francesco. Ciò che colpisce è soprattutto la descrizione del modo in cui questo fanciullo, recatosi nella casa di un contadino di nome Marco, comunicò a costui il suo desiderio di essere ospitato per la notte: piegato il capo da una parte, accostò la mano alla guancia, indicando così che avrebbe voluto dormire lì, fatto che rese l’uomo felice poiché sapeva che, pur sordomuto, quel ragazzo era tuttavia abilissimo nei servizi e in grado di comprendere, dai cenni, tutti gli ordini che gli venivano impartiti. Una sera quell’uomo, davanti al fanciullo, disse alla moglie: «Questo sì che sarebbe un grande miracolo, se il beato Francesco gli rendesse udito e favella!».

Possiamo immaginarci il finale, ma quel che ci resta è soprattutto l’immagine di questo fanciullo che a gesti lascia percepire il suo desiderio di sentirsi accolto, non per una notte soltanto, ma per la vita. In molte parti del mondo ancor oggi tanti fanciulli vivono nella medesima condizione in cui viveva otto secoli fa il piccolo mendicante di Città della Pieve, sfruttati, violati, malnutriti, sottoposti spesso a ritmi di lavoro che neppure un adulto tollera più. Una infanzia violata, a volte trascurata dagli stessi genitori, a volte usata come arma per colpire il coniuge nelle liti interminabili che con sempre maggior frequenza caratterizzano la vita di coppia.

Francesco – ieri come oggi – è al loro fianco, sta dalla loro parte, convinto, come il suo Maestro, che sono i bambini la misura del Regno (Mc 10,15) e solo diventando come loro (Mt 18,3) potremo aver parte all’eredità promessa. Anche a noi è chiesto di stare dalla loro parte, perché la civiltà di un Paese si coglie non dalla sua potenza militare o prosperità economica, ma dal trattamento che riserva alle categorie più deboli, a bambini, anziani, malati, carcerati…

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