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Mario Gelardi: Il teatro, un sapere per le nuove generazioni

Domenico Marcella Domenico Marcella
Pubblicato il 10-03-2021

Intervista al direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità

Napoli ci ha sempre affascinato con la sua stupefacente creatività che, come un botto assordante, scaccia via i demoni che l’hanno paralizzata per anni. Siamo nel rione Sanità, territorio per anni preda delle più aspre faide di camorra, divenuto – grazie a una serie di mirate operazioni – il più culturale ventre pulsante del capoluogo campano. A far ampiamente comprendere che la Sanità non era un limite, ma soltanto una risorsa da valorizzare ha contribuito la presenza sul territorio del Nuovo Teatro Sanità. Già autore e regista teatrale, Mario Gelardi è il direttore artistico di quello che lui stesso definisce «un simpatico pianeta», nato otto anni fa dall’incontenibile entusiasmo di un gruppo di ragazzi all’esasperata ricerca di un passatempo alternativo: «Nasce tutto nella settecentesca chiesa di San Vincenzo, grazie a dei benefattori. Quei giovani abitavano la struttura come fosse un oratorio, e necessitavano di una guida. Per caso, un giorno, un amico mi portò a conoscere quel luogo». 

E com’è andata? 

«È stata come una specie di magia, perché non mi aspettavo di trovarmi davanti a un teatro già pronto. Pensavo di restare qualche settimana, giusto il tempo di dar loro qualche dritta e qualche indicazione; e invece sono lì da otto anni

Qual è stato il tuo impegno? 

«Ho cercato di costruire un gruppo di lavoro composto da professionisti, puntando su un dettaglio non trascurabile: per ogni adulto presente ci sarà sempre un ragazzo pronto ad apprendere quel mestiere. Perché oltre al fattore “ricambio generazionale” è fondamentale tramandare una competenza, un sapere, alle nuove generazioni». 

Il rione Sanità, grazie anche alla presenza del teatro, negli ultimi otto anni è stato protagonista di un drastico cambiamento 

«Sì, all’inizio la gente non voleva neppure arrivarci alla Sanità. Con gli spettacoli mandati in scena – che hanno avuto un ottimo riscontro di pubblico e di critica – e i primissimi riconoscimenti ricevuti, la situazione è nettamente cambiata. Oggi la Sanità non è più una periferia nella città di Napoli, ma un centro artistico-culturale di grande pregio».

Il Nuovo Teatro Sanità è sopratutto una scuola di formazione culturale. 

«Siamo l’unico ente riconosciuto dal Ministero in grado di formare giovani drammaturghi. I nostri allievi sono stati protagonisti di film, fiction e serie tv, conquistando i più importanti riconoscimenti.  Molte ragazze – che hanno iniziato con noi in tenera età – dopo un eccellente percorso di studi sono diventate “formatrici”; come se stessero restituendo quello che avevano ricevuto. Nel corso degli anni, infatti, abbiamo offerto ai ragazzi in difficoltà la possibilità di studiare, istituendo borse di studio. Il primo a lanciare questa iniziativa è stato Roberto Saviano, che ha finanziato un percorso universitario. E da lì questa iniziativa si è ripetuta con altri sostenitori». 

Per incidere positivamente nella quotidianità dei giovani, occorre un buon senso di responsabilità. 

«Assolutamente. Il grande senso di responsabilità influenza tutte le mie scelte. Il Nuovo Teatro Sanità riceve dal Ministero soltanto 20mila euro l’anno. Occorre essere responsabili per migliorare l’istruzione delle ragazze e dei ragazzi, e continuare a incidere positivamente. È il senso di responsabilità che ogni anno ci spinge a cercare altre risorse. La sfida è anche questa»

A fronte del caos che stiamo vivendo, qual è lo stato di salute del Nuovo Teatro Sanità? 

«Ottimo. Arrivano sempre di più richieste di collaborazione da parte di molti teatri italiani e non. C’è una grande vitalità. A causa della pandemia in corso, però, da un anno  la nostra attività artistica è bloccata. Il teatro ha come fine l’andare in scena, e non sapere quando usciremo da questo tunnel – essendo la nostra una piccola realtà che non ha ricevuto alcun ristoro da parte dello Stato — è un po’ avvilente. Ma non perdiamo l’entusiasmo. Abbiamo aperto le porte ad alcuni giovani che necessitavano di un luogo in cui provare per poter partecipare a dei festival. Lo abbiamo fatto a titolo gratuito, perché il nostro elevato senso etico ci spinge a mettere sempre lo spazio a disposizione della città». 

Mario, per concludere: hai preso per mano il Nuovo Teatro Sanità. L’hai accompagnato in tutte le sue importanti fasi, facendolo crescere. Sei stato l’artefice di una nobile missione. 

«Mi lusinga tutto ciò. Non voglio errare come la generazione che ha preceduto la mia, colpevole di non aver aiutato i giovani a costruire il proprio futuro. Ecco perché vorrei che il Nuovo Teatro Sanità andasse sempre oltre la mia direzione artistica. Se un giorno dovessi spostarmi e andare altrove – perché anche io ho bisogno di continuare a crescere – quel simpatico pianeta che è il Nuovo Teatro Sanità dovrà continuare a stupire, a conquistare il pubblico e la critica, a far brillare ancora il rione Sanità. Sono fiducioso e certo che le ragazze e i ragazzi – ai quali ho insegnato che il teatro è un lavoro,  e in quanto tale deve essere riconosciuto e retribuito – sapranno guidare e rendere ancor più bella questa meravigliosa realtà partenopea». 

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