L’estate di San Martino
Storia e origini della festa
“A San Martin el mosto se fa vin”, un proverbio che il popolo veneto conosce bene. Ma, in fondo, la tradizione delle castagne e del vino - da preparare rigorosamente il giorno della festa di San Martino di Tours - è ormai, da tempo, popolare in tutta l’Italia. È sempre affascinante addentrarsi nelle tradizioni nostrane; conoscerne la storia vuol dire ritrovare la storia dei nostri nonni, dei nostri avi. Per questo motivo, si potrebbe iniziare il racconto anche con un bel “C’era una volta” così caro alle favole; e, la storia di questa tradizione, ha davvero tutta l’aria di una fabula in cui sembra riecheggiare la prosa di Italo Calvino; e, lavorando con un po’ di immaginazione, nella figura leggendaria di questo santo, non è poi così difficile ritrovare quella del “Barone rampante” o del “Visconte dimezzato”. Tutto nasce da un episodio della vita del santo francese; i dettagli di questa leggenda sembrano propri di una favola: un cavallo, un sogno e un cavaliere.
San Martino si trovava con i suoi soldati alle porte della città di Amiens, nell’allora Gallia (ora Francia), quando incontrò un mendicante seminudo; faceva molto freddo. D’impulso tagliò in due il suo mantello e lo condivise con il mendicante. Contento di avere fatto la carità, spronò il cavallo e se ne andò sotto la pioggia, che cominciò a cadere più forte che mai. Ma fatti pochi passi ecco che il vento si calmò, il cielo divenne sereno e l’aria mite, obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. Questa sarà denominata “l’estate di San Martino”, che si rinnova ancor oggi ogni anno. Durante la notte san Martino sognò Gesù che lo ringraziava e gli restituiva la metà del mantello; dunque, quel mendicante incontrato sulla strada, non poteva che essere Gesù stesso. Il racconto finisce con Martino che al suo risveglio trova il suo mantello integro.
La tradizione popolare prende spunto proprio da questo racconto dallo scenario del tutto novembrino, con il suo tipico clima freddo che fa da sfondo. Ed è proprio questo clima a risultare importante per comprendere l’origine, lo sviluppo del tradizionale connubio tra le castagne e il vino: questo periodo della stagione, a cavallo tra l’autunno e l’inverno, è fondamentale per i contadini perché segna la fine del lavoro nei campi e l’inizio del travaso del vino dai tini, dove è stato messo a fermentare, nelle botti. Inoltre, novembre, segnava anche la fine della raccolta dell'uva e delle olive; l'attività degli agricoltori andava scemando naturalmente per qualche tempo; era - così - il tempo del "trasloco" dei mezzadri che - per tutta l'estate - erano stati sotto contratto del loro padrone e avevano preso dimora nelle campagne; era questo il momento di un po' di “ferie” in attesa di un rinnovo di contratto oppure di un nuovo incarico presso un nuovo fondo; e, proprio prima di andare abbandonare il lavoro, ricevevano - di solito - ciò che potrebbe definirsi una “buonuscita” con i prodotti di stagione: vino e castagne, appunto.
Di questo particolare clima rurale, abbiamo testimonianza nella famosa poesia di Giosuè Carducci, “L’estate di San Martino”: “Gemmea l’aria, il sole così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore”, questo l’incipit del componimento del famoso poeta. Carducci nella sua “San Martino” con amorevoli versi descrive come “dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar”: è il vino il protagonista della poesia, della festa; e il nettare d’uva è accompagnato inesorabilmente dalle castagne, ritenute il pane dei poveri, oltre ad essere il simbolo della stagione.
Una piccola curiosità: il giorno di San Martino, soprattutto nelle città del Nord d’Italia, veniva festeggiato prevalentemente dai bambini. Come? La modalità è assai curiosa, non c’è che dire: i bambini giravano per i quartieri e le piazze, facendo un gran rumore con la battitura di coperchi, pentole e campanacci; tutto questo frastuono serviva ad attirare l’attenzione della gente che donava così dei dolcetti o dei soldini. Fra i dolci più famosi creati per l’occasione vi è quello denominato “Dolce San Martino”, un dolce tradizionale veneziano, composto di pasta frolla a forma di San Martino a cavallo; viene impreziosito da dolciumi di cioccolata e glassa molto colorata; un trionfo di colore e di bontà.
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