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Il ragazzo che corre e salta tra le vette

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«Continuerò a correre, poi camminerò e infine guarderò le montagne, seduto». Pare una frase d’un pensiero del «Popolo degli uomini», i Cheyenne, in realtà è l’intento di un uomo che corre sulle montagne. E che si è inventato uno sport, l’«alpinismrunning», che forse sarebbe meglio definire podalpismo. Il giovane uomo non delle praterie, ma dei Pirenei, è Kilian Jornet Burgada, va per i 27 ma ha già alle spalle una serie impressionante di record: il Cervino in meno di 3 ore, il Monte Bianco in meno di 5, sempre di corsa. «Il Bianco è un mito ed è facile, il Cervino è nell’immaginario di tutti ma basta una scivolata e sei morto». 


Pensiero triste? No, Kilian non appare mai neppure accigliato: il suo viso è sempre pronto a sorridere. Colma dislivelli di corsa con la stessa idea che fu di Marco Pantani: «Vado veloce per finire in fretta la fatica, non per vincere». Ma poi vince. Qualsiasi gara di ultratrail, quel massacro di chilometri con dislivelli chilometrici in maratone d’alta quota. Il catalano Kilian (guai a chiamarlo spagnolo) è figlio di una guida alpina e fin da dopo la nascita è cresciuto ai 2 mila metri del rifugio gestito dalla famiglia. Il destino l’ha portata a rocce, neve, ghiaccio. Alpinismo, scialpinismo, corsa in montagna. Gare e record senza dover sfidare nessuno se non il cronometro. 


La sua caratteristica si direbbe il coraggio, perché a vederlo correre sulla cresta del Cervino (in meno di un’ora è sceso dai 4478 metri della vetta ai 2020 di Cervinia) viene da chiudere gli occhi, da vertigine. Le immagini del suo ultimo film «Déjame vivir» (lasciami vivere) sono lì a dimostrarlo. E invece il suo «marchio» è la gioia a cui si consegna perfino con il gioco, mentre affronta le sue imprese: salti dalle rocce, scivolate e camminate da Pinocchio sui ghiacciai. Qualche anno fa ha lasciato i Pirenei per immergersi nella montagna più alta, il Monte Bianco. Vive a Les Houches, vicino a Chamonix: arrampica e corre. Lui non lo sa, ma con i suoi amici, francesi e non, ha portato nella seriosa cittadina ai piedi del Bianco la stessa ventata di «follia allegra» degli alpinisti americani negli Anni 60, come il grande Gary Hemming, finito suicida nel suo Wyoming, dove Kilian ha firmato un’altra impresa di velocità sul Gran Teton.  


Nel weekend ha proiettato il film sul Cervino in Valle d’Aosta a Valtournenche e al Forte di Bard: un bagno di folla da rock star. Ragazzi in delirio, autografi su ogni pezzo di carta recuperato o sulle cartoline che lo immortalano accanto al suo idolo da ragazzo, l’ormai brizzolato Bruno Brunod, muratore valdostano che è stato campione del mondo degli skyrunner e che deteneva il record sul Cervino in 3 ore e 14 minuti. Brunod ha forse anche doti divinatorie, perché l’agosto di un anno predisse a Kilian: «Lo farai in 2 ore e 52». Così fu. Ora ci riprova e dal palco di Valtournenche annuncia: «Farai il “Tor des géants” in 61 ore». Il «Tor» è l'ultratrail più massacrante al mondo, 330 chilometri che viaggiano sul territorio della Valle d’Aosta. Kilian: «E’ duro. Lo farò a fine carriera». E di Bruno dice: «”E’ incredibile”, urlai, quando avevo 13 anni e vidi e lessi del suo record sul Cervino. È grazie a lui se questo sport è arrivato dov’è». Il catalano ha una certezza: «Mare e montagna sono rimasti gli unici spazi di libertà, dove non ci sono regole scritte. Ma il mare... no, proprio non ce la faccio, dopo un giorno scappo». 


Ancora: «Quello che faccio non lo si può fare per obbligo o contratto. Io così cerco la felicità». Adesso la cerca insieme alla svedese Emilie Forsberg, innamorati che si sono conosciuti in discoteca a Chamonix, ma che condividono la corsa.  (LaStampa)

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