Arte, Giovedì Santo: l'ultima cena di Pietro Lorenzetti
Il padiglione in cui si svolge l'Ultima cena assomma alla tradizione senese, ancora affezionata alla tavola rotonda delle cene duecentesche, lo scrutinio visivo degli ultimi risultati giotteschi appresi lì accanto, nelle Storie dell'infanzia di Cristo fra cui brillavano i più limpidi concetti di realizzazione spaziale.
L'intelligenza visiva del Lorenzetti si confronta con alcuni modelli ineguagliati in tutto il Trecento, eppur cedendo a qualche incertezza geometrica eccelle nello spazio dei materiali preziosi rievocati dalla magica luminosità minerale della superficie pittorica e, soprattutto, sopravanza quella filtrata e ordinata realtà giottesca per lasciar spazio a episodi di assoluta verità.
Gratuita narrativa a latere della vicenda principale nell'apertura sulla cucina dove un giovane cerca d'interpretare quel che accade in sala a un inserviente che asciuga le stovigli vicino al caminetto, mentre un gatto sonnecchia accanto alle braci e un vivace cagnolino si ciba degli ultimi resti della cena. Memorabile il fenomeno indagato con avventurosa "scientificità": le ombre proiettate sul suolo dai due animali. (A.V. - Panini)
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