10 marzo 1946: le donne votano per la prima volta in Italia
Sono passati 75 anni da quello storico appuntamento
Il primo, decisivo passo verso il suffragio femminile è stato compiuto, in Italia, il 30 gennaio del 1945, quando il Consiglio dei ministri riconosce il diritto di elettorato attivo e passivo alle donne. Ma una data ancor più importante è quella del 10 marzo del 1946. Per la prima volta le donne possono votare. L’appuntamento con le urne è per le elezioni amministrative in alcuni Comuni. Sono le prime consultazioni con il suffragio universale e dopo la caduta del fascismo. L’affluenza supera l’89%. Nelle immagini, catturate dalle cineprese dell’istituto Luce, si vedono lunghe code di persone davanti ai seggi elettorali. Tra i volti di quell’Italia desiderosa di scrivere nuove pagine dopo i drammi della seconda guerra mondiale, ci sono anche quelli di molte donne. Operaie, contadine, impiegate ed anche suore pronte ad esprimere, per la prima volta, il loro voto.
Dal 10 marzo al 2 giugno
Quel giorno di 75 anni fa è legato anche ad un altro e importante passo che si aggiunge al diritto di voto. Le donne, infatti, possono non solo esprimere la loro preferenza. Possono anche essere elette. Nel decreto legislativo luogotenenziale del 10 marzo del 1946 si stabilisce, infatti, che “sono eleggibili all'Assemblea Costituente i cittadini e cittadine italiani che, al giorno delle elezioni, abbiano compiuto il 25.mo anno di età”. Pochi mesi dopo, il 2 giugno del 1946, in Italia si scrive un'altra, importante pagina. Si vota per il referendum sulla forma istituzionale dello Stato. Cittadini e cittadine italiane, aventi diritto di voto, sono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica. Le donne si recano in massa alle urne. Anche il loro voto porta ad una svolta radicale nella storia del Paese. Nel 1946 ventuno donne vengono elette nell'Assemblea Costituente. Cinque di loro sono tra i componenti della Commissione incaricata di scrivere la Costituzione. Sono Nilde Iotti, Angela Gottelli, Teresa Noce, Angelina Merlin e Maria Federici. (Vatican News)
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