religione

Santa Rita, la Santa delle cause impossibili

Antonio Tarallo Pixabay
Pubblicato il 22-05-2020

I numerosi prodigi che riguardano la santa hanno inizio prima della sua nascita

Con San Francesco d’Assisi, Santa Chiara, San Pio da Pietrelcina, Sant’Antonio di Padova, Santa Rita da Cascia è una delle sante più note e venerate in tutto il mondo. Detta “la santa delle cause impossibili”, cioè di quelle situazioni per cui non c’è più speranza: la sua intercessione è stata sempre fortissima. Santa Rita ha la particolarità di essere stata beatificata ben 180 anni dopo la sua morte, e proclamata santa dopo diverso tempo: dovranno passare 453 anni da quel 22 maggio 1457, data della sua morte.

I numerosi prodigi che riguardano la santa hanno inizio prima della sua nascita: si narra che la mamma, già avanti con l’età, abbia avuto la visione di un angelo che le annunciava la gravidanza e che avrebbero dovuto chiamare la bambina Rita. A soli 5 giorni di vita, mentre la piccola riposava all’ombra di un albero, uno sciame di api le circondò la testa senza pungerla, anzi alcune di queste entrarono nella sua bocca, aperta, depositandovi addirittura il miele. Nel frattempo, un contadino che si era ferito con la falce ad una mano e stava correndo a Cascia per farsi medicare, passando davanti al cestello si mise a scacciare le api e man mano che scuoteva le braccia, la ferita si rimarginava fino a guarire completamente. Questi, solo alcuni miracoli della piccola Rita, già prima di intraprendere il cammino spirituale che la farà entrare nell’ordine agostiniano.

Nata a Roccaporena nel 1381, figlia unica, Margherita Lotti coltivava fin da giovane il sogno di consacrarsi a Dio, ma fu destinata al matrimonio con un uomo violento. La pazienza e l'amore di Rita lo cambiò. Il marito, Paolo di Ferdinando di Mancino, però venne poi ucciso. Rita rimase vedova. Moriranno, poi, anche i sue due figli. Rita, allora, decide di seguire il desiderio giovanile entrando nel monastero dell'Ordine di Sant'Agostino a Cascia.

Aveva circa 36 anni quando chiede di entrare al Monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena per diventare la sposa di Cristo, ma viene rifiutata diverse volte, forse perché una parente del marito è monaca in quel monastero e l’ingresso di Rita provocherebbe delle tensioni. Nel 1417 accade il miracolo: Rita si sente chiamare da San Giovanni Battista che le indica lo Scoglio di Roccaporena: “Vieni Rita, mia cara, è tempo che tu realizzi il tuo desiderio di entrare nel monastero dal quale più volte sei stata scacciata».

Lì, le appaiono anche gli altri due suoi protettori, Sant’Agostino e il Beato Nicola da Tolentino, che la conducono in volo dentro all’oratorio dove le monache all’alba sarebbero andate a cantare le lodi. Riceve così l’abito monastico che indosserà per 40 anni, fino alla sua morte. Anche in monastero i fatti prodigiosi - che l’avevano accompoagnata fin da bambina, come abbiamo visto - persistono: durante il noviziato la Badessa, per provare la sua obbedienza, le fa piantare e annaffiare ogni giorno una pianta di vite secca che si trova nel giardino. Rita con umiltà e prontezza attinge ogni giorno l’acqua dal pozzo (che tutt’oggi si trova nel monastero) e annaffia l’arida pianta: il Signore la premia facendo rifiorire la vite. E’ la stessa vite che attualmente è presente in monastero da più di 200 anni. Ancora una volta, “una causa impossibile”.

Ma, veniamo - ora - ad un altro “fatto prodigioso”, ad un altro episodio classificabile certamente “impossibile”. Riguarda la sua morte: questo episodio sarà quello che determinerà (assieme alla stimate della corona di spine che riceve sulla fronte) l’iconografia della santa che noi tutti abbiamo in mente. La storia racconta che alla fine dei suoi giorni, Rita, malata e costretta a letto, fece un’insolita richiesta a sua cugina venuta in visita: le chiese di portarle due fichi e una rosa dall’orto della casa paterna. Eravamo in piena stagione invernale e la giovane parente la assecondò pensandola nel delirio della malattia. Invece, tornata a casa, a Roccaporena, vide in mezzo alla neve proprio una rosa e due fichi. Stupefatta li raccolse e tornò a Cascia per portarli a Rita. Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo il suo corpo, conservato all’interno della Basilica emani profumo di rosa.

Nella notte tra il 21 e il 22 maggio del 1457 “nasce al Cielo” e le campane del monastero iniziano misteriosamente a suonare a festa richiamando i cittadini a salutare la suora morta in odore di santità. Il primo miracolo post-mortem, avvenne proprio prima del funerale, quando il falegname, Cicco Barbari, che aveva perso l’uso delle mani da poco tempo, vedendo la salma della monaca, disse: “Oh, se non fossi storpiato, la farei io questa cassa!”. Cicco guarì immediatamente. Sarà il primo della lunga serie di miracoli attribuiti alla “santa delle cause impossibili”.

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