Le visite dei pontefici

San Paolo della Croce, unione di divino amore con il Cristo Crocifisso
"Prima di ogni altra cosa vi raccomando assai la carità fraterna... Ecco, fratelli miei dilettissimi, quello che io desidero con tutto l'affetto del povero mio cuore da voi che vi trovate qui presenti come da tutti gli altri che già portano quest'abito di penitenza e lutto in memoria della Passione e morte di Gesù Cristo nostro amabilissimo Redentore, e da tutti quelli che saranno chiamati da Dio a questa povera Congregazione e piccolo gregge di Gesù Cristo". Così si esprimeva San Paolo della Croce, nel suo testamento spirituale, ai suoi confratelli dell'Ordine da lui fondato, "I Passionisti".
La storia di Paolo della Croce, è una testimonianza profonda dell'amore per il Vangelo, e soprattutto della sua "incarnata" dedizione alla Passione di Cristo. San Paolo della Croce nacque ad Ovada (AL) il 3 gennaio 1694. Fu educato in una famiglia cristiana, e crebbe con un carattere forte e con grandi ideali. Seppe orientare la sua vita con scelte coraggiose ed anticonformiste. Rifiutando un futuro promettente che gli veniva prospettato dalla famiglia, nel 1720 vestì un abito nero ed iniziò una vita di preghiera e di penitenza nella solitudine del Monte Argentario. Ordinato sacerdote nel 1727, intraprese una intensissima attività di missionario. Nel 1737, sul Monte Argentario, inaugurò il primo convento e nel 1741 Benedetto XVI approvava la Congregazione passionista. Nel 1771 a Tarquinia (VT) aprì il primo monastero delle monache passioniste, che amava chiamare "le colombe del Crocifisso". Morì a Roma il 18 ottobre 1775 nella casa dei Ss. Giovanni e Paolo, divenuta la sede centrale della Congregazione.Il 29 giugno 1867 Pio IX lo dichiarò santo. Questa, in breve la biografia di questo santo che visse in un periodo storico non certo facile per la Chiesa: era il secolo dell'enciclopedismo e della rivoluzione.
C'è un episodio nella vita di Paolo della Croce che lo segnerà per sempre. E' la visione di Maria, madre di Gesù. E' il 1720, quando agli occhi di Paolo compare la Vergine "vestita di nero con il segno nel petto": è Maria affranta dal dolore per la morte del Figlio, ma è anche segno della sua preoccupazione per il destino della Chiesa di quel delicato momento storico, quando il clero stava affrontando il Tempo in cui si credeva - sempre più fortemente - che l'unica "fonte di vita" dell'Uomo fosse la ragione. La Fede stava attraversando un periodo di profonda crisi attraverso la secolarizzazione della Francia, ma non solo. Maria, conferma a Paolo la volontà di Dio: "Figlio, vedi come sono vestita a lutto? Ciò è per la Passione dolorosissima del mio diletto Figlio Gesù. Così ti hai da vestire tu, ed hai da fondare una Congregazione, nella quale si vesta in questa guisa, dove si faccia un continuo lutto per la Passione e Morte del mio caro Figliuolo". E' la nascita dell'Ordine dei Passionisti.
Paolo confida al suo Vescovo, mons. Francesco Maria Arboreo di Gattinara, la visone. Monsignor Arboero di Gattinara, dopo averlo ascoltato attentamente, riconosce che quelli avuti da Paolo sono "veri lumi del cielo, derivati dal vero Padre dei lumi". La cerimonia della nascita dell'Ordine si svolge ad Alessandria nella cappella privata dell'episcopio, tra la commozione di Paolo e dei pochi presenti.
Per comprendere bene la sua visione teologica della Passione, è utile rileggere la lettera che Paolo scrisse a una clarissa del monastero di Tuscania, tale suor Colomba Gertrude Gandolfi:
"L’amore è virtù unitiva e fa proprie le pene dell’Amato Bene. Se vi sentite tutta penetrata di dentro e di fuori dalle pene dello Sposo, fate festa; ma vi posso dire che questa festa si fa nella fornace del Divino Amore, perché il fuoco che penetra fin nelle midolla delle ossa trasforma l’amante nell’amato, e mischiandosi con alto modo l’amore col dolore, il dolore con l’amore, si fa un misto amoroso e doloroso, ma tanto unito che non si distingue né l’amore dal dolore né il dolore dall’amore, tanto che l’anima amante gioisce nel suo dolore e fa festa nel suo doloroso amore". E' la teologia della Passione, per Paolo della Croce. Quella "fornace del Divino Amore", ancora arde nell'Ordine dei Passionisti, da ben 299 anni.
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